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Categoria: natura

Sognando l’anno scorso…

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La foto è dell’anno scorso, appunto. Ieri il contadino ha iniziato a cogliere e sul poggio di tufo in 40 piante si trovavano in media 1,5kg. In altri oliveti la situazione è meglio, ma cmq quest’anno è un annata di no qui in zona, dicono in tutta la Toscana -25% ma qui sarà anche -80%.

Di buono c’è che sono attaccate ancora bene, nulla per terra e anche di mosca c’è poco. Di olive verdi se ne vedono poche, sono tutte nere. Piove non piove come sempre qui, il favino nella vigna è nato per metà con una pioggiarella di 4mm ed oggi ne ha fatto neanche 10mm, ma almeno dovrebbe bastare per farle nascere. Ma se non piove quest’inverno sarà duro, visto che non ha piovuto neanche l’inverno scorso.

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L’amore per la terra

Oggi il contadino ha trovato due bruchi intenti a mangiarsi le piantine di finocchio e qui si aprono delle domande molto fondamentali. Poco prima ha schiacciato due di quei cosi gialli che sottoterra hanno rovinato già tre piante d’insalata senza esitare. Ma un bruco è quasi una farfalla e le farfalle sono importanti e specialmente questo bruco che sarà macaone.

Cosa vuole il contadino nel futuro: mangiarsi un finocchio in insalata o vedere volare la farfalla? E qui il passo è breve alle manifestazioni per il futuro di venerdì, a Greta Thunberg e tutto il resto. A cosa siamo disposti davvero a rinunciare noi, così, liberamente a partire da domattina?

O aspettiamo che la politica ci quadruplica il prezzo dei voli Low-cost? Che ci triplica il costo del carburante? Che vieta questo e quest’altro?

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Per la questione del bruco il contadino gli ha portati ai finocchi selvatici, ma con la paura che si nutrono peggio, ma almeno un compromesso facile c’era.
Ma lui pensa che per il cambiamento climatico questi compromessi facili non ci siano.

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Finalmente…

… ha piovuto anche qui, e per bene e senza danni, una sessantina di millimetri. Finore tutte le burrasche che giravano si sono fatte vedere solo di lato o di dietro. Ne ringrazia l’uva ancora da cogliere, certe viti hanno patito parecchio l’arido.

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Quando è maturo il cocomero nell’orto?

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Per venire a sapere certe cose a volte ci vuole molto.
Quest’anno il contadino ha sentito che il punto giusto per cogliere il cocomero sarebbe quando il piccolo viticcio vicino al gambo s’è seccato.
Dopo 6 cocomeri colti al punto giusto il contadino può affermare che codesto è un ottimo consiglio, basta bussarli e sentire i rimbombi.

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Fine stagione…

… per i cerchi nel grano. Ci sono dei capolavori anche quest’anno, con disegni e strutture mai viste.
Una selezione del contadino:

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Annata agricola 2019 , qui

Un p’ che il contadino vorrebbe informare internet delle cose della natura e dell’agricoltura, poi internet bisogna riempire di cose e cosette e cosucce (almeno il contadino crede di non partecipare alla gara di bugie e insulti in atto).

Dunque dal’più importante in giù: olive pochissime, a parte le mignole, quindi (probabilmente) olio poco poco ma ottimo.
E’ un po’ così ovunque qui.

Uva tanta, ha patito il caldo ma come per miracolo è venuto l’acqua dal cielo come la manna.
Patate ottime, tante e grosse, a tutti qui. Cipolle pure. Le mele non hanno fiorito.
Il pomo (kaco) ha allegati tremila e sono cascati quasi tutti con il primo caldo di 41°C, ora cascano i cinque rimasti. Ma nespole, susine e susine lunge e pesche si sono dati la mano: due mesi che si mangia la frutta, il susino rosso avrà avuto un quintale, piccole e raggrinzite.
Il mandorlo è pieno pure ma si deve annaffiare.
Il tutto è indietro di una decina di giorni.
Con i pomodori c’era fortuna: l’ha piantati presto, dopo è venuto un po’ di grandine e il freddo (3°C) e acqua per due settimane ma hanno resistiti e sono partiti alle grande, sono alte anche 2 metri, purtroppo parecchie con le punte nere, bolla – mancanza di acqua e calcio si dice.

E da altre parti?

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Monocultura a pesticidi patrimonio dell’UNESCO

Oggi alla radio un ascoltatore di “Prima pagina” su Rai3 ha raccontato come ha cambiato il paesaggio negli ultimi decenni, spariti i susini, le pesche i noci le siepi per far posto a una monocoltura.

La candidatura, proposta sin dal 2010 e sostenuta nel 2017 dall’allora ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, ha visto infatti sollevarsi il fronte del ‘no’ da parte di alcune associazione ambientaliste (tra cui Wwf, Legambiente, Pesticides Action Network, Marcia Stop pesticidi, Colli Puri) preoccupate degli effetti della viticoltura intensiva e dell’uso dei pesticidi che caratterizzano la produzione delle colline del Trevigiano. Alla monocultura che divora il suolo, con siepi e alberi che non ci sono più, si aggiungono i danni di fitofarmaci e altri erbicidi, secondo gli ambientalisti che da anni combattono la lotta contro le sostanze chimiche tossiche utilizzate nei campi.

Il Veneto sembra tenere un record triste:

Il Veneto, come dicevamo, è l’unico territorio che riesce a fare peggio del nostro con 11,7 kg di pesticidi per ettaro di superficie agricola utilizzata.

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Vecchia tradizione ormai

In questi tempi vuoti estivi nei quali i giornali non sanno cosa scrivere e riempiono le pagine con Di Battista il contadino usava sempre segnalare i cerchi nel grano. Sembra che quest’anno la Francia sia un poì di moda. Poi non è che si possono mettere sullo stessa piano Di Battista e i cerchi.

Il suo preferito fino adesso è questo qui:
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