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Categoria: natura

“Che abbandano di agricoltura è questo…”

19542013

Alcuni frasi rimangono impresse nella memoria, questa è una in quel del contadino. A pronunciarlo era Nello dei Bianchi, quello che girava d’estate non col capello ma con un fazzoletto in testa, ed era quando era già molto vecchio a la moglie non voleva che prendesse l’apino ma è venuto su questa collina, si è guardato intorno è disse: “Ma quant’ho lavorato qui… ma quant’era sciucco…” e scosse il capo, poi guardando la colline di fronte da Collegalli a Balconevisi pronunciava la frase del titolo.

Ora da qualche giorno il contadino è venuto a conoscenza di questo servizio della regione Toscana, richiede un po’ di apprendimento ma è fenomenale. Gli edifici sono quelli attuali nelle foto e nella slide.

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Acqua

Nebbia, umidità, pioviggine, afa. Umidità. Nuvoloso e afa. Il vento non esiste. Cielo bianco. Pioviggine, l’aria si può bere e tagliare a fette.
In qualche modo il contadino è pur riuscito a portare in capanna il primo taglio del fieno -ma anche per la fioritura degli ulivi ci vorrebbe l’esatto contrario, ventilazione e limpidezza.

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Quello che c’è e quello che non c’è

Innanzitutto c’è l’acqua, attualmente in forma di nebbia, mentre per mesi era pioviggine, quindi non c’è più la siccità.
Non c’è il cuculo, sono tre anni che il suo silenzio è assordante di primavera; c’è l’usignolo, l’upupa e di recente anche il rigogolo e anche il gruccione è arrivato.

Ci sono gli ulivi danneggiati dal freddo, la varietà mignolo sopratutto, e ci sono le mele, mentre non ci sono più le nespole, e anche le mirabelle. C’è la bolla sui peschi così forte che alcuni probabilmente seccano.

Ci sono lupi, cinghiali e caprioli e daini, non può più crescere un piccolo olivo, frutto o cipressino senza che lo fanno a pezzi, e non c’è più terreno pari: tutte buche di cinghiali.

Non ci sono le foto di cinghiali, upupa, cipressi sbucciati, meli carichi e olivi danneggiati: usate l’ immaginazione propria, grazie.

[continua]

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L’albero rosso

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E’ sempre lui – questo susino arrivato da sé – ma adesso il suo colore è un ultima testimonianza di quest’annata difficile: dopo essere quasi seccato d’autunno ha rifiorito e messo anche delle foglie nuove che nonostante i venti forti e le brinate frequenti stentano a cadere. Speriamo bene…

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Rossellino o no?

Tra gli ulivi che coltiva il contadino c’è una pianta immensa, vigorosa e con foglie molto grandi che ha resistita bene alla gelata dell’85. In tutta zona ha trovato tre piante sole.

Con il leccino ha in comune la resistenza alla rogna, la quasi assenza di polloni, la resistenza al freddo, con il frantoio il portamento delle olive e l’invaiatura scalata. Si può anche dire che ha un alternanza spiccata, tipo 3 cassette poi l’anno dopo 2 kg. Visto le sue proprietà il contadino l’ha innestato in posti dove il frantoio produceva poco e adesso avrà una trentina di quelli. Quest’anno ha fatto cosa voleva fare da tempo: frangerle da sé: hanno reso il 14,9% verso 13% di una partita di quasi solo leccino. L’olio non pizzica quasi niente ma ha un bel amaro fruttato, adesso va visto nel tempo.

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Al frantoio hanno nominato la varietà “Rossellino”, alcune cose delle descrizioni in rete corrispondono altre no (foglie piccole). Qualcuno lo riconosce?

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Olive poche olio tanto

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Le olive in quest’annata di siccità sono sane, grosse e grasse, di olive verdi se ne vedono poche. Invece qualcuna è già avvizzita, l’ultima volta che il contadino ha colte olive vizze era di novembre 2004 ma lì c’era la tramontata, non la siccità. Il bello è la resa al frantoio: 15,8%

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