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Categoria: agricoltura

Set aside del set aside

Un terreno agricolo incolto è una cosa brutta come una casa abbandonata, né natura pura né campo né prato, una offesa per la natura. Se scappa un fuoco l’attraversa come nulla, con tutte le erbacce secche. Va solo bene per mezz’anno dopo il raccolto. L’introduzione del set aside obbligatorio rivelava tutta la perversione del agricoltura industriale: da una parte si fa del tutto per produrre di più sfruttando terre e animali al massimo e poi si deve mettere fuori produzione la terra per salvare i prezzi mentre ogni giorno muoiono nel mondo centomila persone di fame e si importa il mangime per la nostra carne da dove costa meno pagando contributi per le terre a riposo qui.

Ora con le scorte di cereali ai minimi storici si può ricoltivarlo, il terreno a riposo, si conta di raccogliere 10 milioni di tonnellate in Europa – se la stagione viene a modo. Da un calcolo casalingo-rurale questoicorrisponde una superficie di circa 2 milioni di ettari lasciato improduttivo.

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Wifi no bis

Il contadino ha parlato male del wifi come lo fa pure il governo tedesco e nei commenti veniva chiesto come reagirebbero le api. Ieri c’era l’apicoltore qui (che sta facendo una lotta molta seria e impegnativa contro la varroa di questi tempi, chi dorme ora si trova senza api la prossima primavera) e si ragionava di questo.
Lui un test involontario l’aveva fatto una volta: Portava i bozzoli delle regine nuove nel suo capello e li metteva sopra il cellulare in macchina, sul sedile accanto. Normalmente ne nascono circa l’80%, da quelle sono nate invece neanche il 50%.

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Ambiente condita

Il quadro dei veleni usati in agricoltura disegnato dall’ISTAT:

La coltivazione del melo, come detto, è quella sulla quale viene effettuato il maggior numero di interventi e sono i trattamenti a base di insetticidi quelli più utilizzati per i quali si impiegano 32,6 chilogrammi di sostanze attive distribuite in 3,1 interventi per ettaro.

Che è la coltura del melo che richiede più fitofarmaci non è mica un gran sorpresa. Hai un melo in giardino? Tutte bacate, vero? Ora sarebbe molto facile di imprecare su ‘sti agricoltori spruzzaveleni, ma secondo il contadino è il consumente quello che decide: se vuole frutta grossa, perfetta che costa poca o se cerca la frutta, la pasta e la verdura biologica e se non la trova compra il meno possibile e chiede al venditore di offrirlo in futuro. Tutto lì, non dire che non si può far nulla.

[via sanablog]

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Vendemmia

uva da vin santo
Ieri ha piovuto (anche tanto), oggi pomeriggio il contadino ha aiutato a fare il scelto per il vin santo* da vicini e domani si comincia a cogliere l’uva sul poderino qui.

*) Ci sono due tipi di vin santo: uno fatto “alla vendemmia” con zucchero e uva secca se fatto in casa e l’laltro più impegnativo; si appende l’uva e si strizza anche dopo natale, si mette in caratelli (piccole botte in legno) posti in soffittominimo tre anni.

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Aggiornamenti agricoli

Prima deve piovere, poi si potrebbe anche vendemmiare. E’ andata bene per più di vent’anni, andrà bene anche questa volta: la speranza è l’ultima a morire. Che le olive non ci sono e che quelli che ci sono soffrono di una attacco tremendo della mosca s’è già detto. Ora il contadino ha appreso che altri sono già al quarto trattamento con Rogor (sostanza molta simpatica che tra altro ha aumentato la mortalità a Massa dopo l’incidente; tempo di carenza 40 giorni) e forse non basta neanche, dicono. L’olio convenzionale toscana annata 2007 è poco raccomandabile, quindi.

Un altro evento abbastanza impressionante era che una pecora vecchia diventava cieca una sera: non trovava quasi più il gregge, cascava nei fossi, picchiava contro gli altri, sbagliava i viottoli, bisognava aiutarla e accompagnarla.

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Cifre

Per eliminare 205’000 mila anatre ci vogliono 60 ore ma pensano di lavorare 5 o 6 giorni perché non vanno a diritto; la potenza elettrica dell’impianto elettrico del podere è troppa poca e quindi hanno portato un generatore per l’impianto di elettroshock mobile; capacità di 3000anatre/ora, ma rimane incerto se si possono anche catturare in questa velocità. 40 addetti dell’allevamento e veterinari pubblici fanno questo lavoro; i camion con le carcasse devono essere disinfettati in una tenda: altre 80 persone tra istituto tecnico, croce rossa (?!?) e pompieri.
.
Qualcheduno degli animali erano positivi al test: avavano anticorpi contro l’aviaria H5N1. Ma non c’è alcuna indicazione che si tratta della forma altamente contagiosa. Fine agosto la stessa industria doveva già eliminare 166.560 anatre: pesta.

[fonte Radio Bavaria]

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Pioverà in Australia?

Che il prezzo del pane aumenterà s’è gia ipotetizzato qui. Ora le previsioni per le scorte mondiali del grano sembrano pure peggiorate:

Il raccolto australiano è infatti in grave pericolo per la mancanza della pioggia che dovrebbe essere abbondante all’inizio del mese di settembre. La quantità di frumento raccolto potrebbe essere più bassa di 2 milioni di tonnellate rispetto anche alle previsioni più pessimiste.

Se il raccolto dovesse rispettare queste previsioni funeste le scorte non sarebbero abbastanza per rispondere alla domanda mondiale di frumento. A causa anche del pessimo tempo tra Europa e Stati Uniti, il Dipartimento americano dell’Agricoltura ha previsto che le scorte mondiali di frumento caleranno a 114,8 milioni di tonnellate per la fine dell’anno di compra-vendita 2007/08, il valore più basso in 26 anni.

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Chi è senza peccato…

Che i pesticidi sono sostanze un po’ difficile si capisce subito se si sa che originano dai gas nervini. Una volta finita la guerra qualcosa bisognava pure far con i veleni sviluppati come armi: diserbanti, insetticidi e fungicidi per uso domestico ed agricolo. Secondo Francesco Panella, presidente dell’Unaapi (Unione nazionale associazione apicoltori italiani) c’era una strage di ape questa primavera per colpa della concia del seme di mais.

Ed ecco la dinamica della strage, così come la ricostruisce Panella. Il mais, insieme al grano, sta diventando sempre più redditizio, e dunque per i contadini che praticano l’agricoltura convenzionale “è diventato conveniente cercare di ottenere rese maggiori conciando le sementi con i neo nicotinoidi, che sono principi attivi neurotossici. Quest’anno fino a giugno c’è stata una siccità inusuale, e le seminatrici pneumatiche hanno sollevato e sparso la polvere contaminata con cui sono stati conciati i semi. Sempre per la siccità, le api si sono abbeverate con la rugiada, a sua volta contaminata dalla polvere”. E sono morte.

Se è vero (e qui qualche perplessità c’è, per esempio che nessun contadino concia il seme da sé, se la comprano belle pronto dalla Monsanto e compagni; su campi nudi di terra non c’è mai una sola goccia di guazza, quella la prendono sull’erba e sarebbe interessante da sapere se la concia ha cambiata rispetto agli anni precedenti) è grave sì. Ma gli apicoltori sono uguali ai coltivatori: costretti dal sistema a produrre sempre rese maggiori per campare usa(va)no veleni a tutto spiano anche loro (Anni di lotta alla varroa hanno accumulato nei fogli cerei residui di amitraz, fluvalinate e coumaphos: sono le molecole dei principali prodotti utilizzati, che oltretutto essendo alcuni liposolubili si trovano anche bene nella cera e possono persistere per anni), basta chiedere ai apicoltori convenzionali cosa spruzzano dentro le casette contro la varroa per esempio e quanti antibiotici pure.

Quindi piano con le accuse per favore. Se da una parte i campi sono pieno di veleni dall’altra parte le api sono molto indebolite anche loro dai loro allevatori. Steiner disse cento anni fa se gli apicoltori continuerebbe così con la selezione (incrociando le api con regine asiatiche per esempio) tra cent’anni non ci sarebbero più ape.

Se si vuole un colpevole ii tutti modi: è l’idea fatale umana di crescita quantitiva. Sempre di più, sempre più veloce senza avere una vista dell’insieme, delle connessioni.

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Aumenta il prezzo del pane

Per i contadini che vedevano il prezzo del grano fermo alle stesse cifre da 50 anni il raddoppio del prezzo (da €18 a €36/quintale) è una bella cosa, per i consumenti un po’ meno. Ma se fai un conto veloce: per fare un chilo di pane basta meno di un chilo di grano.. Quindi la parte del prezzo che va ai coltivatori è qualcosa come 25 centesimi per un chilo di pane. L’aumento pare certo:

Record per i prezzi del frumento che sono saliti su tutti i mercati globali, portando col grande rialzo anche la minaccia di un aumento nei prezzi del pane.Causa primaria di questo rialzo è stato il brutto tempo nelle aree chiave di produzione del grano, come il Canada e alcune parti dell’Europa. La riduzione dei raccolti ha di conseguenza limitato le provviste facendo salire la paura si un ammanco per le scorte future e dunque un aumento improvviso della domanda in particolare nelle economie emergenti come l’India. [… ]
Secondo le previsioni ufficiali degli Stati Uniti le riserve di frumento globali scivoleranno ai loro minimi livelli dagli ultimi 26 anni.

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Senza lavoro

…rimane il contadino. B. ha definitamente abbandonato la coltura del tabacco, era rimasto l’ultimo qui. E a pensare come questa zona era ricca di questa coltura, ogni duecento metri c’è una tabbaccaia e vent’anni fa c’erano 4 o 5 contadini che lo coltivavano. I tempi cambiano e noi con loro per forza a volta; al sottoscritto piacevano molto quei due mesi tra campo e forno.

Ma il peggio sono le olive.
mosca dell’olivo

Woody Allen:

“Qui il mangiare fa veramente schifo!”
“Vero, e ti danno pure porzioni così piccoli…”

Contadino: “le olive quest’anno non ci sono; e sono anche tutte bacate.”

Ormai è certo: Un mese fa deve essere stato un volo tremendo della mosca. Per le trappole è ormai tardi e non valeva la spesa comunque, con poca carica dappertutto. Non si sa neanche se si colgono, a questo punto. Mai visto un attacco così presto, se va avanti normalmente dovrebbero essere rovinati tutti metà ottobre.

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Vogliamo miracoli subito invece

Nel paese delle polemiche l’Espresso deve titolare:

Bio non fa miracoli

I prodotti biologici sono pieni di grassi e additivi, zuccheri e sali. Spesso sono meno salutari di quelli industriali. Ecco le prove

Con diritto uguale il contadino potrebbe titolare:

Gli settimanali non fanno miracoli

I prodotti editoriali sono piene di luoghi comuni, distorsioni della realtà e polemiche inutili e dannose. Spesso sono meno corretti…

Non esistono “i prodotti biologici”; esistono prodotti che corrispondono a) ad una normativa e b) alla richieste del mercato e (forse) c) che sono nati da ideali.

L’articolo poi non è così male, dicendo che comprare bio fa bene senz’altro all’ambiente ma non è detto (e provato scientificamente) che è anche più salutare. MA al contadino facevano sempre ridere un po’ quelli che girano e rigirano delle molecule, gli oli insaturi e i radicali liberi per poter esprimere un giudizio sulla qualità di un alimento, quantificando delle sostanza isolate.

La qualità non si può misurare bene scientificamente; e un insieme di fattori e forze che sono di più della somma di ingredienti.

Se ne parla anche su blogeko, ecoblog e Greenplanet.

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A proposito di incendi

Con quella pioggerella qua fuori non è certo facile di immaginarsi gli incendi. Ma due cose il contadino lo vorrebbe dire lo stesso, visto che si fa un gran parlare di misure, di più soldi per la prevenzione; ha sentito pure parlare di un miliardo da inserire nella finanziaria prossima.

E’ successo una sera di agosto, più di dieci anni fa. Lui era a pulire l’erba secca sotto gli ulivi e a un certo punto vide una colonna di fumo. “Sarà mica il fiorentino a bruciare erba tagliata sulla strada davanti casa sua? Se sì è malato di mente sodo” , si diceva. Da dov’era vedeva male e aveva solo le forbici e una falce con sé. Corse a casa, e dalla stalla vedeva bene invece: era il ciglione in fiamme, alte quasi come i cipressi accanto.  Prese il motocoltivatore, buttò sopra una zappa, la roncola e una pala e partiva a tutta palla (non avevano pure il telefono in casa a questi tempi ttranquilli e felici). Per farla breve: e riuscito a spegnere le fiamme che, spinte da un marino leggero verso una pineta, mangiavano l’erba secca sul ciglione sotto la casa. Sopra c’erano quattro fila d’uva fresate: poteva buttare terra sul fuoco che avanzava e in  cinque minuti era spento tutto.

Siccome questa casa si vedeva bene dal paese e pure dallo stradone pensava di incontrare i pompieri che sicuramente erano stati avvisati da qualcuno. Invece niente. Nessuno ha visto il fuoco e il fumo, alle otto di sera di quell’agosto.

Morale uno: Una campagna pulita brucia male mentre campi abbandonati (“in riposo”…), stoppie non lavorati, uliveti lasciati sodo (o solo con l’erba trinciato tra le piante) non sono certo una barriera per le fiamme.

Morale due: Una campagna abitata e vissuta brucia male anche quella; gente che sta in ville dietro siepi non vedono bene.

Detto questo il problema è lo stesso come in caso contrario, quello delle frane e allagamenti: l’abbandono delle terre. E visto che non è facile di porre rimedio l’unica cosa forse sarebbe di usare le tecnologie satellitare un po’ meno per scopi militari e un po’ di più per individuare in automatico gli incendi appena nati e di avere mezzi e forze d’intervento rapidi e ben distribuiti sul territorio. Magari inserendo (e pagando) gli agricoltori per tenersi pronti.

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