Un elenco breve delle maggiori avversità che possono colpire gli ulivi e della difesa biologica possibile se è necessaria: la rogna, il fumaggine, la Cocciniglia mezza gran di pepe, i tarli (fleotribe), i danni dalla grandine; la tignola e altre bellezze. Della difesa contro la mosca si parla nella pagina dell'autunno invece.
Informazione molto dettagliate sulle varie malattie si trovano sul sito Agroambiente.info (ARSIA) e sul sito della regione Veneto. Infondo alla pagina si parla anche di una cosa che ancora non si capisce bene (Marciume radicale fibroso?) ma che è la fine della pianta stessa.
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...o cancro rameale detto anche "tubercolosi". Malattia molto comune e segnalata già in epoche antiche. La causa è il batterio Pseudomonas savastanoi. Il rame può limitare l'espansione della malattia, ma quando una pianta l'ha adosso rispunta sempre sulle ferite dalla potatura, delle foglie cascate, strusciate del trattore, grandinate o ghiacciate. Una buone idea è di usare forbici e seghetti diversi per quelli infetti, per non infettare le piante sana. La sterilizzazzione risulta poco paraticabile in campo. Vanno asportati i rami e rametti brutti.
La pianta convive abbastanza bene con questa malattia, e qualche cultivar è pure resistente: Leccino e Moraiolo.
In caso di grandinate forti ramare e ripetere il trattamento dopo una settimana.
Se vedi camminare le formiche su è giù il tronco c'è da qualche parte la cocciniglia sulla pianta e quasi subito spunta anche la fumaggine. La causa èsempre uno squilibrio della pianta: concimazione (chimica) troppo azotata, mancata o errata potatura, eccessivo uso di insetticidi non selettivi (esteri fosforici, piretroidi, carbammati) e a volte anche la stagione. La linfa è troppo zuccherosa e le formiche cominciano di pascolarci la cocciniglia (Saissetia oleae). La fumaggine invece cresce a spesa della melata prodotta.
In caso di attacco basta arieggare bene la chioma e levare i rami attaccati rimasti verso l'estate. In un ambiente sana arrivano anche subito le coccinelle a mangiarla.
Questi tre immagini dicono tutto. Se di settembre cascano le olive guarda se hanno un forellino accanto al gambino. Lì era uscita la tignola (parys olea), il resto a fatto il vento.
Un insetto niente male: prima campa sulle foglie scavando gallerie tutto l'inverno, poi fa una generazione che mangia i fiori e alla fine svuota il nocciolo. Ma in vent'anni si aveva solo una volta un danno grosso (circa 1/4 del raccolto cascato). Le tre generazioni si chiamano Fillofaga (a carico delle foglie), Antofaga (a carico dei fiori), Carpofaga (a carico dei frutti). Per la difesa nel biologico bisognerebbe monitare la percentuale di fiori attaccati e intervenire con Bacillus Thurigiensis, ma è raro che tornano i conti visto il danno limitato.
Uno è il Fleotribo che attacca subito la legna deperita (sulla foto un ramo chiappato con il trattore): rami tagliati, piante grossotte trapiantati e piante/rami deboli. Quindi il problema non è l'insetto ma lo stato del legno. In genere si consiglia di bruciare i rami grossi della potatura entro tre settimane per non nutrirlo. Qui si raccoglie la legna grossa della potatura che tarla puntualmente tutti gli anni senza causare danni agli ulivi vicino alla massa. il contadino pensa che lasciarli si nutre pure gli antagonisti di Fleotribo.
In estate inoltrato seccano dei rametti per colpa di questi qui a destra. Lo stesso fenomeno si può anche vedere sulle querce nel bosco. Spesso le larve vengono beccati da uccellini. Danno più estetico che materiale.
Danno di una grandinate primaverile (in autunno con la rogna che sviluppatosi).
Le punte mangiate da Palpita unionalis, piralide dell'olivo. Il danno lo fa sulle piante giovani e specialmente sugli innesti che possono stare quasi senza foglie fino novembre in un anno di attacco forte. Si consiglia di spollonarli anche d'estate, ma di solito non fanno un gran danno.
Sintomi: foglia giallastre-verde durante l'estate, scarsissima vegetazione, a volte fanno più olive che foglie, tutti piccolissimi. Qualche volta pare anche che la pianta guarisce ma dopo un anno ritorna uguale: vive non vive e muore non muore. E si strappa dalla terra come niente, volendo. Le barbe marciscono e il "pane" cerca di rifarle senza grandi risultati. Forse la vicinanza dai boschi è un fattore che contribuisce. Pare che aumenti la malattia gli ultimi anni e che colpisce anche piante giovani messe a dimora 4 o 5 anni fa.Per ora il contadino ha sradicato tre piante, lasciato il terreno pulito per due anni e prossimo primavera veranno piantati piante nuove. Si spera che vivranno.
aggiornato: mercoledì 18 luglio 2012