Dunque, qui il contadino cura tre orti, uno davanti casa in collina sul tufo che va benissimo per l'inverno ma è un po' secco d'estate. Un altro a metà collina con la possibilità d'annaffiarlo e un terzo abbastanza grandino in fondo valle, terra fresca ma niente acqua. Così un po' pianta e semina lì e un altro po' làggiù più tardi. E' tempo per le patate qui, e per piantare l'insalata. Seminare le bietole, i ravanelli, le barbe rosse, le carote, le zucce e i zucchini, i fagiolini (scrivono sempre 4/5 semi a buca sulle buste, ma il contadino qui ne mette una ventina che è molto meglio, secondo lui).
Tutti i lavori nell'orto e nell'agricoltura e forse anche nella
vita sono degli investimenti in un futuro remoto ed incerto. Si
mangeranno i poponi di queste piantine, e i pomodori, cosa faranno? Intanto si segnala il lunario di barbanera, che indica anche le costellazioni attuali per il metodo biodinamico.
Sono cresciute le piantine nella serra, nonostante la neve che c''era sopra.
Continua ancora il ricettario del contadino, questa volta
facciamo le patatine fritte.
Dunque, ci vuole il solito pezzo di terra e il solito letame
stagionato. Tiriamo dei bei solchi distanti una trentina di
centimetri l'uno dall'altro e li riempiamo con il letame.
Prendiamo le patate dell'anno scorso come quella nell'immagine e
le mettiamo nei solchi scansando un po' il letame.
Livelliamo il tutto, e aspettiamo tre mesi, zappando e rincalzando ognitanto. Tutte queste cose si fanno nel modo migliore con la luna davanti ad un segno di terra (qui il lunario).
Dopo aver sepolto le patate, ora segue un piccolo inventario dell'orto. Mentre l'ultima scarola diventa dura e pinzisce e finiscono pure i finocchi, la serra ha prodotto i primi radicchi e sono nati anche i poponi, dopo le zucchine e i pomodori. Di febbraio il contadino ha pure seminato le carote in uno strato di sabbia/tufo per non far nascere troppe erbettine.