Forse ci sono soldi dentro!
Technorati Tags: Aldo Polito, ufficio delle entrate
Commenti chiusipensieri agricoli
Greenpeace esulta e la chiama “Revoluzione verde“, se Sarkozy mette in pratica le sue parole di ieri. Il contadino è d’accordissimo in tema di OGM bannati dai campi, ma ‘sto divieto del bulbo l’ha mai piaciuto. Questa misura si presta benissimo per tingere un governo di verde e per questo lo faranno tutti: costa nulla, tutti devono spendere e un piccolo effetto ci sarà pure. Invece di ridurre tutte quest’inquinamento luminoso senza senso fuori si costringe i cittadini di mettersi un generato di elettrosmog sulla scrivania. In cambio vuole anche aumentare gli treni ultraveloci che consumano non poco. Nessun accenno ad una riduzione del nucleare.
Ma nessun governo può avere il coraggio di fare i divieti che farebbero davvero un effetto: SMUV e televisori a plasma per esempio, in barba alla lobby dell’ industria e ai elettori-consumenti.
5 commentiBel articolo sull’obbligho (forse finto) di indicare la provenienza delle olive (il contadino ne ha parlato qui)
Come fa una norma a entrare realmente in vigore se neanche il Ministro che l’ha firmata ci crede davvero?
[via il cuore è una frattaglia – un saluto!]
Commenti chiusiAndiamo a bombardare per esportarla mentre a casa nostra* ci votano il 50% e anche male.
*nostra è sinomima di società ricca, sazia e xenofoba
4 commentiChe la caccia alla strega CO2 in atto produce effetti più nocivi che sensati è il timore (fondato) del contadino. Un altro esempio è questo:
1 commentol ministero dell’Ambiente e delle Politiche Agricole inglese ( Defra) ha diffuso in forma non ufficiale una dei piani che rientrano nella strategia atta a ridurre le emissioni di Co2 in Gran Bretagna: ridurre il latte fresco del 90% per il 2020 […]
Da un punto di vista strettamente burocratico il disegno ha senso. Se il latte fresco, che in Gran Bretagna rappresenta il 93% del mercato, scomparisse a vantaggio del più comodo latte a lunga conservazione diminuirebbero in modo sensibile i consumi dovuti alla refrigerazione, nel trasporto e nella vendita.
La norma che prevede l’indicazione della provenienza delle olive in etichetta delle bottiglie d’olio l’Italia potrebbe andare incontro ad una procedura d’infrazione comunitaria:
…è anche un coraggioso intervento nei confronti della Commissione Ue, che ha dichiarato inammissibile la norma sull’etichettatura d’origine dell’olio d’oliva, rifiutandone l’interpretazione come norma tecnica e quindi respingendo una normativa nazionale su una materia regolata dall’Unione.
Norme così sì sono anche anticoncorrenziale, ovviamente…
2 commenti…che si sono buttati dalla finestra per il portale italia.it (40 milioni di qui 80’000 per il logo-cetriolo. Pagerank 5/10 come il sitino del contadino). E vedrai sotto ‘sta finestra c’era chi li ha presi. E vedrai nessun politico pagherà le conseguenze della vergogna.
Pare che ora pure il protagonista del famoso video-promo in inglese (“Pleese visitt our kountriee!”), Rutelli, ne chiede la chiusura.
Tutta la trista vicenda è documentata qui.
Technorati Tags: italia.it
Commenti chiusisi può saperlo, dove sono cresciuti le olive :
“Di fatto, oltre la metà dell’olio “italiano†venduto sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – è spremuto da olive di cui non si conosce la provenienza che, grazie al provvedimento, dovrà invece essere indicata in etichetta per fare finalmente chiarezza e consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli.
Il decreto – riferisce la Coldiretti – prevede che sulle confezioni di olio d’oliva vergine ed extravergine siano indicati obbligatoriamente lo Stato nel quale le olive sono state raccolte e dove si trova il frantoio in cui è stato estratto l’olio. Se le olive sono state prodotte in più paesi, questi andranno tutti indicati. Per i trasgressori – conclude la Coldiretti – sono previste multe fino a 9.500 euroâ€.
[PS: Oggi è il blog action day: tutti scrivono qualcosa sul ambiente. Visto che il contadino lo fa spesso oggi si limita di proporti di chiudere il rubinetto mentre spazzoli i tuoi denti.]
8 commentiNon si realizzerà mai, ma il contadino sostiene la moratoria:
1 commentoSecondo Ziegler, questo tipo di combustibile deve essere prodotto a partire da piante non alimentari, rifiuti agricoli e avanzi vegetali, invece che da colture alimentari. Ciò permetterebbe di evitare aumenti massicci del prezzo dei cereali, che aggravano la fame nel mondo, ha ribadito il relatore.
Egli ha sottolineato che per fare il pieno di 50 litri di biocarburante in un’automobile sono necessari circa 200 chili di mais, una quantità che permette di sfamare una persona per un anno intero.
Oltre a Brasile e Stati Uniti – principali paesi produttori – Ziegler ha criticato l’Unione europea che ha fissato al 5,75% la quota di agrocarburanti nell’energia utilizzata per i trasporti fino al 2010 (10% fino al 2020).
Così al caldo al contadino sembra che la scelta del comitato di dare il premio Nobel per la pace ad Al Gore poco comprensibile. Un risultato della sua campagna è che siamo quasi entrato in una guerra contro il riscaldamento globale (mentre è diventato pane quotidiano quello contro i terroristi); ora trasformiamo pane e mangime in biodiesel (etanolo) e tagliamo la foresta pluviale per piantare palme da cocco.
Dov’è la pace in tutto questo?
2 commentiOggi il contadino ha votato (per i verdi).
7 commentiDel fallimento del sistema il contadino aveva parlato brevemente già qui, e se ne parla di più su Greenplanet
Per chi soffre di banda larga ecco un link al servizio della Rai di ieri. Gianni Fabbris nalla mailing list di altragricoltura:
6 commentiP.s.: quando la Rai ha mandato in onda il servizio, la sala del Comune di Decimoputzu era piena. C’erano due presidenti di provincia e numerosi sindaci in riunione con i contadini in lotta. Hanno visto il servizio su un televisore montato nella sala. La sensazione dei contadini, ma anche di quei rappresentanti delle istituzioni, è stata unanime: si sono sentiti meno soli, meno abbandonati a vivere il dramma dei debiti nella vergogna e l’isolamento. Forse incomincia a passare l’idea che loro i debiti non li hanno fatti perchà© sono incapaci di gestire l’azienda ma, se fallimento è, è di un intero sistema e, dunque, può e deve essere affrontato per il grande problema sociale che è.
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