La vigna fine giugno, con tant'uva adosso, specialmente quella bianca. Passato il pericolo della peronospera bisogna stare attento alla malattia dello zolfo, detto in contadinese, in italiano si chiama l'oidio. Se parte si ferma male.
La terra è stato lavorato con la fresa scalzante, (contadinese: la fresa che entra e sorte...) che però lascia un collo di erba intorno alla vite e la lascia anche rincalzata. Per fare un bel lavoro va zappato a mano, il contadino dedica un ora la mattina e una sdi sera a questa attività meditativa antica. La terra intorna alla base dovrebbe essere leggermente più bassa in rispetto del restante terreno. Per giocare un po' muovi il mouse sulla foto qui a sinistra.
Mentre si allacciano i tralci conviene anche di fare un po' di potatura verde dove la vegetazione è troppa abbondante, per tenere ariata al massimo l'uva, sopratutta quella bianca fa certi tralci secondari che tappano troppo l'uva. Si possono levare quelli che partono dalle ascelle e quasi tutti al gambo, lasciando solo uno o due per poter abbassare la vite quando si pota.
Appena il contadino vede un chicco grigio prende la zolfatrice e zolfa l'uva, la mattina appena è asciugata la guazza. Lo zolfo bagnabile non lavora più bene con tutta la vegetazione, ci vuole quello ventilato in polvere. Di solito va ripetuto un paio di volte in distanza di due settimane, prima che il grappolo si chiude. Si può bruciarla anche, quando fa troppo caldo e si da troppo zolfo. C'è chi zolfa la sera, per questo, specialmente quando si zolfa col trattore.
Altro lavoro i primi di luglio: Innestare ad occhio le
vite salvatiche. Quando una vite sta per morire il contadino la
taglia sotto terra, e qualche volta ributta bene sul portinnesto salvatico.
Poi ci sono anche queste che l'ha chiappato col trattore,
ignoranti come sono le macchine e chi li guida. Più quelle a cui si vuole cambiare
razza. Si sono tagliate d'inverno 20 centimetri sopra la terra e ci si lasciava crescere solo due o tre tralci, per innestarli ora. Naturalmente si pùo innestare anche su un qualsiasi tralcio da una vite normale, ma bisogna segnarla e stare attento alla potatura dopo, perché non si vede facile.
Ci serve un coltello apposto che pratica due tagli paralleli (il contadino l'ha fatto da sé, tagliando una mestola e inserendo le due lame in un pezzo di legno, fissati con una fascetta), una
camera d'aria della bicicletta tagliata a strisce o un altro elastico, pazienza e mani calmi. E un occhio ben sviluppato.
Il successo (piuttosto bassa la percentuale, intorno al 40%; ecco perché conviene fare sempre due o anche tre innesti ogni vite) di questo lavoro dipende molto dal momento giusto, ci sono pochi giorni per prendere l'occhio, a partire da fine giugno. Di solito si trova sui tralci di seconda generazione, che partano dalle ascelle dei primi tralci. Bisogna stringere forte la gomma che va levato dopo due settimane circa. A lavoro compiuto si spuntano a metà i tralci innestati e si usa il tagliato per ombreggiare i punti d'innesto. Di primavera successivo bisogna sempre levare tutti i butti selvatici e conviene anche di legare il tralcio buono che cresce, perché si stacca facile all'inizio, e c'è ne spesso uno solo...
...e l'anno dopo...