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Categoria: agricoltura

Il ritorno della metcalfa

metcalfa

Ieri il contadino ha rivista dopo tant’anni la metcalfa, quando puliva una macchia di rovi con il decespugliatore. Infatti sembrava già due mesi fa che forse quest’anno potrebbe rinascere un pochino.

Tant’anni fa di una domenica arrivò Ciro e diceva:

“Da me è tutto bianco, tutto tutto: le acacie, i rovi, la vigna, tutto!”

Ciro abita 10 chilometri da qui.

S’andava a vedere s’era bianca anche qui, ma non lo era. Ma l’anno prossimo (qui la mappa della invasione). Picchiavi su un cespuglio e si alzava una nuvola di questi cosi, ti s’infilavano negli orecchi e ti volavano intorno la testa. Tutta la vegetazione era coperta da una strato appiccicoso di melata, e dopo qualche settimana diventava anche nera dalla fumaggine. Gli unici che godevano erano le api e c’era chi diceva che erano proprio gli apicoltori a introdurla. Si diceva anche che al università di Siena studiavano un antagonista da introdurre mentre nei agriturimsmi davano insetticida alle siepi accanto alle piscine e consigliavano pure di trattare anche i margini dei boschi. E dicevano che potrebbe togliere fino 1° al vino. Ma questo era vera nulla.

Fatto sta che durava quattro o cinue anni poi sparì. Si vedevano nascere ma gli adulti alla fine non c’erano. Se era il risultato dell’azione scientifica o se la natura ha regolata la sovrappopolazione da sé chi lo sa (come quando hai un raffreddore e prendi la medicina: sai mica se saresti guarito anche senza, manca la controprova).

Ora vedremo, per le api una discreta presenza non sarebbe male: la loro stagione produttiva è ormai ridotta a due mesi.

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La battaglia persa

Il forocontadino lancia due iniziative popolari, una per l’introduzione della sovranità alimentare e l’altra per introdurre un referendum contro gli OGM.

Con la Legge per la Sovranità Alimentare i contadini e i loro alleati indicano alle istituzioni la strada per uscire dalla pesantissima crisi che sta investendo le campagne italiane. Nella legge si propone alle istituzioni di assumere i principi della sovranità alimentare come una delle chiavi possibili con cui affrontare il rilancio dell’agricoltura italiana, mettendo al centro gli interessi di chi lavora la terra e di chi consuma il cibo. La Legge per la Sovranità Alimentare , oltre che indicare principi, punta a realizzare spazi di partecipazione democratica con le Consulte per la Sovranità Alimentare e strumenti operativi nuovi come quelli contro il dumping, per promuovere il ciclo corto o l’Agenzia per la gestione dei beni comuni e le risorse naturali in agricoltura.

Purtroppo il contadino non crede che possa servire ad alcunché. E’ una bellissima idea, la sovranità alimentare, ma con l’attuale sistema economico di concorrenza e mercato in vigore significherebbe solo che i prezzi dei prodotti triplicano per forza per il consumente.

Un esempio per tutte: Circa dieci anni fa G.B. cominciò di importare dei manzi vivi dalla Francia, gli teneva una decina di giorni nella stalla e poi li mandò al macello. Fu l’inizio della fine di quasi tutti gli allevatori piccoli qui d’intorno. Ora vedi stalle costruite per 40 o 60 capi vuote, magari con due vitellini per autoconsumo in fondo. Se hai un vitello da vendere devi pregare in ginocchio che te lo pigliano, e ti danno meno che l’hai pagato un anno fa. E pure l’hai anche governato tutti giorni.

E non c’è legge che rimedia, quel treno s’è perso tanto tempo fa.

PS: Link aggiornati.

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Con i coldiretti

Hanno mandato una lettera e ieril’latro l’hanno pure chiamato per venire a Bologna, il contadino. E hanno ragione. Solo che lui tra tutte le mille cose dove non si sente nei panni suoi c’è anche la veste di manifestatore di piazza che scandisce slogan. Ma hanno tutte le ragioni di protestare, e anche i consumenti. Pare logico che quando si acquista un prodotto agroalimentare italiano che dentro ci sono anche ingredienti italiani, se si tratta di olio o di polpa di pomodoro. Invece no, nonostante la legge. Il mininstro si “scorda” ancora di emanare i decreti che lo rendono operativo.

Importiamo – ricorda il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – miliardi di litri di latte straniero che serve a fare formaggi venduti come made in Italy, mentre le importazioni di conserve di pomodoro dalla Cina nel primo trimestre di quest’anno sono aumentate del 150 per cento: e’ tutto prodotto che puo’ essere spacciato per italiano. Tutto cio’ – prosegue il rappresentante della Coldiretti – senza nessuna informazione per i consumatori perche’ il ministro De Castro non ha difeso adeguatamente a Bruxelles l’obbligo di indicare nell’etichetta dei prodotti trasformati l’origine del prodotto agricolo, sancito in Italia da una legge popolare con un milione e mezzo di firme. A questo si aggiunga l’importazione di prosciutti semilavorati che possono diventare falsi made in Italy, la possibilita’ di utilizzare segatura per invecchiare artificialmente il vino, il tentativo di aprire a coltivazioni Ogm prodotti tipici mediterranei, la mancata applicazione dei provvedimenti che permettono di produrre energia pulita dai campi, e tutta una serie di ritardi nell’attuazione di praticamente tutte le misure previste nella legge Finanziaria per il settore agricolo…

Mentre a Bruxelles sono dell’opinione che scrivere l’origine delle materie prime dei prodotti sia anticoncorrenziale. Sì. Te e i tuoi pensieri non contano, è il mercato e l’economia che conta.

(A propositi della segatura nel vino: Il contadino pensa che buttarci gli struccioli è forse meglio di tutte le altre tremila sostanze chimiche ammesse.)

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Un discorso da fieno

Si diceva che l’agricoltura è finito, ma il contadino purtroppo gioca sempre a fare il contadino anche se con fatica sempre più crescente, circondato da un lato dalle piscine e dall’altro da terra incolta o in mano ai contoterzisti. L’ultima tappa necessario per continuare a giocare era che si doveva comprare una pressa. Non è che costino tanto perché nessuno gli usa più e gli animali sono allo zoo. Ma.

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Per i non adetti al lavoro: Prima prima si tagliava l’erba medica, dopo due giorni si facevano le forcate, si rigiravano e quando era secco si mettevano sul carro e si portava nel fienile, bastavano i la frullana e i forconi. Poi arrivavano le falciatrici, il ranghinatore e la pressa, appunto. Molto meno gente a lavorare, meno fatica e un fieno un po’ meno profumato e più tritato. Questo processo per ora è fermo alla fase della pressa a rotoballe che pesano 4 quintali ogniuna quindi ti ci vuole anche la stalla che puoi entrare con trattore per portare il fieno alle bestie.

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Quando lui cominciava a giocare a contadino una parte del fieno lo faceva a forcate e fienile e faceva pure anche il pagliaio perché non c’era posto per tutto il fieno sotto tetto e nei campi dove poteva arrivare un trattore con la pressa si facevano le presse e c’erano quattro o cinque contadini che potevi chiamare e ti venivano a farle, queste presse. Per non parlare di poter offrire ai ospiti di dormire nel fienile, che è una cosa meravigliosa.

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Per farlo breve, quest’anno non si trova finalmente più nessuno che viene a pressare il fieno, quindi il contadino per poter fare le sue tre o quattrocento presse ha dovuto comprarsene una per sé. Una macchina sofisticatissima (pensate solo al fatto che fa un nodo nei due fili che legano le presse) che lavora otto ore l’anno.

Otto.

Per caso: Otto è anche il numero dei buchi/anni che fa un trapano in media (ce l’ahi, un trapano, vero?) Per dire, qui c’è qualcosa di organizzato veramente male. Comunque, ieri è andato bene e il secondo taglio del fieno è venuto bene, la pressa non ha fatto le bizze che diventa pure difficile di trovare ricambi e al contadino s’è levato un pensiero grosso. Per qualche annetto può continuare a fare il fieno con macchine che hanno la sua età.

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La fine dell’agricoltura

La notizia buona è che quest’aironi guardabuoi arrivati da recente qui guardana anche i trattori quando falciano il fieno o coltrano: c’è sempre da beccare qualcosa.

Quella brutta è che l’agricoltura italiana è finita e nessuno ci fa caso. Parlando ieri con L. (che falciava il fieno sulla foto e mica con una BCS) è venuto fuori lo stesso discorso. Il fieno non lo vuole più nessuno, c’era uno con 1500 bufali a Salerno che diceva di mandare il camion: mai visto, ‘sto camion, sicché lo disfarà i prati e farà forse grano, almeno si batte e si vende per il prezzo che c’è e via. Mettere gli animali da ingrasso non gli vendi ugualmente, i commercianti ti danno così poco che non fai neanche pari con le spese e i privati preferiscono di comprare poco alla volta nei supermercati. Nelle stalle grandi per 60 capi o più vedi giusto giusto due vitelli in fondo infondo che finiranno nel congelatore del (ex-)allevatore e dei suoi familiari. Senza animali butti via tutto l’erba dei prati e dei pascoli e la terra dei campi non vede mai più dell’letame. Puoi andare da qui a Firenze senza incontrare una sola mucca.

Sì, il vino Doc pare che va la Toscana è piena di vigne moderene, ma questo assomiglia più a una produzione industriale che a una cultura della terra.

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We are only in it for the money

Il contadino apprende che starebbe per aprire il bando per accedere ai contributi per il biologico (piano sviluppo rurale Toscana: allevamenti dianimali in via d’estinzione e agricoltura biologica) per chi ancora non è inserito nel fiume della manna.

Due le novità: meno quadrini e l’obbligo di analisi del terreno, l’ultima fa parte del concetto ormai consolidato di ammazzamiamo i piccoli. Quindi è il momento giusto per lanciarsi nell’impresa di aprire – no, non una azienda bio, un laboratorio chimico.

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Sorpresina

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Ieri il contadino accomodava i tralci nella vigna dopo questi giorni di acqua (è cascata tanta) e vento. E l’acqua veniva mescolata alla grandine, per qualche minuto e la San Giovese ora da una parte è così.

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Piogge

Eravamo rimasti che c’era una siccità tremenda in Australia e che il premier ha detto che rimane solo pregare. Pare che abbia funzionata bene:

Che il tempo sia bello o brutto è sempre molto relativo quando si parla di commodity agricole. L’Australia sta attraversando un periodo di forti piogge e questo sta ponendo le basi per un possibile record nel raccolto del frumento. L’Australia è il terzo maggiore esportatore al mondo di frumento. La sua produzione era stata fortemente danneggiata l’anno scorso a causa di una forte siccità; ora le intense piogge di questi giorni stanno convincendo i contadini a piantare sempre di più. Le zone maggiormente battute dalla pioggia sono quelle del Queensland e del New South Wales.

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Ultimatum a Sarkozy

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In Francia scherzano poco quando si tratta di difendere certi gruppi di lavoratori, in barba alla globalizzazione, il WTO e le belle belle regole dell’economia moderna. Attualmente in rivolta sono i viticoltori delle zone di Montpellier, Nimes und Narbonnes. In un video trasmessa da France3 persone mummificate pongono un ultimatum di un mese a Sarkozy per migliorare la situatione dei viticoltori (=aumentare i prezzi e dare sussidi) senno lui sarebbe responsabile di quel che succederà nelle azioni, morti compresi:

“Vignerons, nous vous appelons à vous révolter. Nous sommes au point de non retour. Soyez les dignes représentants des révoltes de 1907 où déjà certains sont morts pour permettre aux générations futurs de pouvoir vivre de leur labeur. Faisons en sorte que nos enfants puissent connaître la viticulture”, a encore déclaré le [tag]CRAV[/tag] (Comité régional d´action viticole.

In precedenza usavano per esempio di versare tonnelate di vino di importazione (italiano, spagnolo e cileno) dai depositi. Poco amichevoli certi commenti americani, mentre qui l’uva ha allegata bene e ce n’è anche tanta.

These incompetent wannabe winegrowers and thugs can’t even light their own threatening video sufficiently. What makes them think that state subsidization of a business model so thoroughly out of whack with the realities of the current day wine market is going to in any way preserve their selfish “way of life” or allow their children to “know what it is to make wine”

Naturalmente bisognerebbe avere anche una opinione al riguardo; il contadino pensa che il problema è molto grave come sempre con i prezzi ridicoli pagati ai suoi simili ma che così non risolve nulla ma nulla anzì e l’introduzione del reddito di cittadinanza attuenerebbe di molto minacce esistenziali per i coltivatori come questa del vino (questo tipo di vino) che non va.

[via DrinkTank (tedesco)]

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Ogm random

Greenpeace ha fatto bene di analizzare 600 campioni del mais geneticamente modificato della Monsanto MON810 coltivati su 3492 ettari (il 0,21% di tutta la superficie a granturco in Germania).

“Il contenuto di veleno nelle singole piante oscillava fino al fattore 100. Si dimostra ancora una volta quanto è imprevedibile questa tecnologia” dice Christoph Then, esperte di Greenpeace.

Notizie come questa fanno crollare il valore delle azioni…

Approfondimenti su Blogeko

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