Premi "Invio" per passare al contenuto

Vogliaditerra Articoli

Le emergenze non passano mai

Una osservazione acuta sulla narrazione della “Emergenza covid-19”:

Ogni emergenza is here to stay

Quella dell’«emergenza» – volta per volta l’emergenza-terrorismo, l’emergenza-conti pubblici e tutte le cornici emergenziali che abbiamo conosciuto – non è mai una narrazione qualsiasi. àˆ una Grande Narrazione a lunga gittata, che una volta imposta nell’immaginario ha una spinta inerziale fortissima, e non può essere fermata a piacimento.

Quando l’«emergenza» comincia ad avere effetti disfunzionali, si lavora per attenuarne la presa, smussando gli spigoli, si rallenta e si lascia sedimentare, ma ci vuole tempo. E in ogni caso gli effetti saranno permanenti: tutte le emergenze che abbiamo conosciuto si sono accumulate, potremmo quasi farne una “stratigrafia”.

Quasi vent’anni dopo, noi stiamo ancora vivendo – anche se non più in fase acuta – dentro l’emergenza post-11 settembre. Ce ne accorgiamo, ad esempio, ogni volta che ci controllano i bagagli all’aeroporto. Le attuali procedure, la cui logica non è molto chiara e sembra più “teatrale” che altro, furono introdotte allora.

Stiamo ancora vivendo le emergenze-conti pubblici di inizio anni ’90 e del 2011, perch੠i tagli, le controriforme e l’austerity che grazie a quelle emergenze si imposero ci hanno condotti sin qui, alla situazione attuale.

àˆ ancora con noi buona parte della legislazione speciale anti-terrorismo di fine anni ’70 – inizio ’80.

Commenti chiusi

Letture (lunghe)

La falsa sineddoche

In punto di fatto, la sospensione delle attività  sociali oggi imposta per arginare la trasmissione di un virus non ha precedenti in tempi di pace e forse anche di guerra, scaricandosi ora l’intero potenziale offensivo e difensivo dello Stato sulla sola popolazione civile. Il combinato delle misure in vigore ha creato le condizioni di un esperimento, inedito per radicalità  e capillarità , di demolizione controllata del tessuto sociale che parte dai suoi atomi per diramarsi verso la struttura. Alla base sono colpiti gli individui: terrorizzati dall’infezione e dalle sanzioni, braccati nella quotidianità  con un accanimento e un dispiegamento di mezzi che è raro riscontrare nella repressione dei crimini più efferati, segregati tra le mura domestiche, allontanati dai propri cari, isolati nella malattia e nella morte, istigati alla delazione e al terrore – quando non direttamente all’odio – del prossimo, privati dei conforti della religione, senza istruzione, costretti alla disoccupazione e a vivere dei propri risparmi nell’attesa di un’elemosina di Stato, stipati come bestie in batteria e ridotti ad abitare il mondo attraverso gli ologrammi gracchianti di un telefonino. La speranza stessa della liberazione diventa fonte di angoscia per l’incertezza delle previsioni e l’enormità  dei messaggi accreditati in cui si annunciano «rimedi» fino a ieri quasi indicibili per i nostri standard giuridici e morali: dal tracciamento digitale dei cittadini e del loro stato di salute, riservato finora solo alle specie selvatiche, alla somministrazione presumibilmente coatta di farmaci che ancora non esistono (se mai esisteranno) o, in alternativa, che nulla hanno a che fare con la patologia in oggetto; dalla smaterializzazione dei rapporti umani più stretti al prelievo forzoso degli «infermi», fino ai sogni più sfrenati di tatuaggi e certificati digitali per poter condurre una vita (si fa per dire) normale.

Effetto nocebo

Nel 1983 Robert Hahn e Arthur Kleinman pubblicano sul prestigioso Medical Anthropology Quarterly un breve articolo sugli effetti della credenza. Nel richiamare fenomeni “etnologici” che cominciavano a essere riconosciuti anche dentro i nostri confini (le guarigioni per fede, l’effetto placebo/nocebo, l’efficacia simbolica ecc.), gli autori aprono senza mezzi termini:

«Le credenze uccidono; le credenze guariscono. Ciò che una persona crede all’interno di una società  gioca un ruolo significativo tanto nel produrre malattia quanto come rimedio» (p. 3).

Il contadino personalmente vorrebbe adattare un po’ questa profezia ai tempi odierni>:

Solo dopo che l’ultimo albero sarà  stato abbattuto,
solo dopo che l’ultimo fiume sarà  stato avvelenato,
solo dopo che l’ultimo pesce sarà  stato catturato.
Soltanto allora scoprirai che il denaro non si mangia.

Finirebbe con



Soltanto allora scoprirai che non si può vivere digitalmente,
Soltanto allora scoprirai che non si può vivere senza contatto.

1 commento

La guerra ridicola

Il contadino sa poco forse, ma alcune cose sembrano ridicole e basta. La fu guerra al terrorismo – non si poteva portare più di 100ml di liquidi senno moriamo tutti, videocamere ovunque, ora ‘sta guerra al virus, con mascherine, tute di plastica e guanti e si aspetta il vaccino che ci libera.

Diceva uno che nel medioevo la gente aveva paura degli spiriti, delle streghe, spiriti e altro ancora. Erano credenti tutti, ora siamo diventati materialisti quindi adesso abbiamo paura dei bacilli batteri virus e altre cose invisibili ma 100% materiali, rilevabile al tampone santo e benedetto.

Ha cambiato nulla, paurosi siamo.

O no.

1 commento

Il castello delle osmie

Ieri il contadino dopo aver munte le poche pecore rimaste ha visto che davanti la stalla c’è molta attività , centinai di buchi e un viavai di osmie.

06_05_07_49_0001

06_05_07_57_0001

06_05_07_59_0002

06_05_07_59_0003

06_05_07_59_0004

06_05_08_01_0005

Commenti chiusi

Il primo maggio nelle lingue

Al contadino sembra che gli accenti sono leggermente diversi.

  • Festa dei lavoratori
  • Tag der Arbeit -Giorno del Lavoro
  • Workers’ Day or Labour Day – uguale al italiano
  • Journà©e internationale des travailleurs
  • Dà­a Internacional de los Trabajadores
Commenti chiusi

La foto

schermata-25-13-57-01

Ma chi deve proteggere da un eventuale colpo di tosse il presidente della Repubblica qui – da solo, mentre celebra il 25 aprile?
O deve dare un buon esempio?

Il contadino si sogna il buonsenso, un buonsenso reso magari obbligatorio in luoghi pubblici da un ennesimo decreto, con multe salate per chi lo viola.

Commenti chiusi

Buona resurrezione!

11_04_18_37_0001

Mai come ora tutto il mondo ne ha bisogno.

(Il contadino si sogna che cogliamo questa unica occasione per ripartire davvero solo con le cose essenziali, tralasciano le attività  che fanno danni sociali e ambientali e avrebbe anche una lista con le cose da fare e con quelle da lasciare stare proprio in futuro)

4 commenti

Con la gente in casa gli animali …

… si riprendono il mondo.
Abbiamo visto i delfini nei porti, le volpi in città .

Circa dieci anni fa qui le pecore nella stagione calda dormivano fuori e la mattina presto il contadino li mandava nella stalla per mungere. Arrivò il lupo, e fuori non si dorme più, se sei pecora o capra.

Adesso non ci possono nemmeno stare più in recinto di pomeriggio, a quanto pare.

Commenti chiusi

Quando mignola di marzo invece?

Mignola

Se mignola d’aprile vacci col barile;
se mignola di maggio l’olio appena per assaggio;
se mignola di giugno rimarrai a digiuno

Occorre aggiornare i vecchi detti (occorre aggiornare un po’ di tutto magari).
Il contadino non si ricorda di aver potato di marzo olivi così.

1 commento

Pure qui si usano dei cookie... Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi