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Categoria: agricoltura

Fracking e siccità

Vista da qui con frane e acqua che sfiora dappertutto è difficile da immaginare ma la California soffre una siccità tremenda. Ora in molti hanno chiesto una moratoria per il fracking che a) consuma moltissima acqua e b) che viene spesso riversati nei fiumi in secco osu terreni dopo l’uso insieme al suo cocktail di chimica: una minaccia seria per l’orto degli USA. Così il fracking diventa ancora prima l’incubo che è.

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Bressanini colpisce ancora

Dopo l’affondo contro Steiner ha tirato le somme: “Ma il vino biodinamico è buono?”

Sembra che gli da parecchio fastidio l’agricoltura biodinamica (che NON è semplicemente agricoltura bio + preparati ma un insieme di cose che vanno al di là di un semplice metodo agro-economico: la realtà agricola come organismo agricolo sano e sociale, non è una semplice fabbrica di prodotti con una certificazione). Il problema è che il metodo scientifico è un mezzo molto potente e valido ma che ha i suoi limiti che non sempre sono ben definiti ma si trovano sopratutto nel campo del vitale: medicina, nutrizione, agricoltura, insegnamento e altro. In inglese c’è il detto “ A un uomo col martello tutto sembra un chiodo” ed ecco dove sbaglia l’approccio Bressanini. Se un “vino e buono” o “se il metodo biodinamico è funziona” sono questioni che non possono essere esclusivamente validati usando il metodo scientifico, perché questo lavora con fattori misurabili mentre nella vita solo una minoranza dei fenomeni sono misurabili e misurando si misura sempre una quantità e mai la qualità (ovviamente a volte una certa quantità indica anche una certa qualità).

Brevemente nel articolo accenna anche alla cristallizzazione sensibile, un metodo di laboratorio che crea un immagine partendo da un liquido vegetale o animale e la paragona al fondo del caffè. Altri studiano il fenomeno più a fondo e sviluppano metodi computerizzati che con questo metodo riescono distinguere grano convenzionale da grano biologico o che il latte delle mucche con corna risulta diversa (più tollerabile).

Il suo fazit è che l’uomo odierno cerca qualcosa di spirituale e che questo tira anche economicamente. Giustissimo, ma non è tutto, come la materia e le sue leggi non sono tutto.

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Due agricolture sole

Partita da una direttiva EU del 2009 diventa legge: dal primo gennaio sono ammessi solo due “sistemi”: biologico o integrato.

Per chi ha problemi di capire cosa vuol dire “agricoltura integrata”: tu puoi dare il diserbo, il fungicida, l’insetticida e la concimazione chimica solo nella misura “strettamente” (…) necessaria stabilito dal tecnico, quindi si ammette che s’è buttata troppo di tutto da sempre per decenni). Integrata in questo senso è forse la dose “necessaria” del adiuvante chimico.

Il Piano nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci, in attuazione di quanto stabilito dalla dir. 2009/128/CE, prevede che dal 1° gennaio di quest’anno tutte le imprese agricole convenzionali devono convertirsi al metodo di produzione integrata. Tale sistema di difesa fitosanitaria sarà l’unico ammesso insieme al metodo di produzione biologico.

Il contadino spera vivamente che almeno saranno seppellito su una montagna di documentazioni, fogli, registri da compilare come adesso i biologici. Par condicio non è giusto che uno che lavora la terra senza questi troiai deve avere più obblighi burocratici pure, deve essere al contrario: chi usa veleni deve soffocare dentro i fogli, non chi non li usa.

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Addio animali in fattoria

Oggi nella newsletter il contadino legge che sarebbero sparito un milione di pecore l’anno scorso:

Stalle, pollai e ovili si sono svuotati nel corso del 2013 con la Fattoria Italia che ha perso in un anno circa 7 milioni di polli e galline, 750mila tacchini. 700mila conigli e circa mezzo milione tra faraone, oche ed anatre. All’appello sono venuti a mancare anche gli animali piu’ grandi: circa un milione di pecore, agnelli e capre, 650mila maiali, 45mila manze e 25mila bufali.

Sembra una cifre enorma, primo il contadino non ci credeva, ma l’ISTAT dice che nel 2011 c’erano 7.942.641 capi e nel 2012 solo 7.015.729.

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Finiranno gli aiuti all’ esportazioni agrarie

Almeno secondo le intenzioni del commissario per l’agricoltura Ciolos (ancora nessun link in italiano).

Meglio tardi che mai, potrebbe pensare uno, che smettiamo a esportare cibo a prezzi stracciati in Africa, uccidendo il mercato locale. Un bel gesto, poco più, perché sono 40 miliardi di aiuti diretti che ricevono gli agricoltori all’anno e non hanno bisogno più di aiuti specifici per vendere la sovrapproduzione nel mondo.

PS. E prima che uno lo chiede: sì, anche il contadino riceve circa duemila euro dalla torta, per l’olio 300, per le pecore 500 e il resto perché biologico. Circa la metà finisce per la contabilità, le varie domande e altre cose da fare in tutti modi al sindacato.

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Frutti di bosco

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Non se ne parla molto, ma era un annata eccezionale per le ghiande qui, le pecore si sono abbuffate di continuo (risparmiando molto fieno) insieme agli istrici e cinghiali.

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Dipende chi la fa, la merda

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In linea di massima: quella schifosa viene dai carnivori, quella buona dagli ruminanti. Il contadino è all’ inizio del nuovo ciclo: potature e concimazioni. Tre volte l’anno ricava la stalla e sempre prima deve far posto sulla letamaia portando via quello stagionato: sotto gli ulivi, nella vigna e qualche viaggio anche nell’orto grande. Il letame è la vera ricchezza, il motore della vitalità dei terreni del podere.

Il contadino supporta male queste discussioni sulla morale e la carne – che bisognerebbe diventare tutti vegetariani ecc. perché tralasciano aspetti fondamentali: l’erba non si può mangiare e tanti terreni producono solo erba, non sono arabili ed ecco perché per esempio i Beduini non cucinano patate per gli ospiti ma uccidano un animale per non parlare degli alpeggi e delle colline in Toscana e altrove. I prati sono un paesaggio estremamente artificiale creato dal uomo: in natura non esisterebbero a lungo senza nessun animale al pascolo.

Poi ecco: il loro letame, la manna dalla stalla per la terra. E’ andato bene, due terzi del letame sparso e adesso pioveva pure sopra.

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ll delirio del giorno

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Oggi il contadino ha dovuto guardare questo qua sopra. Dove siamo arrivati… un orto pulito senza terra, magari possono pigiare un pulsante per attivare la concimazione e irrigazione…

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Finirà una guerra?

Lo stupida “war on drugs” dichiarato dal governo americano subisce una crepe letale, con effetti prevedibili su Mafie e Narcos e sulle casse (sempre vuote) dello stato:

È inevitabile che l’importazione di marijuana dal Messico si ridurrà in maniera significativa e così gli Stati Uniti avranno un mercato illegale in meno. Questo cambiamento avrà un effetto sui cartelli messicani, che perderanno tra il dieci e il trenta percento dei loro introiti.

Secondo una stima, il Colorado potrà guadagnare 60 milioni di dollari in tasse.

Alcuni sognano magari di coltivare un mezz’ettaro e diventare ricchi, ma sarà come con il tabacco:


In questo scenario non troppo fantascientifico, anche l’Europa sarà costretta ad adeguarsi. Le multinazionali della marijuana

prenderanno il posto dei romantici coltivatori di piantine e, come i lobbisti di Big Tobacco, cercheranno di convincere i consumatori che gli effetti sulla salute sono insignificanti.

Per il resto quest’erba è così ridotto e diventata una droga pesante adesso, grazie a questa selezione dei sementi fatta in sopratutto in olanda.

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Sempre ‘sti killer ancora


Ancora una volta toni apocalittici: il batterio killer che sarebbe la causa del disseccamento dei olivi nel Salento. Il contadino non ha nozioni dirette, quindi rimanda al ottimo post del Pasto nudo che mette tanta carne sul fuoco; da leggere anche questo articolo qui:

Per Stefania Stamerra, titolare di un’azienda biologica a Parabita e membro del comitato «Terra e salute», «gli ulivi si stanno rigenerando», chiaro sintomo, per lei, di un allarme ingiustificato. «Il batterio – le fanno eco Altieri, Gioffredo e Tina Minerva, quest’ultima del comitato «Spazi popolari -, non è patogeno di per sé, ma può diventarlo quando si distrugge la biodiversità e si alterano i naturali equilibri». Gli ambientalisti descrivono poi, prospettando uno scenario terroristico, quello che potrebbe accadere su circa ottomila ettari di uliveti del Sud Salento.

«Si tratta dell’irresponsabile tentativo da parte di alcuni tecnici e politicanti -dicono -, di fare scattare, sulla base di norme europee interpretate in maniera oltranzista, una quarantena coercitiva iperspeculativa e applicata nella maniera più parossistica che si possa immaginare, storicamente mai vista per nessun’altra parassitosi o epidemia (vera o falsa che sia): eradicando ulivi con sintomi di disseccamento su alcuni rami, come ulivi perfettamente sani, ma nei quali dovesse vivere questo organismo microscopico, distruggendo con tonnellate di pesticidi e diserbanti nocivi flora e fauna, autoctona e domestica, su oltre 8000, 10.000 ettari di Salento, con l’uso anche di lancia fiamme per bruciare il muschio al suolo, e aerei per le irrorazioni degli agroveleni».

Un ottimo resoconto della faccenda veniva segnalato nei commenti tempo fa.Gli ingredienti della zuppa sono sempre quelli, come lo erano per il vaccino forzato contro la lingua blu o -esempio clamoroso – la pandemia inesistente della peste suina quando tutti gli Stati hanno comprato Tamiflu a gogò per poi buttarlo: la politica che si appoggia molto volentieri su risultati scientifici (frettolosi o anche non-scientifici), l’urgenza perché bisogna arginare il fenomeno, gli ecologisti/ambientalisti/naturalisti che spingono per aspettare. Purtroppo spesso solo dopo si sa chi aveva ragione.

Ma quando si legge batterio killer|calabrone killer|xyz killer diffidare, aspettare e approfondire è molto probabilmente la reazione giusta. I giornalisti farebbero bene a non abusare di questa parola. E a proposito di parole una caratteritisca dei nostri tempi è che abbiamo sempre la sigla pronta per dare un nome alle cose che non capiamo. In questo caso è CDRO (Complesso del disseccamento rapido dell’olivo), liberamente ispirata dalla CCD (colony collapse disorder) delle api.

Secondo l’agronomo salentino Cristian Casili gli alberi morti per via di questa patologia sono una percentuale davvero minima dei 9 milioni di ulivi presenti in Salento, meno dell’1%, e l’infezione è comunque a macchia di leopardo, con poche piante gravemente colpite frammiste a piante sane o debolmente affette. “Bisogna tener presente”, ricorda Casili, “che l’ulivo è una pianta molto resistente e con una grande capacità di ripresa. Le piante colpite erano probabilmente indebolite da tecniche colturali errate o scarse, con potature estreme che favoriscono l’ingresso di patogeni e altri fattori antropici che avevano precedentemente colpito l’agroecosistema”.

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Il pensiero umano a volte…

Campagna… non produce un granché, anzi.

Nel film (da vedere) “More than Honey” c’è una parte che mostra come nel sudo della Cina impollinano le mele a mano. Nessun ape in giro. Come causa viene dato il programma “Quattro flagelli” del ’58 (vedi manifesto accanto) – sterminando milioni di passeri (accusati di mangiare i raccolti) si sarebbero propagati locuste e altri insetti, che a loro volto vennero combattuti con insetticidi tosti. Fatto certo è che nel ’60 Mao se ne accorto del danno e i passeri furono sostituiti con le cimici.

Ma qualcosa non quadra nella storia, in primis che i passeri non sono insettivori. Ricercando in rete il contadino ha imparato che per ammazzarli tutta la popolazione fu mobilitata, ragazzi delle scuole, tutti quanti a sventolare e far chiasso con gong e pentole finché gli uccelli cascavano esausti dal cielo (un video qui).
Quindi lo sterminio non fu selettivo per nulla. Ma le api vengono dati per quasi estinti solo verso la fine degli anni ’80, sempre per un mix di varie ingredienti dell’agricoltura “moderna”.


Photo: Li junsheng /Imaginechina

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E come sempre si finisce con le mignole

Invecchiando il contadino ci tiene sempre di più alle tradizioni: preferisce che le cose cambiano poco e si susseguono sempre nello stesso ordine (brutta la vecchiaia) e la raccolta finiva come tutti gli anni – facendo il giro di tutti gli uliveti cogliendo le mignole sparsi ovunque. Loro non erano in calo come gli altri quest’anno, 4 quintali come sempre, alcune piante avevano pure due cassette (40kg); infatti si dice che “le mignole le fanno sempre” e questo è vero.

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Ora arriva il tempo di libertà, di lavori a scelta. Il primo è di andare in vacanza verso nord.

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