Qualche giorno fa è uscito un articolo sull’effetto placebo:
Quando un malato crede nella terapia, quando ha fiducia nel proprio medico e si aspetta – grazie a lui – un miglioramento clinico, il suo cervello rilascia endorfine (una sostanza simile alla morfina) se si tratta di contrastare il dolore, ma anche endo-cannabinoidi (simili alla cannabis presente nella marijuana) se il problema è invece un’infiammazione da combattere.
Ancora nuota nel materialismo pieno ma è un primo passo verso l’osservazione del mondo reale. Il professor Fabrizio Benedetti il contadino ha già sentito anni fa alla radio dove raccontava che la morfina ha molto meno effetto se viene data di nascosto. Un po’ come il famoso studio su Naproxen di 15 anni fa:
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Meglio un placebo sapendolo (che si ottiene un trattamento ma non se placebo o verum) che un farmaco testato ed effettivo dato di nascosto. Lo standard gold nella ricerca scientifica medica è lo famoso studio a doppio cieco randomizzato che dovrebbe provare l’effetto o meno di un farmaco ma per la sua natura elimina la cosa più importante: le aspettative dei pazienti verso il tipo di cura, l’interazione tra dottori e pazienti, l’ambiente di cura, la fiducia ecc insomma quasi tutti gli elementi importanti di una cura reale. In questo studi il partecipanti vengono visti come macchine biologiche e negli studi di questo tipo fatti su Naproxen questo mostrava ovviamente un effetto molto maggiore del placebo ma la realtà è diversa.
Parlando dell’omeopatia regolarmente l’argomento “non c’è differenza tra placebo e omeopatia” (anche se è semplicemente falso perché ci sono degli studi positivi) viene foderato pensando di porre la parola “fine” alla discussione. Ma come vediamo il trial standard randomizzato con controllo placebo è lo strumento meno adatto per misurare l’efficacia di una cura perché esclude tutti i fattori essenziali per concentrarsi sull’effetto farmacologico misurabile di una sola sostanza. Bisogna aggiornare il concetto “effetto placebo” come hanno fatto Moerman e Jonas – propongono “effetto del significato” (“meaning response”): Effetti placebo sono gli effetti di un intervento su una persona generati del loro significato per la persona.
Molto interessante sono anche gli studi gerac sull’agopuntura, fatti per verificare l’efficacia dell’agopuntura. Pazienti con dolori alla schiena venivano trattati con tre tipi di cura: convenzionale, agopuntura e agopuntura finta (in punti fuori dai meridiani). Risultati dopo 6 mesi: 47.6% miglioramento con l’agopuntura vera, 44.2% con quella finta e 27.4% con la terapia convenzionale della medicina ufficiale (farmaci, esercizi, fisioterapia). Un altro studio dello stesso tipo (micrania) mostra poche differenze nei successi terapeutici tra le due agopunture (47% e 39%) e il trattamento standard clinico (40%).
La conclusione è semplice: l’agopuntura (anche se è finta) ha risultati migliori delle cure convenzionali nei trattamenti di dolori di artrosi e dal 2007 viene pagato dalle casse assicurative tedesche.
Ma ci si pensa molto meno all’effetto contrario, l’effetto nocebo che esiste pure: Tipo si fa una mammografia, trovano “qualcosa” da approfondire e nella donna scatta un meccanismo tremendo tra paura e ansia, aspettando le prossime analisi. E non ci vuole una laurea per capire che questo NON è salutare.
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