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Categoria: agricoltura

Le leggende smantellate

Forse a qualcuno il nome di Percy Schmeiser dice qualcosa. Non era quel povero contadino che combatteva contro la Monsanto perché aveva la sua terra infestata da OGM?

La verità è meno romantica:

“Mr. Schmeiser si è lamentato che le piante, originariamente, sono arrivate sul suo campo senza il suo intervento. Tuttavia egli non ha spiegato per nulla perché ha spruzzato il Roundup per isolare le piante Roundup Ready trovate sul suo campo, perché ha coltivato e raccolto le piante, salvato e isolato i semi, perché li ha piantati successivamente e come ha fatto a finire con 1030 acri di colza Roundup Ready, che gli sarebbero altrimenti costati $15000”

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Da bosco a campi a bosco a Roma

inizio

Dunque: settimana scorso il contadino e il wwoofer hanno tagliato il bosco. Ma mica un bosco ceduo qualsiasi, era la metà di un bosco nuovo di zecca, con tutte piante mai tagliate nate sulla terra abbandonata anni sessanta.

pioppo con uva

Per chi ha l’occhio qui sopra si vede ancora il pioppo potato per fare da palo per le vite sul ciglione (qui il borniello – che sarebbe il frassino – lo chiamano pioppo mentre il pioppo lo chiamano albero, vai te a capire i contadini)

borniello o frassino potato

campo

E a pensare quanta fatica avranno messo centinai di anni fa per creare le terrazze e renderla arabile, togliendo le scerpe delle querce, lecci e carpini che adesso sono tornati vigorosi. Sotto un relitto agrario-archeologico: i resti di un sacco di concime, probabilmente (che i mezzadri non erano molto dietro a fare la raccolta differnziata: o buttare o bruciare):

balla di concime

Alla fine il bosco si presenta così, si toglie il disturbo e si ritorna tra altri venti-venticinque anni. Fatto anche quest’ultima (o prima) raccolta dell’anno. Poi c’era quel olivo semisecco che stava su un cuccuzzolo di tufo e non cresceva, non si potava mai e non si raccolse pure mai nulla, quindi il contadino lo sta trasformando in taglierini:

alla fine

Per concludere: visto che parte la primavera e che ci sarebbe da fare così tanto tipo legare la vigna, coltrare per l’erba medica, potare gli ulivi, fare l’orto e mille altre cose il contadino prende l’unica decisione possibile: andare via, andare magari a Roma là ci dovrebbe essere qualcosa che chiamano traffico che si muove lungo le strade e le case avrebbero molti piani. Domani va a vedere.

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Le realtà degli asini

musa martina franca

Masseria Russoli:
E’ circondata da un paesaggio segnato da caratteristici muretti a secco, mandorleti, trulli isolati e da una miriade di arbusti di corbezzolo, chiamati localmeti russoli, da cui prende il nome.
In questa bella costruzione rimaneggiata del Settecento, il corpo forestale dello stato gestisce l’oasi ecologica che la regione Puglia ha istituito per salvare dall’estinzione la singolare razza asinina pura di Martina Franca.
Questo allevamento, considerato il piu’ importante della Puglia, è costituito da circa un centinaio di capi. Si possono ammirare asini di taglia molto grande e dal mantello baio scurissimo, che si trovano esclusivamente qui e sono coinsiderati i migliori al mondo per la produzione di muli.

Bello, vero? Purtroppo sembra che le realtà di questa impresa statale è ben diversa, tra incapacità gestionali e le idee che il privato fa tutto meglio (specialmente se non si controlla):

“Se continua così gli asini muoiono tutti”. Questa preoccupata considerazione è di due lavoratori dell’azienda Russoli. L’hanno riportata al loro avvocato che a sua volta l’ha girata al cronista. I due lavoratori, marito e moglie, hanno portato in tribunale la Regione Puglia; il loro legale, il martinese Francesco Terruli, ha chiesto all’autorità giudiziaria un provvedimento d’urgenza per questa vertenza di lavoro. Se ne discuterà lunedì prossimo 23 febbraio. Non percepiscono lo stipendio, i due lavoratori, dal gennaio 2008. In totale, si va dunque oltre i 20 mila euro.

Il contadino ringrazia il lettore che l’ha segnalata la triste faccenda e riporta qui tre indirizzi email tra quelle segnalate, che forse l’uno o l’altro si sente di scrivere. Sulla foto Musa, anni cinque.

urp@politicheagricole.gov.it
quiregione@regione.puglia.it
email@nichivendola.it

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Avanti tutta il regionalismo

Luca Zaia è purtroppo un po’ troppo leghista:

Immaginate un’intervista al Ministro dell’Agricoltura giapponese in cui dichiari guerra ai locali etnici e affermi compiaciuto: “Mai mangiato la pizza. Preferisco un sushi di spigola che fanno così bene nella mia Osaka. A Natale mi sono rifiutato di mangiare una mela della Val di Non. Figuriamoci se mangio la pizza”. Cosa pensereste di lui? Che è un samurai rimbambito? Un analfabeta del gusto? Un kamikaze del buon senso? Bè, il nostro Ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, oggi ha risposto più o meno così a Fabio Poletti de ‘La Stampa’:
“Mai mangiato il kebab. Preferisco un panino con la soppressa che fanno così bene nel mio Veneto. A Natale mi sono rifiutato di mangiare l’ananas. figuriamoci se mangio il kebab.

Aggiornamento: Le cose peggiorano:

Ma in pratica a Lucca non si potranno aprire più ristoranti etnici, mentre gelati e panini si potranno continuare a vendere e a consumare in strada.
Il Ministro Zaia ha commentato:
“Il sindaco di Lucca è un mio allievo. La delibera che non ammette l’attivazione di esercizi di somministrazione, la cui attività sia riconducibile ad etnie diverse, non scopre alcun filone. Benvengano queste prese di posizione che non sono contro qualcuno, ma a difesa di qualcun altro: i nostri imprenditori agricoli, i nostri cittadini, la storia e l’identità produttiva dei territori che stiamo perdendo.”

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Grecia reloaded

Il focus delle notizie si è spostato, chi parla più della Grecia?

Santaruina

…giunti al punto in cui tonnellate di arance marciscono al suolo, poiché la manodopera necessaria alla raccolta verrebbe a costare molto di più del guadagno che la vendita degli agrumi assicura al mercato, così come enormi distese di campi di granoturco si offrono spontaneamente quale banchetto per i corvi ed altri volatili […]

E se in un paese la cui più grande ricchezza sono i prodotti del suolo non è più conveniente coltivare la terra, diviene naturale nutrire una certa preoccupazione per i periodi che verranno.

Così, la popolazione greca è passata ad essere da povera ma autosufficiente a benestante ed indebitata.

E questo vi sarà segno che la crisi è veramente finita: la terra è coltivato ovunque e nessun raccolto fatto marcire nel campo, disse il profeta.

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Ladri e destino

La cronologia degli eventi:

Nel bosco casca un gattice secco grosso e casca sul viottola delle pecore (ma questo non si sa)
La pastora lascia le pecore che tornano bene da sole con l’autopascolante

L’amico viene a trovarci alle 16:30

17:30, buio, le pecore non son tornate ancora, strano.

L’amico va via ma torna subito per raccontare che c’erano due arabi (secondo lui) tra la casa e la stalla i quali l’hanno intimato di avvicinarsi e dopo sono scappati verso il bosco

Nessuna pecora in arrivo e pioviscola ancora. La pastora va a cercarle e non le trova (passeranno la notte davanti la pianta cascata)

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Odiofreddi

Anche il contadino è abbastanza intolerante nei suoi confronti:

Infine, Piergiorgio Odifreddi, ti volevo ancora dire che tu, proprio tu, che ti spacci per logico, non sei logico, sei ideologico, perché sostenere che Dio non esiste, da un punto di vista logico, equivale all’affermazione contraria, perché entrambe le affermazioni sono indimostrabili.

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Paesi e animali emergenti

Sembra che quest’anno gli Australiani hanno voglia di wwoofare, l’anno scorso è venuto la prima coppia e quest’anno fioccano le richieste; quasi sempre coppie e spesso con bimbi piccoli. E per la cronaca agricola va detto che mancano completamente le ghiande. Nessun comunicato dei Coldiretti, silenzio assoluto. Sono quintali e quintali di biada che mancano alle pecore (per non parlare degli istrice e cinghiali).

A proposito di cinghiali: dopo anni di assenza stanno ritornando qui.

A proposito di ritornare: Grazia (e altri) qualche notte fa hanno visto dieci lupi attraversare la strada, tra San Stefano e Castelnuovo.

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Libero

mignole

Oggi è ufficialmente terminata la raccolta delle olive e pure la campagna 2008, stamattina l’ultima frangitura (7q di qui 4q mignole). Non si fa altro finché si raccoglie le olive, ma ora lui si sente libero come un uccellino e salta da un lavoro all’altro, che non è difficile che ogni mezzo metro trova una cosa da fare: potare il fico che è diventato un mostro e sta per entrare in camera, alzare i cipressi, sostituire pali marci, in teoria si dovrebbe anche ricavare la stalla ma prima bisognerebbe portare il letame vecchio sotto gli ulivi per far posto a quello nuovo, ma visto la stagione questo lo farà dopo Parigi.

Questo è un evento davvero, la pastora e lui una settimana a Parigi a trovare la figlia che studia là mentre l’altra pensa al podere.

Olio prodotto: 570 kg, meno di due anni fa (800kg) ma di più dell’anno scorso (0 kg) e uno può pure acquistarlo. Visto che messo così questo è un post commerciale si segnala finalmente l’attività di un amico che si è messo a distribuire prodotti bio e eco artigianali e infine due calendari con fotine del sottoscritto (qui e qua)

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