Dunque: settimana scorso il contadino e il wwoofer hanno tagliato il bosco. Ma mica un bosco ceduo qualsiasi, era la metà di un bosco nuovo di zecca, con tutte piante mai tagliate nate sulla terra abbandonata anni sessanta.
Per chi ha l’occhio qui sopra si vede ancora il pioppo potato per fare da palo per le vite sul ciglione (qui il borniello – che sarebbe il frassino – lo chiamano pioppo mentre il pioppo lo chiamano albero, vai te a capire i contadini)
E a pensare quanta fatica avranno messo centinai di anni fa per creare le terrazze e renderla arabile, togliendo le scerpe delle querce, lecci e carpini che adesso sono tornati vigorosi. Sotto un relitto agrario-archeologico: i resti di un sacco di concime, probabilmente (che i mezzadri non erano molto dietro a fare la raccolta differnziata: o buttare o bruciare):
Alla fine il bosco si presenta così, si toglie il disturbo e si ritorna tra altri venti-venticinque anni. Fatto anche quest’ultima (o prima) raccolta dell’anno. Poi c’era quel olivo semisecco che stava su un cuccuzzolo di tufo e non cresceva, non si potava mai e non si raccolse pure mai nulla, quindi il contadino lo sta trasformando in taglierini:
Per concludere: visto che parte la primavera e che ci sarebbe da fare così tanto tipo legare la vigna, coltrare per l’erba medica, potare gli ulivi, fare l’orto e mille altre cose il contadino prende l’unica decisione possibile: andare via, andare magari a Roma là ci dovrebbe essere qualcosa che chiamano traffico che si muove lungo le strade e le case avrebbero molti piani. Domani va a vedere.