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Categoria: agricoltura

There’s a killer on the road

Giornata strana, il sole entra nel toro e fa freddo, la luna al perigeo, tirava quel vento che di solito fa abortire la fioritura dell’ulivo e le pecore tutt’impaurite la mattina perché un animale s’è mangiato mezz’agnellone di notte sul pascolo. Ci sarebbe anche la foto, rosso su verde, ma questo blog ha ancora un principio e mezzo.

Stasera saranno nella stalla e la pastora dormirà con loro.

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Terra libera sotto minaccia

Anno fa una figlia del contadino andava a lavorare in campagna sui terreni sequestrati alla mafia. Le notizie che giungono non sono buone – una e questa:

A distanza di soli quattro mesi dai primi danneggiamenti e sabotaggi dei mezzi agricoli, la cooperativa Valle del Marro – Libera Terra è stata oggetto di una nuova gravissima intimidazione mafiosa.
L’attentato è scattato la notte scorsa nei terreni confiscati a Gioia Tauro (località Pontevecchio), gestiti dalla cooperativa da due anni. A dare l’allarme sono stati gli stessi soci che il mattino successivo al loro arrivo hanno trovato un quadro di devastazione e diversi segnali minacciosi.
Da una prima ricostruzione ignoti si sono introdotti nei terreni aprendosi un varco nella recinzione, hanno poi forzato la porta scorrevole del capannone e messo a soqquadro l’interno. L’incursione ha portato al furto di un trattore con rimorchio, di una fresatrice, di una pompa irroratrice, di una saldatrice e di vari utensili. Sono stati trafugati anche mille litri di gasolio che il giorno precedente erano stati versati nella cisterna. Per abbattere il robusto cancello d’ingresso è stata usata la pala meccanica della cooperativa, poi abbandonata davanti al capannone.
Una furia distruttrice con annessi rituali e messaggi di intimidazione. All’ingresso del capannone sono state formate delle croci con due roncole e prima di battere in ritirata gli attentatori hanno scardinato la pesante porta e saldato il lucchetto. Un ulteriore “sfregio”, carico anch’esso di una valenza simbolica.

L’anno scorso bruciavano due campi di grano e la mietitrebbia fu sabotata poco prima della battitura. L’altra notizia è proprio di ieri:

È successo ieri, poco tempo dopo un altro atto doloso che ha colpito la cooperativa “Valle del Marro” in Calabria. Tagliati 700 dei 1000 germogli piantati nel vigneto che, da qualche mese, la cooperativa “Lavoro e non solo” coltivava a Monreale, in contrada Pietralunga, feudo dei Brusca.

Il terreno è stato confiscato al presunto mafioso Giovanni Simonetti, ed era stato assegnato alla coop “Lavoro e Non Solo”, che fa riferimento all’Arci e all’associazione Libera di don Luigi Ciotti.
“E’ in atto una controffensiva da parte delle organizzazioni mafiose – afferma in una nota don Luigi Ciotti, presidente di Libera – evidentemente preoccupate dai risultati che si stanno ottenendo nei campi della legalità.

Com’è facile scrivere la bella parola solidarietà così è difficile di vivere da vicino questi messaggi brutti e chiari. Auguri di coraggio ai ragazzi che ci lavorano.

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Foglie gialle ulivi

Visto che ben tre ieri si sono preoccupati dalle foglie gialle dell’olivo: E’ assolutamente normale, l’ulivo – ma anche il leccio – di maggio/giugno perde le foglie vecchie di un anno, e questi diventano gialle prima di cascare.

Nota: anche le piante sempreverdi devono cambiare le foglie almeno una volta all’anno

Uno del paese anni fa voleva pure ramarli dicendo che “Questo è malattia, vedi!“…

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Lavoro sprecato

Ecco, questo è la scienza da buttare perché si concentra ciecamente su una cosa sola senza una volta pensarci all’insieme. Il valore alimentare di un pomodoro così è vicino allo zero, poi il bilancio energetico meglio non guardare. Puro gioco inutile.

“In Sicilia stiamo sperimentando delle varietà di pomodori e altri ortaggi in grado di crescere in serre idroponiche a ciclo chiuso – spiega Iannetta – l’ortaggio non cresce più nella terra ma in una soluzione di acqua ed elementi nutritivi che viene continuamente riciclata. Si riesce a coltivare un chilo di pomodori con 15 litri d’acqua invece di 70”

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Anche questo

Il contadino non ricorda neanche quando ha comprato la sua ultima, ma qualcuno deve pure comprarle, visto che ci sono ancora nei scaffali dei supermercati. Quindi si prepari a vivere senza o pagarle molto di più:

Sopravviveranno le banane al picco del petrolio? Probabilmente no, perlomeno non nella forma di produzione agroindustriale di oggi. Siamo di fronte anche al picco delle banane!

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Bio per tutti

Nella catena “Salviamo il mondo” un anello indispensabile è il metodo con quale lavoriamo la terra; ora lodice anche la FAO:

L’agricoltura organica, quella che non usa fertilizzanti, pesticidi e Ogm, potrebbe soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale e aumentare la manodopera agricola del 30%.

Fin qui bene, ma il mondo rimane molto male ancora per i polli d’allevamento convenzionali: L’EU ha deciso che ci possono essere tenuti solo 33 kg di pollo per metro quadro (circa 20 esemplari adulti) – prima erano consentiti 40 kg. Ma ‘sta situatione riguarda solo 5 miliardi di polli ogni anno.

Un pollo bio Demeter tedesco deve avere 4mq per sé, invece.

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Formaggio no

formaggio.jpg

O almeno niente pubblicità per quel cibo dannosissimo alla salute dei pargoli:

I produttori di formaggio sono sul piede di guerra, dopo che l’ente britannico per la tutela degli alimenti ha inserito questo cibo tra quelli ai quali non è consentito fare pubblicità durante i programmi riservati all’infanzia (mettendolo sullo stesso piano di cibi a elevato contenuto di grassi e zucchero come merendine, cioccolata, bastoncini di pollo fritti).

A parte il fatto che è un ulteriore utilissimo contributo all’ondata di divieti (siamo tutti pecoroni da pascolare) che sta propagando è senz’altro anche un risultato eccellente dell’industria alimentare che è riuscito di produrre una cosa grassa bianca che con formaggio di una volta ha solo il nome in comune.

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Sentenza modella

I giudici americani fanno sul serio, spesso, mettendo in galera anche amministratori delegati ed altyri pesci grossi senza scrupoli. Ora pare che hanno semplicemente vietato di seminare una varietà di erba medica (=fieno, visitatissimo dalle api) geneticamente modificata.

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Pascolo vagante

Il contadino è affascinato dal mondo antico della pastorizia, scoperto tramite un commento al qui post sotto. Un gregge vero, non una trentina come qui. E le pecore più sono meglio si sentono. E spera solo che piova, per i pascoli soipratutto, non soloper le centrale idroelettriche.

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Siamo avanti

Oggi il contadino ha finito (quasi) la potatura degli ulivi e come tutti gli anni quando scende dalle piante o rama la vigna o prova se parte (parte) la BCS per tagliare il fieno. Solo che gli altri anni questo era intorno al dieci di maggio, vuol dire la natura è avanti di due settimane. Per fare un paragone: Nel 2003, l’annata della siccità e dei blackout d’aprile pioveva bene e l’otto c’era una bella gelata.

E l’alternanza degli ulivi pare sempre più accentuata, sarà certamente un anno magro, il 2007: Pocchissima migna.

Olio per anno:

2001: 291 kg
2002: 189 kg
2003: 90 kg
2004: 790 kg
2005: 245 kg
2006: 795 kg

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Giornalismo

E’ un doppio disastro, questo storia delle api che si smarriscono per colpa dei telefonini. Doppia perché i giornalisti, poverini, che come tutti noi non hanno mica più tempo per lavorare bene e copiano tutto senza consultare le fonti (e farsi anche un ragionamento: perché le api in America si smarriscono solo ora mentre i telefonini è un bel po che ci sono?).

Primo una piccola rassegna stampa poi si va allo studio famoso tedesco.

La Stampa:

Sono i telefonini a uccidere le api?

Non è ancora chiaro quali siano gli effetti dei telefonini sull’uomo. Ma per quanto riguarda le api, forse si può iniziare a parlare di sterminio di massa. E’ l’ipotesi formulata dai ricercatori dell’istituto di scienze naturali dell’università di Landau, secondo i quali le radiazioni emesse dai cellulari potrebbero essere le responsabili della progressiva moria nelle colonie di api che si sta verificando ormai in tutto il mondo (e per la quale è stata coniata la definizione “Colony Collapse Disorder”).

Gli studiosi dell’università tedesca hanno sottoposto alcune arnie alle radiazioni elettromagnetiche prodotte da dispositivi di telefonia mobile. In alcuni casi, fino al settanta per cento delle api uscite alla ricerca di polline non ha fatto più ritorno.

Il titolo senza congiuntivo del Corriere:Api disorientate dai telefonini

La nostra passione per la telefonia mobile potrebbe essere la causa della misteriosa scomparsa delle api impollinatrici.

L’Espresso urla:
Una strage di api, colpa dei cellulari

Poi non è che i blog sono meglio:

Le onde della telefonia cellulare rendono le api incapaci di ritrovare la strada di casa, portandole a morire lontano.
Questa teoria e’ stata sperimentata da una ricerca dell’università tedesca di Landau, in cerca della causa del Colony Collapse Disorder, ovvero della misteriosa epidemia che ha sterminato le api negli Stati Uniti e che comincia a far danni anche in Europa.
L’esperimento consisteva nel mettere un cellulare vicino ad un’arnia: le api se ne allontanavano senza fare ritorno, lasciando la regina e le operaie addette alle pulizie senza rifornimenti di cibo.

Allora, questi laborosi studiosi tedeschi, cosa hanno fatto davverò? Lo studio risale al 2006, il telefonino era una stazione base DECT (Thomson Deriva a 155) in standby, quindi un cordless. Hanno preso 15 api a arnia, li hanno marcati, portati lontano e lasciati andare, rigorosamente scientifico ma un po’ lontano dalla natura, visto che un terzo si è smarrito sempre: 293 api (63,0%) non esposte alle onde e 229 (49,2%) api irradiati ritrovarono l’arnia. Pare che nessuno ha letto neanche l’abstract in inglese (o solo per ricavarci la cifra di 70% delle api che non ritornano che spunta in qua e in là):

This presented data is based on earlier studies from 2005, which showed significant differences in returning for the radiated bees, in some cases up to 70% loss compared to the non-influenced ones.

Quindi questo era nello studio prima. Nella discussione finale gli autori dicono

Im Vergleich zur Pilotstudie fallen die Ergebnisse der Folgestudie uneindeutiger aus. Es kann allerdings wiederum ein deutlich überzufälliger Unterschied zwischen bestrahlten und unbestrahlten Völkern im Rückfindeverhalten beobachtet werden.

Paragonato allo studio preliminare i risultati sono meno evidenti, ma si si può constatare una differenza evidente “sovracasuale” (nel modo di ritornare tra le api irradiate e le altre.

Il giornale inglese L’Indipendent dal quale tutti hanno copiati (e tradotto male anche) pare più che altro indipendente dalla verità. L’autore dello studio è molto cauto su questi primi risultati e loro invece:

Scientists claim radiation from handsets are to blame for mysterious ‘colony collapse’ of bees
[…]
éNow a limited study at Landau University has found that bees refuse to return to their hives when mobile phones are placed nearby. Dr Jochen Kuhn, who carried it out, said this could provide a “hint” to a possible cause.

Dal inglese all’italiano “mobile phones” diventa “telefonino” invece del originale cordless. Ma la notizia “cordless ammazza api” sarebbe meno gustoso.

Fazit: Se molte delle notizie nascono con questo metodo la stampa e i telegiornali sono più fiction che realtà.

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Biip biip

E’ nata la seconda mandata di pulcini e il contadino naturalmente doveva farci pure un mp3 per il webduepuntozero.

PS: Giusto in tempo: Lo studio sui versi degli animali, percepito secondo la lingua. E http://www.eleceng.adelaide.edu.au/Personal/dabbott/animal.html la tabella. Il cane fa vuff ouah ouah wau wau gav gav woof-woof vau vau bau bau wan wan).

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