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Categoria: agricoltura

Censito

Churchill diceva che si fida solo delle statistiche che falsificava personalmente, Berlusconi si fida solo d quelle da lui ordinate. Il contadino è stato scelto già a seconda volta come fonte dati per il Censimento del agricoltura e lo prende come onore, che la sua piccola realtà sposta qualche cifra dietro una virgola. Anni fa è venuto uno in persona, adesso ti implorano di farla online, ci vuole un ora buona e dopo altri dieci minuti per correggere gli errori tra SAU (superficie agricola utilizzata) e altre superficie dichiarate che non tornano mai, dove finisce un pascolo e comincia un prato, chi lo sa.

Volevano sapere molto: metodi di produzione, canali di vendita, uso del PC, manodopera e una cosa è quasi certa: pochi risponderanno onestamente a certe domande e non si fida mica del segreto statistico.

Curiosando nella banca dati dell’ISTAT si trovano le cifre dei veleni spruzzati:

Nel 2009 la quantità dei prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo (pari a 147,5 mila tonnellate) è diminuita dell’1,6 per cento rispetto al 2008

Anche i principi attivi contenuti nei preparati distribuiti
per uso agricolo registrano una diminuzione, scendendo da 80,7 mila
tonnellate del 2008 a 74,2 mila del 2009 (-8,0 per cento)

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Quello che fanno con gli animali…

… alla fine tocca a noi. Testiamo i medicinali e altro sostanze, ma sopratutto stiamo per introdurre sistemi di identificazione che Orwell e Huxley non hanno neanche sognati. Nel nome della tranciabilità, della sicurezza alimentare e quant’altro.
Manca solo il terrorismo e la pedoficila come giustificazione.

E nessuno si oppone.

Finché è troppo tardi, pezzo alla volta procede quel mecchanismo che non ha mandante preciso, anche se possiamo definirle “forze oscure”. Ma come dice il nome, sono oscure e temono la luce. Portiamo alla luce queste azioni.

Il contadino ha imparato solo oggi che in teoria tutte le pecore dal 2009 dovrebbero avere un chip RFID dentro. Qui alcune informazioni per resistere.

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Se nevica prima di natale…

…sette volte ha da nevicare. Vedremo. Verificato più di una volta il “Nuvolo sulla brina piove prima di domattina” ma potrebbe essere anche neve, infatti. Il contadino era a ricavare la stalla che era strapieno di letame quando ha principiato, finito giusto in tempo e adesso c’è una bella coperta su tutto tutto sopratutto sugli rumori.

La cosa assurda erano i tre tuoni e il lampo mentre buttava giù fiochoni – mai visto questa combinazione, ma la terra cambia velocemente negli ultimi tempi.


Adesso rimane solo di sghiacciare le tubazioni, non c’è acqua da nessuna parte, o meglio solo nella cisterna.

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L’api-leak

Come sono importanti i “leak”, cioè il passaggio di documenti riservati al pubblico si vede anche da questo caso.

The document, which was leaked to a Colorado beekeeper, shows that the EPA has ignored warnings about the use of clothianidin, a pesticide produced by Bayer that mainly is used to pre-treat corn seeds. The pesticide scooped up $262 million in sales in 2009 by farmers, who also use the substance on canola, soy, sugar beets, sunflowers, and wheat< "Clothianidin’s major risk concern is to nontarget insects (that is, honey bees). Clothianidin is a neonicotinoid insecticide that is both persistent and systemic. Acute toxicity studies to honey bees show that clothianidin is highly toxic on both a contact and an oral basis. Although EFED does not conduct RQ based risk assessments on non-target insects, information from standard tests and field studies, as well as incident reports involving other neonicotinoids insecticides (e.g., imidacloprid) suggest the potential for long-term toxic risk to honey bees and other beneficial insects."

In pratica l’EPA (L’United States Environmental Protection Agency è il principale ente di protezione ambientale degli Stati Uniti. Tra i suoi scopi rientra anche la protezione della salute umana) ha nascosto le prove della dannosità del Clothianidin (uno dei neonicotinoidi) e tutto’ora negli Stati Uniti sono usati, mentre (tardi) qui sono vietate. Con divieto in proroga, per ora, che forti sono me lobby.

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Pensieri legnosi duri

Il Bianchi anni anni fa aveva detto che prima non c’erano finché uno l’ha messo come palo nella vigna e quello s’attaccò. Ci sta che voleva solo prendere in giro il contadino, ma c’è della verità. Immaginare un paese senza pali, senza recinzioni – infatti i filari delle viti qui erano rette da “pioppi” (frassini) potati. Ma escluso il castagno non c’era legno che reggeva più di due anni sotto terra. Finché sono arrivati loro, le acacia o meglio robinie.

Si espandono ancora e il contadino in questa parte del terreno ripido che negli anni sessanta era uliveto e vigneto li cura, nel senso che li pota un po’, lascia solo quelle dritte e li lascia crescere finché sono pronti a fare il loro secondo dovere: pali per i recinti, per la vigna, per capanne. Il primo è di fiorire, per il miele: è quello pagato di più.

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L’abbandono

Succede che un contadino dice una cosa saggia. Settimana fa ai coldiretti mentre si faceva la fila per la denuncia dell’uva (pioveva e Piero diceva che i contadini sarebbero come le chiocciole – sortano quando piove) uno anziano sentenziava:

“A un certo punto la pianta abbandona l’oliva”

Infatti: pioveva a dirotto tutta la domenica prima, ma da lunedì in poi le olive erano vizze e rimanevano così per gli ultimi dieci giorni di raccolto. Che sarebbe finito, da ieri sera. Il contadino cerca con difficoltà di riprendere piede in attività diverse della brucatura, di solito ci vuole un tre giorni.


Sembra che il contadino e i suoi sono tra gli ultimi che ancora raccolgano senza macchinette. Ci vuole il doppio di tempo ma raddoppia anche la qualità del tempo passato insieme sotto gli ulivi.

Tempo di raccolto 46 giorni, 430 alberi, 45 quintali di olive, olio ottenuto quasi sei quintali (è in vendita, si spediscono volentieri lattine di 5lt à €55), resa media intorno il 12%, pioggia caduta 200mm di novembre e 50mm l’ultima settimana. Un fango dappertutto.

E i pensieri da un po’ vanno già nel futuro: dove portare quanto letame, respingere nuovamente il bosco che circonda il podere, potare,sistemare i recinti e le mille altre cose che distinguono la terra coltivata dalla macchia e preparano le condizioni per un raccolto il prossimo anno.

Un cerchio eterno seguendo gli stagioni.

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Un affare di rifiuti di nome SISTRI

Cosa ci vuole per far fare un affare garantito ad alcuni? Poco, basta una ennesima legge di tracciabilità, qualche convenzione tra Coldiretti e certe ditte del settore e voilà: tutti i piccoli agricoltori per smaltire il bussolo del rame, un po’ di plastica, l’olio del trattore e altro pagano una settantina di euro/anno. Tutte cose che potrebbero portare di persona alle isole ecologiche se solo si capirebbe qualcosa.

NON OBBLIGATI ALL’ISCRIZIONE
Non sono invece obbligati, ma possono aderire volontariamente al SISTRI a partire dall’11 agosto 2010:
a) gli imprenditori agricoli di cui all’art. 2135 cc. che producano rifiuti non pericolosi;
b) le imprese che esercitino la raccolta e il trasporto dei propri rifiuti non pericolosi.

ISCRIZIONE SE CONVENZIONI CON CONSORZI
Tuttavia, i produttori che conferiscano i propri rifiuti, previa convenzione, al servizio pubblico o ad altro circuito organizzato di raccolta, possono assolvere agli obblighi di tracciabilita attraverso il gestore del servizio di raccolta o della piattaforma di conferimento che, naturalmente, è tenuto ad iscriversi al SISTRI. I produttori sono comunque obbligati all’iscrizione al SISTRI, FATTA ECCEZIONE per gli imprenditori agricoli che trasportino e conferiscano i propri rifiuti (pericolosi e non pericolosi) in modo occasionale e saltuario per quantitativi che non eccedano i 30 kg o i 30 litri. I loro dati saranno inseriti nel sistema direttamente dal gestore del servizio di raccolta pubblico con il quale gli imprenditori agricoli abbiano convenzione.

Nella definizione “pericoloso” rientra gia la batteria del trattore e il suo olio usato. Ancora da capire come si fa questa convenzione col “gestore del servizio di raccolta pubblico” se non si passa per la via spianata dalla coppia Coldiretti-Cascina Pulita.

Il SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) nasce nel 2009 su iniziativa del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel più ampio quadro di innovazione e modernizzazione della Pubblica Amministrazione per permettere l’informatizzazione dell’intera filiera dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani per la Regione Campania.

Il Sistema semplifica le procedure e gli adempimenti riducendo i costi sostenuti dalle imprese e gestisce in modo innovativo ed efficiente un processo complesso e variegato con garanzie di maggiore trasparenza, conoscenza e prevenzione dell’illegalità.

C’è da mettersi mani nei capelli, hanno decisamente visto troppi film di fantascienza:

Una volta perfezionata la procedura di iscrizione, agli iscritti vengono consegnati un dispositivo elettronico per l’accesso al sistema informatico e un dispositivo elettronico da installare su ciascun veicolo che trasporta i rifiuti con la funzione di monitorarne il percorso (black box). Tale dispositivo dovrà essere installato da apposite officine autorizzate.

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Cogliamo acqua

Dicono bene:

Le condizioni meteo di questa campagna olearia sembrano proprio sfavorire gli olivicoltori. I giorni di raccolta si assottigliano, le olive cadono e si animano le discussioni con i frantoiani

Pioggia e vento.
Non potrebbero esserci peggiori condizioni per gli oliveti in un momento delicato come la raccolta. Le olive, a causa delle bizzarrie del clima, iniziano a cascolare, appesantite dall’acqua e sferzate dal vento.

Sotto due grafici, che il contadino ha imparato un po’ di openoffice.

Ieri al frantoio le sei quintali colte rendevano l’11%, ma poteva essere peggio, era la resa migliore della giornata. Le previsioni del tempo sono peggio delle notizie delle borse e dell’euro.

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Libeccio e Leccino


Oggi un libeccio inaspettato ha salvato la giornate del contadino e dei ospiti, in quanto si potevano cogliere le olive da mezzogiorno fino buio. Adesso ripiove, no: butta giù acqua. Sabato ha frante altre 8q e una frangitura di leccino puro per curiosità. Diconon che rendono meno, dicono che l’olio sia più grasso. Un motivo ci sarà che gli uliveti vecchi di solito contano solo poche piante di Leccino (spesso a coppia qui) tra le Grossaie (Frantoio); sono piante molto alte e impressionanti e hanno sovravissuto la gelata del ’85. E come hanno la frasca dolce tra le mani. 210 kg da 6 alberi.

L’olio è diverso sì, ma la resa era identico: 13,1% (spesso la seconda resa è peggiora della prima, pace)

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La velocità è tutto

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Oggitempo bisogna razionalizzare, mecchanizzare, ottimizzare per essere concorrenziali; i vicini colgano già con gli abbachiatori (col fuoristrada in moto per tener in vita le batterie o con il ronzio del compressore) ma qui si batte ogni record: 50 secondi!

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Cercando riparo per l’inverno

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Piove piovette rovescia e così il contadino ha tempo libero per raccontare l’evento principale sabato al frantoio: Mai ha visto così tante coccinelle, migliaie, ma purtroppo non quelle nostrali, quelle asiatiche ovvero Harmonia axyridis (mica tanto armonia) o coccinelle arlecchino. Una conferma che in due anni hanno attraversato l’Appenino, sono segnalati già da 2007 nella Bassa, in Germania e Belgio viene segnalato dal 2000 o 2002 secondo le fonti, in Svizzera e Francia dal 2004 (e danneggia con le sue secrezioni di difesa il vino delle uve tardive come Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon).

Con le prime brinate notturne si congregano in posti soleggiati, muri e altro per svernare, esattamente come ha visto sabato.

Quindi un altro di quelli mezzi disastri combinato dall’uomo che credeva di fare cosa ottima sostituire l’insetticida con la lotta biologica introducendo nel ambiente il primo insetto che li viene tra le mani. Come con gli alianti, le nutrie e il gambero rosso della Luisiana: non si può tornare indietro e bisogna regolare la convivenza futura nel ecosistema. Non è solo bene che le coccinelle eliminano gli afidi; in quanto essi nutrono le api (miele di melata), certe specie di formiche utili che puliscono i boschi e uccelli che si nutrono d’inverno delle larve degli afidi, e le formiche stesse sono cibo per molti uccellini. Se arriva un insetto sterminatore l’equilibrio naturale viene cambiato, ed è già compromesso con le altre attività (agricole) nostre.

Informazioni più complete qui.

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