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Categoria: agricoltura

Olio amaro

Bel articolo sull’obbligho (forse finto) di indicare la provenienza delle olive (il contadino ne ha parlato qui)

Come fa una norma a entrare realmente in vigore se neanche il Ministro che l’ha firmata ci crede davvero?

[via il cuore è una frattaglia – un saluto!]

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Cercasi foto

pastore
Se in fondo di un cassetto hai delle foto simile a questo fatti vivo qua:

Ho bisogno del vostro aiuto. Mi sto occupando di un capitolo relativo all’allevamento (qualsiasi tipo, dagli animali da cortile ai bachi da seta, dalle vacche ai cavalli da tiro, dall’alpeggio all’allevamento delle api…) in un’enciclopedia sul mondo contadino piemontese che uscirà nel 2008 per conto dell’editore Bonechi. Il periodo di riferimento è il passato, dal 1950-60… indietro.

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Italia – Europa

La norma che prevede l’indicazione della provenienza delle olive in etichetta delle bottiglie d’olio l’Italia potrebbe andare incontro ad una procedura d’infrazione comunitaria:

…è anche un coraggioso intervento nei confronti della Commissione Ue, che ha dichiarato inammissibile la norma sull’etichettatura d’origine dell’olio d’oliva, rifiutandone l’interpretazione come norma tecnica e quindi respingendo una normativa nazionale su una materia regolata dall’Unione.

Norme così sì sono anche anticoncorrenziale, ovviamente…

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Quando non c’è non c’è

Oggi i vicini erano al frantoio con mezze olive loro e mezze del contadino. Resa 11% e questo è l’ultimo post sulle olive di quest’annata, promesso.

PS: Sempre in termini di resa: La parola più brutta sentita oggi (e molto significativa per il pensiero odierno) era rendimento scolastico. Vuoi che il tuo figlio rende di più?

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Il mondo cambia

Lo si capisce quando il treno in Svizzera è in ritardo di 50 minuti e dopo in Germania s’imbatte nello sciopero selvaggio.

Lo si capisce quando i pomi davanti casa “maturano” ora (di solito sono duri e arancioni di dicembre, ora sono arancio e si disfanno da sé).

E si capisce sopratutto quando cogli le mignole il 17 di ottobre (una volta gli coglievano di febbraio). La vicina ha comprato l’intero raccolto olive 2007; il contadino di principio non voleva neanche coglierle. 120 kg.

Ma dicono che il mondo avrebbe cambiato da quando esiste, quindi non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto. Se piove nei prossimi due mesi.

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Finalmente…

si può saperlo, dove sono cresciuti le olive :

“Di fatto, oltre la metà dell’olio “italiano” venduto sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – è spremuto da olive di cui non si conosce la provenienza che, grazie al provvedimento, dovrà invece essere indicata in etichetta per fare finalmente chiarezza e consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli.
Il decreto – riferisce la Coldiretti – prevede che sulle confezioni di olio d’oliva vergine ed extravergine siano indicati obbligatoriamente lo Stato nel quale le olive sono state raccolte e dove si trova il frantoio in cui è stato estratto l’olio. Se le olive sono state prodotte in più paesi, questi andranno tutti indicati. Per i trasgressori – conclude la Coldiretti – sono previste multe fino a 9.500 euro”.

[PS: Oggi è il blog action day: tutti scrivono qualcosa sul ambiente. Visto che il contadino lo fa spesso oggi si limita di proporti di chiudere il rubinetto mentre spazzoli i tuoi denti.]

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Niente olio

olive raccolta 2007

Ormai il contadino si è deciso di non raccogliere le poche olive quest’anno. E’ la prima volta in vent’anni che non si fa l’olio qui, – una situazione alquanto strano per uno che dell’olivicoltura si è fatto una ragion d’essere. Meno male che dell’anno scorso sono rimaste ancora un quintale e mezzo. Ora con tutto questo parlare di slow food, Igt, prodotti genuini locali e così via il contadino vorrebbe sapere se in Toscana qualcuno ha un raccolto quest’anno. Qui intorno (Montaione -San Miniato) conosce solo due oliveti (giovani) dove qualcosina c’è (a forza di Rogor) mentre uno diceva che a Buti le olive ci sono.

Notizie da altri posti? E se l’olio toscano famoso non c’è quest’anno: ne parleranno i media?

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Sostegno ideale

Non si realizzerà mai, ma il contadino sostiene la moratoria:

Secondo Ziegler, questo tipo di combustibile deve essere prodotto a partire da piante non alimentari, rifiuti agricoli e avanzi vegetali, invece che da colture alimentari. Ciò permetterebbe di evitare aumenti massicci del prezzo dei cereali, che aggravano la fame nel mondo, ha ribadito il relatore.

Egli ha sottolineato che per fare il pieno di 50 litri di biocarburante in un’automobile sono necessari circa 200 chili di mais, una quantità che permette di sfamare una persona per un anno intero.

Oltre a Brasile e Stati Uniti – principali paesi produttori – Ziegler ha criticato l’Unione europea che ha fissato al 5,75% la quota di agrocarburanti nell’energia utilizzata per i trasporti fino al 2010 (10% fino al 2020).

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RaiTV sulla lotta contadina in Sardegna

Del fallimento del sistema il contadino aveva parlato brevemente già qui, e se ne parla di più su Greenplanet

Per chi soffre di banda larga ecco un link al servizio della Rai di ieri. Gianni Fabbris nalla mailing list di altragricoltura:

P.s.: quando la Rai ha mandato in onda il servizio, la sala del Comune di Decimoputzu era piena. C’erano due presidenti di provincia e numerosi sindaci in riunione con i contadini in lotta. Hanno visto il servizio su un televisore montato nella sala. La sensazione dei contadini, ma anche di quei rappresentanti delle istituzioni, è stata unanime: si sono sentiti meno soli, meno abbandonati a vivere il dramma dei debiti nella vergogna e l’isolamento. Forse incomincia a passare l’idea che loro i debiti non li hanno fatti perché sono incapaci di gestire l’azienda ma, se fallimento è, è di un intero sistema e, dunque, può e deve essere affrontato per il grande problema sociale che è.

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Ogm-free ti fa diventare vegan

L’idea di avere l’agricoltura europea libera di piante geneticamente modificato ha il pieno sostegno non solo del contadino e quindi si mette volentieri in evidenza il link alla petizione segnalato nei commenti giorni fa. Ma attenzione, se ti piace la carne economica “italiana” (con mangimi d’importazione…) potresti fare un autogol, sottoscrivendola. Citazione di un pdf da Agronews:

Ricordo che siamo costretti a importare quasi il 50% dei cereali. Tanto per essere chiari, allo stato attuale per l’industria mangimistica italiana è impossibile produrre senza ogm. Questo vale anche per le nostre cosiddette filiere della dop. Basti pensare che oggi la principale fonte proteica nell’alimentazione zootecnica è la farina di soia che nel nostro Paese ha una quota di importazione superiore al 90%.[…]
In sostanza, quali ripercussioni pratiche vi potrebbero essere dalla tolleranza zero nei confronti degli ogm?
Nel peggiore scenario ipotizzato dalla Commissione, l’Europa potrebbe dover fron-
teggiare un deficit di importazioni di circa 32 milioni di tonnellate di soia, di cui solo il
20% potrebbe essere sanato aumentando le produzioni all’interno dell’Ue. Entro il 2010, quindi, secondo questo rapporto, se si mantenesse questa posizione totalmente intransigente si arriverebbe a una riduzione della produzione suina del 35% con l’Ue che diventerebbe un importatore netto di carne di maiale; per la carne di manzo arriveremmo a importazioni quadruplicate, esportazioni ridotte a zero e forte incremento del prezzo della carne; per le carni avicole si avrebbe una riduzione della produzioni del 44% e un forte aumento delle importazioni a fronte di un
export ridotto a zero.

E il contadino scommette che dovessi uscire negli USA un farmaco contro il cancro grazie ad una pianta OGM tanti firmatari della petizione segnalato di sopra lo vorrebbero importarlo senza scrupoli.

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La vendemmia è finita

Finita quella sul podere del contadino, 55 quintali raccolte rigorosamente in famiglia (niente rischio di multe salate per l’amico che t’aiuta…), quella nell’azienda sulla collina di fronte, 15 persone per una settimana, tutte assicurate compreso il contadino. E’ finita sopratutto è anche la vendemmia in questo stile con le bigonce e tanta gente con le forbici tra i magoli (magoli è un sinonimo di proda) che chiacherano, sudano, bestemmiano, si innamorano e si stancano.

Ieri l’altro sul podere qui di sotto per la prima volta nella sua vita ha visto in azione una vendemmiatrice (questa qui).

“Che ti sembra, può andare?” faceva l’operatore al contadino che stava guardando l’uva nel carrellone: solo chicchi pulita e neanche tanto spaccati. Può andare, sì. Un uomo solo che vendemmia due ettari in neanche un giorno, la proda che trema come fosse un terremoto in giro con la macchina ancora lontano, i pali di ferro, un trattore cingolato di 100 cavalli che tira la macchina. Diceva che farebbe il lavoro di 45 persone, sarà un po’ esagerato, ma trenta sì. E la vendemmia costerebbe la metà. Diceva che lavora bene anche nelle vigne vecchie, se uno raddrizza i pali e l’ha in mente quando pota e lega.
E anche lui ha delle vigne, 9 ettari, e dei vecchietti di ottant’anni che usavano di fare la vendemmia né sarebbe rimasto solo uno, non si trova più gente a vendemmiare, così l’anno scorso comprò la macchina e ora più che ci lavora più che si diverte, diceva.

Si vedeva che l’amava.

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Sardegna, sciopero di fame

Il beneficio tardivo dei finanziamenti agevolati per costruire serre e passare all’orticoltura intensiva nei lontani anni ottanta:

All’asta per insolvenza 5 mila aziende agricole sarde che hanno utilizzato finanziamenti agevolati regionali per convertirsi all’orticoltura. Sembra assurda e incredibile la storia delle 5 mila aziende agricole sarde che vengono messe all’asta perché soffocate dai debiti nati dai finanziamenti agevolati regionali: ragion per cui oggi, martedì, a Decimoputzu, in provincia di Cagliari, i contadini cominciano lo sciopero della fame.

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