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Categoria: agricoltura

Si prende tutto

Alle undici un cielo nero sopra Collegalli, qualche goccia, un unico fulmine prende di mira e centra il centralino del telefono in paese (per la terza volta), arriva la pioggia e piove che è una bellezza. Però smette un prestino, e sono 5mm.

Per l’inizio bpuò bastare.

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Scoperto la causa della moria delle api

ape morta
Il titolo è una bella bugia nel pieno stile giornalistico. S’è scoperto che gli ape americane affette dalla CCD (arnie vuote, sparite30% delle ape in Usa dal 2007) avevano un problema alla RNS e di consequenza nella formazione delle proteine.

Scientists at the University of Illinois and the USDA, using information gleaned from the newly completed honey bee genome and a tool to arise from that information call a microarray (think of this as a massive screening of a tiny bit of honey bee tissue testing for hundreds, probably more, maladies, all at the same time from the same tissue sample), have found that honey bees from colonies suffering from symptoms of Colony Collapse Disorder have had the cellular structures in their bodies that manufacture the proteins necessary to combat stresses, pesticides, nutrition problems and more, compromised by viruses. These viruses, and there are many, one of which is the Israeli Acute Paralysis Virus looked at earlier, essentially capture the ribosome function of cells and hijack their capability to produce the components necessary to combat these problems, and force them to produce only more virus proteins.

Bene, si è spostato il problema, invece di capire perché sono spariti ora bisogna capire perché hanno le ribosomi anormali.

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Social network, crisi bancaria e tu

Grazie a Briblo il contadino ha scoperto kiva, uno delle meraviglie di internet in quanto il prestito va (quasi) da persona a persona. Non è stato facile selezionare a chi destinare il suo microcredito e ha anche qualcosa di abbastanza strano selezionare e cancellare con il mouse i richiedenti, chi ha denaro è come un Dio che decide i destini.

Tra gli agricoltori purtroppo molti vogliono usarlo per comprare pesticidi, concime chimico e magari pure del semente Monsanto – un vero dilemma che rende ben chiari i problemi. Alla fine i suoi soldini andranno in Samoa, Cambodia e Azerbaijan.

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Come siamo messi

Ecco un altro sguardo sul granturco, le api e il reddito dei contadini, che si integra con un post di qualche settimana fa):

Gli agricoltori accennavano ai vantaggi degli Ogm, non ai loro svantaggi. Riconoscevano che il problema nasce dalla monocultura, “ma il granoturco è l’unico che ci lascia di che vivere”, “no, che ci fa perdere meno soldi”. E conoscevano la soluzione: la rotazione biennale così l’anno dopo le larve di diabrotica muiono di fame. Meglio ancora triennale: granoturco, grano, erba medica, con il vantaggio di reintrodurre un po’ di nutrienti nel terreno depauperato. O ”las tres hermanas” dei popoli mesoamericani: mais, fagioli, cucurbitacee tipo zucchina. Anche perché i prodotti contro la diabrotica uccidono le api.

Come quasi il 90% dei problemi che abbiamo adesso sparirebbe anche questo con un reddito di cittadinanza. I contadino potrebbero ricominciare fare un agricoltura come si deve.

PS: Il film sul reddito di c si può scaricare qui (tasto destro > salva con nome), i sottotitoli sono qua e vederlo online di là (trailer | film intero)

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La bondanza

fruttiera

Appena passata la prima ondata dei fagiolini e di zucchini c’è la frutta in assalto. Ieri l’altro voleva andare a prendere due pesche nella vigna per mangiarle e ha ne ha trovato due panieri, quelli bianchi e quelli gialli, grosse come mai (per la scienza ha pesato uno ed era 3 etti) e quindi si doveva fare i vasi sciroppati, oggi quando tornava dal prato trovava cinque chili di amarene che queste due donne che capitavano qui ieri parlavano di un ciliego che nessuno coglie e allora marmellata ancora, e pure si sono già fatti più di 30 kg di quella di susine quelle lunghe , una parte con il miele di torchio (miele di pressatura dei tappi che rimane torbo) che l’apicoltore ha portato un secchio di 25 kg a posto per questi esperimenti (1kg di frutto/300gr zucchero o miele).

Di queste susine c’erano dei veri boschetti 20 anni fa su questa collina, con le pecore che s’infilavano sotto i rovi per mangiarli a quintali, ma man mano che si puliva cominciavano a sparire ma forse non solo per quello perché sono piante che non diventano vecchie. Gli ultimi due anni non c’erano neanche per mangiare, ma ora sembra che qualcosa ha cambiato e ritornano.

Poi oggi ha preso anche la paglia, che hanno battuto il grano e pure in qualche modo è seccato anche il fieno nei giorni di afa passati, mentre adesso c’è un tempo da lavorare con fieno che è solo un piacere: sole e vento e mettere l’erba al sole per seccarlo per gli animali per l’inverno è semplicemente uno dei lavori più belli che esistono.

Tutto questa ricchezza grazie alla stagione per bene mette in evidenza sempre lo stesso problema: la distribuzione. Il pesco quando lo cogli maturo si disfa già mezzo, come fai a farlo arrivare solo in paese, per non parlare della città? Da una parte tanta gente a mangiare la frutta colta acerba e dall’altra piante che nessuno coglie.

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Scienza avanzata

Sembra strano che tutti questi scienziati che lavorano alla Monsanto non sono capaci di capire l’assoluto inutilità (nel miglior caso) dei loro sforzi. I tre principali infestanti che il contadino ha nel orto sono diventati resistenti un po’ ovunque. Solo l’amaranto con le sue 10mila semi e molte variante genetiche vince a mano basso il round-up. La Monsanto ammette che c’è un problema e ma lo definisce “manageable”. Tipo così:

Indeed, according to Monsanto press releases, company sales representatives are encouraging farmers to mix glyphosate and older herbicides such as 2,4-D, a herbicide which was banned in Sweden, Denmark and Norway over its links to cancer, reproductive harm and mental impairment. 2,4-D is also well-known for being a component of Agent Orange, a toxic herbicide which was used in chemical warfare in Vietnam in the 1960s.

Mescolando il roundup con i peggior veleni vecchi. Ma anche i nostri coltivatori di Mais hanno problemi che vogliono (o forse hanno già risolto) risolvere “trattando a tappetto”:

«Da non trascurare – prosegue il vicepresidente dell’associazione – gli effetti dannosi sui raccolti, le piantagioni infestate dall’insetto della Diabrotica, hanno sicuramente ottima probabilità di tradursi in autunno con presenza di micotossine nell’alimento zootecnico di Mais, quindi con notevoli problemi di aflatossine. Da non ignorare come a condizionare il peggioramento della Diabrotica, sta anche la decisone di eliminare la concia sul mais da semina, da sempre utilizzato nel nostro paese, e tolto dal Governo a seguito di pressioni troppo ambientaliste basate sulla ipotesi di correlazione della concia con la mortalità delle Api, i cui studi scientifici hanno rivelato poi essere infondata»

C’è sempre da stupirsi quanto danno riesce a fare la produzione industriale di carne. E il modello scientifico-tecno-industriale dell’agricoltura idem.

Aggiornamento: A proposito della Diabrotica che mangia il granturco: una lettura agghiacciante (grazie a agricoltura ticino):

In your book OGM, Le Vrai Débat, a chapter is entitled “Army and Biological War”. What can you tell us on this issue ?

GMOs can be used to make war, and there are two methods- the soft one and the tough one. The soft methods are those advocated by certain countries. They enable the control over the agriculture of a country. Either you sterilise pollination insects that sterilise plants, or you disseminate devastating insects on the crops.

Like the Diabrotica Virgifera ?

Yes, the Diabrotica Virgifera is a very dangerous and devastating insect, forbidden in laboratories, and which has been widespread on European soil since the American army arrived during the war in Yugoslavia. It has now reached the Italian border. It might be a coincidence, yet we have evidence that this insect has first been introduced in Sarajevo. And Monsanto has been testing transgenic corn resistant to this insect in Europe, although it did not exist on this continent before the mid-nineties…

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Granturco divino

All’inizio del mondo, sulla Terra cresceva solo erba, così che i primi esseri umani pregarono il dio del sole di inviare loro qualcos’altro da mangiare. L’astro mandò loro sei sorelle, le fanciulle del mais, appartenenti al popolo del Semi, le quali alla luce del fuoco danzarono tra le erbe che divennero alto e forti.

(trovato in un libro ma c’è pure qui, per integrare il post sulla creazione del grano)

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Arresti domiciliari

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Ieri il contadino pensava di farci un filmino con anche con i pulcini che magari a qualcuno piace. Voleva anche fare il titolo nello stile “Guarda il famosso giovane pollo ruspante della bassa val di brentina” sfottendo slowfood, ma la sera la voglia di scherzare gli è passato: mancavano 5 dei 6 pulcinotti già grossotti nati un paio di mese fa e tutte le galline piccole muccellese, a parte quella con i pulcini. Se era la volpe (che ha fatto fuori gli ultimi due anni quasi tutti) mancava come primo il gallo. Il sospettoso è la poiana.

Sono chiusi dentro un recinto piccolo fino pomeriggio di solito e dopo potevano andare nel recinto delle capre, accento su “potevano”. Per non parlare delle pecore che anche loro gli tocca di dormire nella stalla adesso, perché gira il lupo.

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Grano divino

Prima voleva scrivere un post della serie “moriremo tutti” parlando di Ug99, quel fungo che si espande e che ci farà ammalare tutto il grano (ma forse ci salverà dalla morte di fame la Monsanto con una sua varietà OGM resistente – potrebbe stare pure lei dietro all’allarmismo) ma adesso ha cambiato idea perché Dario Bressanini ha segnalato un suo post più approfondito sulla tematica della mutazione genetica accelerata tramite radiazioni per poter selezionare nuove varietà di verdure, frutti e altro.

Dal punto di visto delle scienze naturali una mutazione è una mutazione, non importa mica come sia avvenuta. Questo perché si può solo occupare di cose misurabili e quantificabili. E come vediamo quotidianamente sa dirci poco sulla qualità. Per rimanere nell’esempio del grano duro “Creso” del post precedente: Lo stelo e più corto: bene, produce di più: meglio ancora. Solo che forse la sua qualità in forze vitali è peggiore o è addirittura dannoso e questo è difficile di provare scientificamente, che non abbiamo tempo e il progresso non si può mica fermare sempre con ‘sti dubbi da medioevo.

Ma non è mica tanto difficile di pensare che usando una cosa che distrugge la vita come le radiazioni per creare delle nuove varietà di piante non possono uscirne alimenti sani. E’ una legge spirituale, questa.

Di questo passo finiremo morendo di fame con le pance piene, in quanto gli alimenti stanno perdendo il loro valore nutritivo (che sono forze e non molecole)(come si vede si ritorna sulla musica di sottofondo “moriremo tutti)(ma sarebbe una morte stupida). Questi sono i metodi della scienza moderna. Per avere una mezz’idea come sono nati molte delle piante che coltiviamo basta sapere che nel secondo periodo culturale, quello persico nella vecchia Mesopotamia (terre che stiamo per distruggere completamente adesso, non solo con le guerre) furono creati (dall’erba selvatica) il frumento, l’orzo e altri precedessori delle nostre varietà con dei rituali, atti sacri-religiosi-sciamanici.

Per dire: l’esatto opposto di quel che facciamo oggi. La cura del semente è un compito importantissimo per il nostro futuro, e non è nelle mani buone purtroppo. Perché lo scopo della Monsanto e altri è il profitto e anche qui vale la regola di sopra: cercando il massimo profitto non possono venire fuori buoni prodotti, ma solo buoni danni per la collettività umana.

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Oliveti di carta

Zaia goisce:

Dal primo luglio in poi tutti sapranno esattamente cosa stanno comprando. Il provvedimento è anche lo strumento di cui avevamo bisogno per combattere al meglio le contraffazioni e le truffe: nessuno potrà più spacciare impunemente per italiano l’olio proveniente da altri paesi

Ora si capisci perché un grande frantoio ha preso in gestione degli olivi abbandonati nella macchia. Mica per coltivarli. Ci sarebbero anche metodi d’analisi costosi per identificare l’origine (o almeno per provare che non vengono da dove dovevano venire), solo che non ci sono i fondi.

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Pasta amara?

La varietà Creso, ottenuta nel Centro di studi nucleari del CNEN della Casaccia (Roma) nel 1974 è stata una di quelle maggiormente utilizzate negli ultimi trentanni nelle coltivazioni italiane. Il grano duro Creso è un incrocio tra la varieta’ messicana Cymmit e l’italiana Cp B144, mutante della Cappelli ottenuta sottoponendo quest’ultima a bombardamento con raggi X o gamma.[1]

[http://it.wikipedia.org/wiki/Triticum_durum]

Questo nuovo tipo di grano mutato geneticamente, non OGM, ma irradiato, fu battezzato “Creso” e, con esso oggi si prepara ogni tipo di pane, pasta, dolci, pizze, alcuni salumi, capsule per farmaci, ecc. (con questa farina si prepara circa il 90% della pasta venduta in Italia). Quello che pochi sanno è che, il grano Creso, è responsabile dell’enorme aumento della celiachia, per l’alterazione del pH digestivo e la perdita di flora batterica autoctona, che determinano anomale reazioni anche per l’aumento di glutine che quel tipo di grano mutato geneticamente ha apportato all’alimentazione umana.

Celiachia. Ovvero intolleranza permanente al glutine.

[http://www.ccsnews.it]

Ma probabilmente la colpa non è (solo) del Creso ma dell’aumento del benessere generale e del consumo di grano (tenero) che ha avuto un espansione enorme. Il popolo dei sahawari né è il triste testimone: mangiavano sorghum da sempre e la dieta occidentale ricca di varie varietà di grano nei campi profughi gli ha resi la popolazione con la più alta percentuale di celiachia, il 6% né soffre.

…visto che negli ultimi anni l’alimentazione nei campi profughi si è modificata secondo modelli europei, con un sovraccarico di farina di grano…

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