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Categoria: agricoltura

Un pensiero in meno

Il contadino e le sue macchine hanno più o meno la stessa età e son sempre pensieri; per pressare lerba medica hai due ore non di più e non si deve rompere nulla. Un complimento quindi alla pressa, regalatoli due anni fa da Ciccino (lui ha riregalato un agnello), è così intelligente che non lega neanche quando il fieno è troppo umido, e stamattina alle cinque c’era un nebbione nella valle sembrava il salmastro sul mare e il contadino pensava che non si pressa mai invece dopo le dieci sì è alzato un po’ di maestrale e adesso è davvero domenica. Le provviste per l’inverno per le pecore e gli asini sono fatte già adesso, poi c’è il terzo taglio, ferragosto.

E un grazie di cuore all’erba medica che arriva fino a 8m sotto terra con le radici: senza di lei nessun allevamento nel mediterraneo.

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Le speranze sono intatte

Questa foto rispecchia perfettamente come hanno allegato gli ulivi: da niente a straordinario, secondo la posizione e il tempo; quelli che hanno fiorito prima hanno allegato meglio perché hanno evitato il gran caldo che c’era.

Quindi il contadino aspetta fiducioso un buon raccolto d’autunno e pure ha ancora un po’ d’olio da vendere.

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Genuino clandestino

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genuino clandestino – il trailer from Nicola Angrisano on Vimeo.

Movimento di resistenza contadina

Decine di coltivatori, allevatori, pastori e artigiani si uniscono nell’attacco alle logiche economiche e alle regole cucite sulle tycoon
dell’agroindustria, per difendere la libera lavorazione dei prodotti e l’immenso patrimonio di saperi e sapori della terra. Da questa rete nasce la campagna genuino clandestino, con uomini e donne da ogni parte d’Italia impegnati in nuove forme di resistenza contadina. Mentre le norme igienico-sanitarie bandiscono dal mercato migliaia di piccoli produttori, il consumatore continua a subire, spesso inconsapevolmente, modelli di produzione del tutto inadeguati a garantire genuinità ed affidabilità nella grande distribuzione…

Questo progetto verrà finanziato da Produzioni Dal Basso, ovvero anche da te sottoscrivendo delle quote da €10.

Un sito sconosciuto al contadino fino dieci minuti che offre un metodo di finanziamento di progetti che ha subito ottenuto la sua simpatia.

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l’olio (futuro) del 2010

Sono giorni cruciali, gli ulivi sono quasi sfioriti e il contadino ogni giorno struscia e indaga i rametti per vedere come allegano. Almeno quest’anno c’è la mignola per bene, non c’è un ramo senza. Però però adesso si vede bene il danno dalla neve e del freddo primo di natale. Una trentina di piante nel “uliveto di sotto” hanno dei rami bassi completamente bruciati, foglie gialle e brunastre, corteccia che schianta e che si riempirà di rogna. E pura un mese fa sembravano a posto, mentre adesso presento dei buchi enormi.

Alcuni sono da tagliare pari terra per farli ributtare da zero:

Tra qualche giorno si capirà meglio come hanno allegato, i primi non sembrano male, ma il timore è che quel aria africana dia noia.

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Il vento e il grano

Tirava un maestrale in quei giorni quando portava a casa il fieno, e passava sempre a quel campo di grano, un grano antico della Fattoria biologica nuova del paese. Un grano incredibilmente alto, più di un metro e mezzo. Il grano duro sul campo del Nacci è alto forse 40cm, sembra un tavolo, tutte le spighe alte (o meglio basse) uguali. Quest’anno il pane spera di fare con quel grano lì.

Con i suoi mezzi tecnici scarsi ecco cosa ha combinato:

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(la musica c’è solo perché l’audio del vento è venuto malissimo)

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Un pensiero in meno

La stravecchia pressa ha fatto il suo lavoro, basta portare a casa le 250 presse, il tempo era perfetto, sole e vento.

Il prossimo pensiero è la vigna; l’agricoltura sembra un susseguirsi di pensieri.

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Fieno in terra

Ormai è una vecchia abitudine (si potrebbe già chiamare “tradizione”): Il post sulla BCS e sul fieno, l’opera che segue immediatamente la fine della potatura degli ulivi. La vecchia cara falciatrice è partita subito anche quest’anno ed è pure riuscita a tagliare l’erba fitta fitta e un po’ atterrata dalle piogge.

Oggi il primo giorno quasi tutto sole e vento dopo chissenericorda quanto tempo, domani si ranghina il primo pezzo. La speranza è di mettere in capanna le 200 presse del primo taglio senza che prendano l’acqua.

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Riceviamo e pubblichiamo

Ben vengono iniziative come questa, sperando che sia anche un forum per cambiarsi le esperienze, che non è facile, più che altro perché sui balconi non c’è terra buona.

Coltivare l’Orto è un sito semplice nato da un’idea semplice: far crescere un orto sul balcone di casa, nel bel mezzo di una grande città. In questo spazio vogliamo condividere un po’ di quello che abbiamo imparato da chi ne sa molto più di noi e manovra zappa e vanga da quando cammina (più o meno).
Grazie ai preziosi consigli di nonni e genitori commossi per questo ritorno alle origini, coltiviamo con caparbietà e coloriamo di verde (e non solo!) un minuscolo punto nel grigio.

Coltivare l’Orto non è né un manuale né un’enciclopedia. Qui troverai consigli, curiosità, notizie, dubbi ed esperimenti, per una piccola grande impresa, alla portata di tutti.

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Il fascino discreto del maltempo

In altri anni in questi giorni si faceva il fieno. I vecchi dicevano sempre: “Finché non si sono viste le piene non ha piovuto!”

Sono accontentati adesso. 23mm in mezz’ora a pranzo, adesso saranno 40 e piove ancora.

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Api in viaggio

Con la stagione com’è i lavori vanno fatto nei buchi tra una piovuta e l’altra. Così di domenica sera sono partite le arnie dell’apicoltore direzione appennino. L’acacia qui è ormai rovinata adesso, avevano una voglia tremendo di lavorare e speriamo che lassù piove un po’ di meno, per l’acacia e il castagno.

Mezzo melario (con un miele tutt’acqua) sono riusciti di fare lo stesso. Adesso qui si trovano solo gli sciami nuovi e lui dice che c’è una richiesta fortissima… segnaccio.

Si cominciava di caricare (chiudendo una per una) dopo le sette di sera e si finiva con l’ultima luce.

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Due terzi vivi, un terzo no.

Negli Statin Uniti un terzo delle api non ha sopravissuto l’inverno; adesso è il quarto anno di fila.

US scientists have found 121 different pesticides in samples of bees, wax and pollen, lending credence to the notion that pesticides are a key problem. “We believe that some subtle interactions between nutrition, pesticide exposure and other stressors are converging to kill colonies,” said Jeffery Pettis, of the ARS’s bee research laboratory.

Qui l’apicoltore che tiene un centinaio delle sue arnie sul podere del contadino ha avuto una perdita bassissima, come un po’ tutti quest’anno. Il problema è la pioggia adesso.

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Il diluvio

Piove e non da tregua, giusti qualche ora nelle quali il contadino pota un paio di ulivi e i wwoofer bruciano un po’ d frasca. La vigna sarebbe da ramare, ma sembra che prima di una settimana non si entra, e come stanno i pomodori nel orto il contadino non vuole neanche sapere. E per le api sembra mezza persa la fioritura delle acacie qui. La notizia buona è che c’è tanta ma tanta tanta mignola:

Sono ormai dieci anni che c’è un alternanza forte nella produzione. L’anno scorso di fiori non s’è visto quasi niente e c’erano più di tre quintali di olio. Quanto sarà se ci sono fiori? E alla gente sarà rimasta qualche spicciolo per poter comprarlo o si baratta?

Nel Tennessee ha piovuto di più però (330 mm in due giorni).

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