Dunque, il blog ha detto che ha fame e vuole un post e il contadino obbedisce, anche se c’è poco da raccontare – sono sempre variazioni delle stesse cose che succedono in campagna tutti gli anni. La vigna è quasi legata grazie alla manodopera della wwoofer, gli orti coltrati e pure il campone in Val di tegoli per l’erba medica; le prime patate seminate, sono nati gli zucchini e i pomodori nel tunnel, potati i primi olivi, portato via la seconda massa di letame (quattro viaggi in vigna e il resto agli ulivi giovani) poi c’era la gallina a covare la sera sulle uova e l’ha messo a fare la chioccia. La stalla è piena di agnellini, spesso gemelli e una ha fatto pure tre e da ieri si fa un formaggio e la ricotta ogni giorno.
L’apicoltore ha riempito le sue due postazione con dei sciami sostituendo le arnie morte (7 su 37 in una, non male per come stanno andando le cose con le api) e sono pronte per andare nell’appennino. I peschi fioriscono, la prima grandinata ha picchiato sodo ma a due chilometro di distanza e fa piuttosto freddo ancora e lui pensa che l’annata promette bene perché ha piovuto tanto e il freddo ha fermato la natura, c’era un inverno vero.
E questo è l’ultimo anno di questa aziendina biologica certificata: Domanda ammissibile ma non finanziabile significa niente più contributi (ca € 1800/anno gli ultimi cinque anni) e quindi le spese di 340,00 per la certificazione sono diventati inutili (e chi compra l’olio qui si fida del contadino) – a parte il fatto che sembra proprio che per ogni agricoltore in campo ci sono tre burocrati a Bruxelles, due alla regione e tre nel organismo di controllo. La provincia ha spartiti i pochi soldi arrivatoli da Bruxelles tra i bieticoltori che devono smettono (chiuso il zuccherificio), la piantagione dai pioppeti e misure infrastrutturali e per il biologico è rimasto poco.