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Categoria: agricoltura

Ci mancava un nuovo problema per le api

Si chiama Aethina Tumida, originaria del Sudafrica e approdato probabilmente con un carico di frutta, magari già un anno fa.

Secondo gli esperti, il coleottero può diffondersi nel nostro paese tramite il candito, un alimento comunemente usato per le api e, quindi, attraverso regine, pacchi d’api o favi infestati. Oltretutto, l’Aethina si riproduce nel terreno di fronte agli alveari, per cui è molto facile che il rischio di infestazione sia elevato dove si pratica il nomadismo.

Altro aspetto particolarmente grave, è che l’Aethina non solo colpisce le api, ma anche il polline e il miele, portandolo alla fermentazione. Secondo l’università di Reggio Calabria, la prima cosa da fare è attuare un monitoraggio puntuale su tutto il territorio italiano. A tal fine risulta di fondamentale importanza che gli apicoltori denuncino immediatamente i casi sospetti di Aethina.

In secondo luogo è necessario un coordinamento fra Ministero della salute e le Aziende sanitarie locali, mentre al Ministero delle Politiche Agricole spetterebbe di individuare i fondi per consentire agli apicoltori la possibilità di ottenere un risarcimento per le perdite subite negli alveari. Inoltre, secondo l’Ateneo calabrese, qualora sia accertata la presenza del coleottero, occorre arare e trattare con permetrina il terreno attorno all’apiario, terreno nel quale l’Aethina si riproduce assicurando un ciclo continuo al di là dei trattamenti – per lo più a base di coumaphos – effettuati negli alveari.

A parte il fatto che molti dei terreni dove si trovano le postazioni sono impossibili di arare: indennità per danni dei cinghiali, della grandine, del embargo russo, delle inondazioni ecc a un certo punto diamo uno stipendio fisso agli agricoltori che si fa prima…

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Nello stile dell’annata…

Oggi doveva piovere tanto qui, non è venuta una goccia degna di menzione. Ma poco lontano bomba d’acqua con grandine, simile a qui fine giugno.

Gli agricoltori denunciano danni alle coltivazioni per 20 milioni di euro. Francesco Miari Fulcis, Presidente di Confagricoltura, spiega che “solo per i vigneti ci sono danni che possiamo calcolare superiori ai 200 mila quintali per la produzione di uva. I danni non riguardano soltanto i vigneti: “Quella è la situazione più complicata – spiega Fulcis – con danni strutturali ai filari, piante letteralmente divelte soprattutto nella zona del Montalbano. Anche per le piante di olivo i danni sono ingenti, nelle prossime ore cercheremo di fare una stima dettagliata”.

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2014: Senz’olio, la metà del miele e anche vino scadente

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Puglia meno 30%, Spagna ( produce la metà del consumo mondiale spesso venduto come italiano) meno 40%, Toscana (secondo il contadino) meno 90%.

Per il miele la situazione è identica:

La produzione italiana di miele nel 2014 dovrebbe calare in media del 50% per i mieli di acacia, castagno, agrumi e millefiori primaverile-estivo. Il che si tradurrà in un aumento dei prezzi tra il 20 e il 30%.

Ma in fondo forse è sbagliata la visione moderna del agricoltore che produce viveri. L’agricoltore coltiva e cura (o dovrebbe…) la terra e l’apicoltore alleva le api, ma non è detto che sempre esce qualcosa.

Domani

qui si comincia a togliere l’uva, succo d’uva per prima. Nell’immagine si vede bene come la parte grandinata matura male; il contadino vi risparmia foto di quella mezza marcia, forse domani qualche grappolo bello della bianca invece.

PS: tre foto in più, c’era parecchia uva, se non era grandinata… la bianca era pure discreta.
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Esperimentoni

I fatti

L’azienda britannica Oxitec ha reso nota l’intenzione di rilasciare in ambiente versioni transgeniche di mosche dell’olivo in Spagna e di moscerini della frutta in Brasile nei prossimi mesi (1). Entrambe le richieste di autorizzazione, presentate nel gennaio 2013, riguardano rilasci sperimentali in ambiente degli insetti geneticamente modificati e sono attualmente in fase di valutazione.
Oxitec utilizza un approccio di ‘uccisione femminile’, in cui la prole femminile degli insetti GM è destinata a morire allo stadio di larva. L’obiettivo verrebbe perseguito attraverso rilasci massali di milioni di insetti maschi geneticamente modificati il cui accoppiamento con le femmine presenti allo stato naturale porterebbe al declino della popolazione dei parassiti.

Gli impatti temuti

Una delle principali inquietudini di carattere ambientale è relativa al fatto che il ceppo di mosca dell’olivo utilizzato da Oxitec non è nativo della Spagna, ma è stato ingegnerizzato a partire da un ceppo greco incrociato con ceppi israeliani; situazione analoga in Brasile dove sembra che siano utilizzati ceppi di moscerini della frutta di origine guatemalteca (2). Sotto un profilo ecologico e agronomico si nutre il timore di introdurre individui portanti diversi livelli di resistenza ai pesticidi, come evidenziato da studi sulle mosche dell’olivo in Grecia (3).

[articolo completo]

Anche il contadino cerca di impedire alla mosca di diffondersi troppo, ma non in grande scala come questa senza poter tornare indietro.

Detto questo: sarà difficile che entra una goccia di olio in casa sua quest’anno e impossibile che ne esce una per vendita. Le speranze sono due: che le olive leccine tutte bacate già adesso si cicatrizzano e non cascano (improbabile) e che le olive mignole che ancora sono sane non s’imbacano nei prossimi due mesi (molto improbabile, nonostante il rame e lo Spintor Fly).

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Modelli di vita

Tra i tanti modelli di vita disponibili sul mercato il contadino attualmente si è scelto “vita ritirata da nonno asmatico, dedicato alle nipotine e al poco lavoro nel orto familiare”. Si alza tardi, osserva attentamente lo stato del suo polmone, fa colazione seguito da inalazioni di camomilla, un po’ di lavoretti non faticanti fino mezzogiorno, spesso accompagnato dalle nipotine prestate dall’Estonia. Vediamo se ne esce col tempo.

Anche il blog lo appassiona il giusto cioè poco o niente. Si potrebbe scrivere fiumi di parole sui curdi e l’ISIS, sul movimento che perde le stelle e la politica in generale, sulle stagioni impazzite con alluvioni, frane e siccità, sulle api che stanno parecchio parecchio male mentre il prezzo per il miele all’ingrosso è alle stelle. Ma anche no, l’hanno scritto già altri e solo parole sono. Per finire facciamo un po’ di sano food-porn, che si mangia anche troppo bene ultimamente.

food-porn

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Acqua, umidità e nient’altro

Piccolo resoconto del dopo-ritorno del contadino dal suo viaggio-cura (Feldenkrais è un ottimo metodo! Ha un torace che sembra Tarzan adesso).
L’orto era diventato qualcosa tipo foresta pluviale, erbacce alte due metri con le angurie che hanno invaso tutto il resto che già moriva del suo di tutte le malattie fungine possibile: pomodori secchi, meloni e cipolle spariti quasi. Pure la vigna ha presa la malattie sulle cime nuove, l’aspetto non ha certo migliorata visto che era già grandinata. L’uva sembra indietro, tra fresco che era e foglie tritolate non matura come potrebbe. Pure le olive sembrano sempre meno e la mosca si da da fare già ora. Le strade sembravano letti di fiumi in secca. In compenso si affoga nei fagiolini e anche il terzo taglio del fieno (oggi sotto il tetto ed ecco che ripiove) era abbondante come mai e nessun problema di trovare l’erba per le pecore. Le scarpe di cuoio erano verdi di muffa e il sale in cucina è tutto una massa umidiccia. Per non parlare di zanzare e tafani.

In un certo senso quest’annata fa bene a sparire dentro l’inverno che ci metterà un velo pietoso sopra.

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L’isola più grande della Germania

Ieri doveva piovere, ma nisba, quindi oggi il contadino ha lavorato quasi tutta la terra (fresca) sotto gli ulivi per non trovarsi un erbaio alto un metro al suo ritorno dalla sua vacanza-cura a gusto di Feldenkrais (vedi titolo), che il suo polmone è in un stato mica tanto buono. Poi stasera ha pure zolfato la vigna, quindi adesso dovrebbe essere tranquillo invece ci sta che non dorme, prima di prendere uno di questi aeri low-cost per Berlino, un luogo dal quale porta un bel po’ di materia genetica del suo corpo. Non si sa se ha voglia di raccontare qualcosa qui, essendo troppo concentrato sulla sua salute, vedremo.

Finalmente anche la catasta della potatura ha trovato sua forma quest’anno.
fungo

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Azzeccare le mosse

A volte il contadino è in perfetta sintonia con la natura e il tempo, tipo ieri che ha deciso di pressare il fieno di sera nonostante il fatto che di sera viene peggio l’erba medica, ma le previsioni e anche il cielo promettevano acqua di notte. Pressato, caricato un viaggio a man forte dal genero (il contadino è ancora buono poco per fare sforzi), coperte le restanti presse sul campo bastava arrivare a casa ed ecco che arriva la pioggerella promessa, annaffiava per bene l’orto e il mondo, in netto contrasto con questa cosa violente che veniva settimana fa.

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Acqua a bomba

L’acqua che non è venuto per due mesi l’ha buttato giù tutta insieme ieri notte, condita con grandine, fulmini a volontà e al gusto di tromba d’aria. 70mm in poco più di ora, alberi in terra strade rovinate con Cipressi secolari sradicati.

L’uva sembra persa per un terzo, con il tempo si vedrà meglio. Seguiranno foto, dopo il food porn è tempo per per un po’ di calamità porn

Uva, lato A e lato B. Queste erano di stamattina, ora Lato A è tutto marrone.

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Il primo filare non ha retto l’impatto.
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Come invecchiare bene

Il Fontanelli, 85 anni, era venuto per sentire se il contadino voleva i mazzi (“bardotti”) di fieno legati a mano del secondo taglio del suo campetto dietro paese.

Ieri andò a caricarli.

“Vorrei invecchiare come te, come hai fatto?”

Non bisogna aver paura del male! Io ho tre vasi del cuore tappati, se sento i cardiologi dovrei vivere sotto una campana di vetro ma eccomi qua…”

e indica suo orto grande con pollaio e alberi da frutto. Dopo il discorso toccava altri punti (“non c’è miseria ancora, altrimenti tutti a fare la file per il fieno”) ai ricordi (“scassai i campi 1m x 1.2m per 650 lire il giorno, poi mi sembrava di guadagnare poco e sono passato al metro, 50 lire a metro e arrivavo a mille lire il giorno: 12 metri la mattina e 8 di sera, a quei tempi non c’erano gli escavatori”) e al fatto che oggi solo rumeni, bulgari e albanesi insomma gente cresciuti poveri riescono ancora a lavorare in questo modo.

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