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Categoria: agricoltura

Primo giro

Finito il primo giro di raccolto-frangitura il contadino è subito ripartito, in un giorno in due s’è colto sei piante che hanno avute ogniuna una trentina di chili. La frangitura nel solito frantoio (“Cerchiamo di essere sulla cresta del’onda della tecnologia”) ha reso un bel 14.4% di olio: ottimo e inaspettato, visto le rese triste ( anche l’8%) che si sentono in giro. Troppo stanco per scrivere tante cose sui sistemi di raccolto e altro eccovi tre impressioni dal frantoio.

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Dentro fino il collo


C’è un ragazzo di ventidue anni in Svezia che interferiva con la programmazione della raccolta. Non ha preso le sue medicine e adesso è in ospedale col diabete grave. Vendeva macchine inesistenti su internet ma ora ha fatto pure il colpo grosso fregando centomila euro a una società.

Tutto questo la sua ragazza (quella sul olivo) l’ha saputo dal giornale svedese online (il contadino è sempre di più dell’opinione che per una vacanza vera bisogna rinunciare a ogni connessione). Quando esce dal ospedale tra sette giorni sarà solo per entrare in carcere.

Logicamente la ragazza non ha pace e deve tornare in Svezia e ha battuto il record assoluto in brevità di permanenza wwoof: 1 giorno. Da notare l’assenza di calzini con una tramontana che soffiava a cento l’ora. La ciliegina sulla torta della storia pesa: il suo fratello maggiore viva felicemente a Macao come giocatore di poker e ha fatto soldi a valangate.

Per tornare alle faccende normali: domani si va al frantoio con le prime 9 quintali. Le rese qui oscillano da 8% e 14%.

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L’ultimo raccolto

Sulla fotina il penultimo raccolto (forse il contadino dovrebbe limitarne un po’ la produzione, non più quattro buchi nel orto come quest’anno). Ha prestato questo carellino simpatico dal lattaio (il lattaio viene chiamato ancora lattaio perché la sua famiglia 50 anni fa teneva le mucche da latte e lui come ragazzino distribuiva il latte) perché il suo Ferrari è ancora malato e aspetta il trapianto di un pezzo di bronzo (€400 ca, fatto nuovo) per la scatola dello sterzo. Come ricambio del tamburo del freno ha trovato uno simile al ferraccio. Ma per finire il discorso: questo pomeriggio ha iniziato ufficialmente il raccolto delle olive, da ora in poi non penserà ad altro finché è finita. Colte le prime 4 cassette, una media di 20 kg/pianta, il 28 o il 29 si andrà a frangere, sotto vuoto come la’anno scorso.

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Il cibo distrutto

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Quasi la metà del cibo prodotto la buttiamo, noi nella parte “sviluppato” del mondo – la maggior parte prima che arriva nei supermercati. Colori, sbagliati, misure sbagliate, piccoli difetti: il consumente è esigente e non lo vuole vedere, dicono (e tanti adesso l’hanno mai visto, i frutti non perfetti). Un film, un sito. Per sensibilizzarci sulla questione. I scaffali devono essere piene sempre, e non si vende tutto. Un terzo del cibo che finisce nelle discariche o che trasformiamo in metano basterebbe per vincere la fame nel mondo.

Solo i tedeschi buttano alimenti nel valore di 20 miliardi in un anno.

Non che dobbiamo arrivare ai negozi stile Unione sovietica ma una via di mezzo non guasterebbe. Non tutto sempre deve essere sempre disponibile, abituiamoci prima che dobbiamo impararlo con la forza.

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Il diritto la libertà di drogarsi

Sarebbe ora che le società riescono di avere una visione realistica delle droghe “leggere”. Probabilmente un quinto o quarto della popolazione in Europa fa o faceva uso regolare di cannabis, come lo fa anche con birra, vino e superalcolici. Dov’è il problema? Entrambe sono droghe, entrambe permettono al individuo di fare una vacanzina dalla realtà che sembra essere un bisogno di molti. Naturalmente sarebbe meglio non avere bisogno di stupefacenti, ma la realtà è diversa, per ora. I divieti fanno più danno che altro in quanto alimenta le mafie.

Intanto in California e altri tre stati americani votano.

Nota al margine: la marijuana che cresce sotto la luce elettrica andrebbe vietata davvero, che è solo un veleno.

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Bottiglie con pesce contro la mosca

Dopo una settimana ecco i risultati della prova di cattura di massa con bottiglie con pesce e/o ammoniaca: Si chiappano moltissime mosche mai viste e ognitanto ci va anche una (una) mosca dell’olivo. Quelli con la parte superiore rovesciata non funzionano, quelli con buco di lato solo se è grande.

L’infestazione sembra di andare avanti, ma lentamente. Si vedono larve e punture fresche, quindi la mosca c’è. Solo che non ci vanno in molti in queste trappole.

Giudizio netto: inefficaci.

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Convivere col lupo

Da un anno qui le pecore di notte son chiuse nella stalla, mentre per gli ultimi trent’anni erano sempre fuori di notte, d’estate. Effetto collaterale: più letame per gli ulivi.

Ma ci tocca di leggere cose così :

«Spariamo ai lupi». La proposta choc arriva da un assessore comunale della giunta di centrodestra di Roccalbegna, un comune delle Colline dell’Albegna ai confini del Monte Amiata

Perché choc? Che male c’è sparare a un lupo? Mentre amazziamo non so quanti migliai di maiali polli agnelli vitelli al giorno? Se sono troppi sono troppi.

«Il lupo è un protagonista essenziale dell’ecosistema e della biodiversità – spiega Fabio Roggiolani, responsabile scientifico di Sel per la Toscana e già presidente della Commissione agricoltura della Regione Toscana -. Per bloccare gli attacchi basta poco. Mi ricordo che in regione facemmo un provvedimento per dotare gli allevatori di impianti solari che di notte illuminavano le greggi. Se c’è luce i lupi non attaccano, ma nonostante questo gli allevatori si sono rifiutati di montare gli impianti. Uccidere questi animali sarebbe come tornare ai tempi più oscuri, quando proprio in Italia i lupi erano perseguitati e stavano per estinguersi».

Fa ridere anche i lupi. Proposta da tavolino di un politico che non conosce minimamente la realtà. Nei tempi illuminati di oggi compriamo gli agnelli in Nuova Zealandia e qui alleviamo i lupi.

Il cacciatore che partecipava alla vendemmia ne aveva viste tre, il giorno prima; secondo lui hanno fatto fuori tutti i cinghialotti e caprioli (e il contadino non li rimpiange di molto: sono arrivati pochi anni fa per far danno (poco) ai ulivi e alle vite) e quando andranno a caccia e si trovano davanti al lupi non ci penseranno mica due volte, diceva.

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Lotta alla mosca d’olivo, ancora

Ora si vedono i risultati della lotta incompleta alla mosca tramite le ecotrap: La parta abbastanza isolata degli olivi è quasi non attaccato per adesso – si trovano solo poche prime punture (la mosca fine stagione depone le uova al sud sulle olive ben esposte al sole, per anticiparne lo sviluppo e mai due su un oliva) – mentre la parte che era sempre più a richio per posizione e grandezza dei frutti risulta abbastanza compromessa: le ecotrap (quest’anno messe a dimora senza che i vicini partecipavano) non sono riusciti di contenere abbastanza la mosca. Se si ferma adesso bene, ma di solito quando c’è va avanti. Ma qualcosa hanno fatto: in un oliveto “di controllo” in posizione paragonabile a 300m sono bacate tutte. Tutte. 100%.

Che fare adesso: Acquistare i 5lt di Spintor Fly per più di cent’euro non conviene in quanto avanzerebbe più della meta e il prodotto è ancora in via sperimentale, anche se da un amico la prova ha dato già risultati buoni.

In tutti i campi sperimentali non sono state comunque
osservate variazioni del numero di adulti in seguito ai trattamenti con Spintor Fly®[…]

Nonostante i dati ottenuti quest’anno non abbiano portato a evidenti risultati di efficacia in
seguito all’utilizzo di Spintor Fly®, l’impiego di tale prodotto andrebbe approfondito in
quanto potrebbe rappresentare un metodo interessante da inserire o integrare nelle
strategie di lotta contro la mosca dell’olivo nelle aree olivicole della provincia di Brescia.

Un altra sperimentazione fa il comune di Montignoso.


Senz’altro va anticipato eventualmente il raccolto e visto che molte larve sono nello stadio di bozzolo e voleranno tra qualche giorno il contadino prova adesso l’efficacia delle bottiglie-trappole con ammoniaca e pesce: troppe volte ha sentito storie sulla bottiglie e ora vuole vedere chiaro, oggi ha messo 8 bottiglie con ammoniaca al 5% e avanzi di pesce, qualcuna solo pesce qualcuna solo ammoniaca e in due “modelli” diversi. Un maschio di mosca ha già chiappato, ma per vedere più risultati bisogna aspettare qualche giorno.

Un po’ di conforto fa la notizia che sembra che il Dimetoato, (il famoso Rogor) e con lui anche la lotta facile facile avrebbe i giorni scontati:

Nel prossimo futuro è tuttavia prevista la revoca delle autorizzazioni legislative all’impiego del dimetoato.

. Se è così avevano ragione tutti che lo evitavano da sempre.

Per il futuro bisogna si può forse anche puntare su altri insetti e/o batteri:

In conclusione, quindi, avendo Fopius arisanus una capacità di parassitizzazione paragonabile a quella di Psytallia concolor e Eupelmus urozonus potrebbe essere sperimentata una strategia di rilascio inoculativo stagionale integrata con altri metodi ecocompatibili di controllo in grado di contrastare lo sviluppo della popolazione della mosca delle olive.

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I soldi creano fame

Forse forse c’è un collegamento diretto tra questo:

Maria Ferdinanda Piva, su Blogeko, segnala che è si è appena concluso un vertice straordinario della FAO sulla nuova crisi alimentare, causata dall’aumento del prezzo del cibo sui mercati mondiali.

e questo qui:

…si sta creando una bolla speculativa determinata dall’incapacità del sistema finanziario di assorbire la massa di liquidità immessa dalle banche centrali, e che invece di dirigersi alle imprese e allo sviluppo, continua a finire nelle Borse, per le quali non v’è grandi sbocchi se non alcuni Bond e le materie prime…

…gli investitori professionali cercano sempre più certezze e per il momento si rifugiano oltre che nell’oro anche nelle materie prime alimentari.

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Vendemmia fu

250 Bottiglie di succo (capre e pecore hanno mangiato quel che rimasto dopo dall’uva), un mezzo quintale di uva appesa per mangiare e una trentina di quintali venduti per €40/quintale e subito dopo la pioggia, come è di moda quest’anno: appena si fa un raccolto e giù acqua, era così col fieno, colla paglia e speriamo che non fa confondere troppo con le olive.

La peronospera ha fatto sparire almeno 15 quintali di uva, ma almeno quella rimasta era discreta, ma qualche qualità come la Moscata d’Amburgo non ce l’ha fatta a maturare: troppe frescure d’agosto.

Siccome al contadino (e alla wwoofer) piacciono gli esperimenti hanno cotto giù 6 chili di succo finché è diventato una specie di miele. Sembra medicina, a mangiarlo.

Da adesso in poi i pensieri vanno tutte alle olive: pulirli sotto, spollonarli e sperare che la mosca stia lontana. Da qualche vicino c’è un infestazione da far paura.

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La settimana dell’uva

Breve aggiornamento sulle faccende: Finito il rinnovo della seconda camera da letto preciso un ora prima che arrivava la prima wwoofer tedesca. Malumore dopo aver visto troppe olive pinzate dalla mosca in una parte dell’oliveto. Domani metterà il resto delle ecotrap, il consorzio raccomanda un prodotto al piretro; sarà anche biologico però fa fuori tutti gli insetti. Sempre domani e dopodomani si farà il succo d’uva, mercoledì il scelto per il vin santo e dopo la vendemmia propria.

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