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Categoria: agricoltura

Lavoretti

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Era gentile l’acqua con il contadino, ma anche lui cerca di essere gentile con l’acqua e la terra. La frana nelle prime 4 foto è venuto giù quasi pulito perchà© aveva pulito questo ciglione boscoso due anni fa. Sono arrivati a parte di terra rossa: un leccio, due ulivi nati salvatici (pure potati un po’) e una ginestra, e sopratutto ha scansato tutto, l’unico danno un ramo rotto a un ulivo.

Per le altre due: c’è sempre la terza strada per il paese, quando asciugano dell’altro si stendono.

In verità  c’è anche un altra ancora, dove è venuto giù uno dei olivi più brutti nei dintorni, anche questo è quasi un bene.

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Prendere o lasciare

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Dopo un mese e mezzo senza piogge (tralasciamo due pioggerelle inconsistenti), un autunno senza piogge e un Febbraio da record con più di 200mm oggi è venuto tutto l’acqua di aprile, meno male molto ben distribuita per la giornata. La cisterna trabocca (dal contadino prendano l’acqua piovana pubblica per renderla privato, seguendo le ultime mode), gli alberi piegano la nuova vegetazione e le pecore finalmente avevano fatto la doccia necessaria che non se ne poteva più vederli, con lo sciolto del erba primaverile che spesso hanno adesso.

Con un po’ di sole tutto esploderà .

PS: La notte è venuto poi anche tutto l’acqua di marzo e quello di maggio, 135mm nel complessivo, con le solite piene e frane, due vicini con due scavatori a togliere ulivi e alberi dalla strada di sopra, la piena è da recordo dopo quella grossa del ’93. Alcune frane in collina con le fosse mantenute non sarebbero successi, ma dove sono la gente, chi ha tempo che non basta nemmeno a curare gli ulivi?

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Giove, lupi e uccelli

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Il contadino passa le sue giornate sopra gli ulivi, l’annata promette bene se solo piovesse, è triste una primavera secca, anche per le api. Ieri e oggi la luna indica giove nel leone e lo farà  una volta al mese per qualche mese ancora, questo è una buona occasione per vivere i ritmi, i periodi, i cicli – tutto si svolge in cicli.

Il cuculo è già  il secondo anno che tarda il suo, fino adesso il contadino l’ha sentito tre volte solo, mentre prima a questi tempi era quasi palloso. Ieri ha cominciato l’usignolo di cantare anche di notte e pure adesso mentre scrive questo si fa sentire, creando questa atmosfera magica e strana di notti primaverili. E oggi ha sentito per la prima volta gli gruccioni.

Mancano i lupi, una azienda qui vicino deve ormai fare come si fa qui da quattro anni dopo un evento simile: tenere le pecore dentro la stalla di notte, tutto l’anno.

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Pomodori e pomodori non sono uguali

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Oggi il contadino vede che il primo titolo nella home di La Stampa titola Tra i coltivatori siciliani: “Siamo ridotti alla fame dai pomodori marocchini”:

Bisogna pensare prima agli italiani e a salvare i nostri prodotti: i prezzi sono crollati a causa della concorrenza del Marocco e della Tunisia.

Ha dovuto pensare subito a questa realtà :

Un tempo il Ghana produceva ed esportava pomodori, oggi è costretto a comprarli dall´Italia. Le salse nostrane godono dei sussidi dell´Unione europea e costano cinque volte meno dei pelati africani. Così il “made in Italy” butta sul lastrico migliaia di contadini ghaneani.

“Sulla bontà  del prodotto non si discute, sul prezzo sì”, dice Paul Yambuya, 50 anni, contadino ghanese originario della città  di Kumasi. “Al mercato un barattolo di concentrato italiano costa più o meno 1000 cedis (circa 10 centesimi di euro, NDR). Ovvero cinque volte meno dei pomodori locali”

Anche su Internazione un articolo tutto da leggere:

Prince Bony non avrebbe mai immaginato di traversare il deserto e il mare e trovarsi a fare lo stesso lavoro che faceva al suo paese. Seduto davanti a un casolare abbandonato, vestigia della riforma agraria, guarda l’orizzonte e riflette sulla propria vita. Prince divide questa dimora di fortuna con una decina di altri lavoratori stagionali ghanesi. Senza documenti, senza soldi, senza prospettive, hanno trovato rifugio qui, in mezzo alla campagna, in questo gruppuscolo di ruderi che per un’ironia del destino si chiama “Borgo Libertà â€.

«In Ghana, mi chiamavano Kofi America, perch੠ho sempre desiderato viaggiare. Volevo conquistare il mondo!»

Intabarrato in un vecchio cappotto liso, Prince guarda con aria assorta il sole che tramonta all’orizzonte. Poi dice una sola parola: «Il pomodoro». Il suo volto si illumina di una luce velata di tristezza non appena la pronuncia. «Anche a Navrongo, la mia città , coltivavamo pomodori!».

Il succo è: la globalizzazione ci va bene solo se vendiamo noi.

C’è molto da fare, sopratutto c’è da cambiare spesso prospettiva e vedere tutto dalle parti degli altri.

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A tutta birra

L’istituto per l’ambiente di Monaco (visto che è la capitale della birra tedesca) ha testato 14 birre su residui di glifosato, alcuni superano 300 volte il valore massimo ammesso per l’acqua potabile (0,1 µg/lt):
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Se si spruzzano 5mila tonnellate/anno da qualche parte si ritrova per forza. Il contadino la lotta contro la ri-autorizzazione in atto la vede dura, l’agricoltura moderna ne è dipendente come la nostra società  lo è dall’automobile.

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I vecchi hanno ragione

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Anche il contadino si definisce vecchio (chi vuole invecchiare bene deve cominciare presto), ma lo dicevano gli altri contadini più vecchi ancora:

Finchà© non vengono le piene non ha piovuto.

Negli ultimi giorni ha finalmente piovuto , più di 100mm, un ottavo delle precipitazioni annuali e la fiducia per la campagna in atto è risalita pareccchio adesso.

Il calendario della foto non è più quella di Maria Thun ma quello della Biolca, consultabile anche online.
Dopo la morte di Maria Thun è morto anche il suo calendario, senza ricerche nuove, con dati inesatti e senza spirito, ridotto una mera cosa commerciale con marchio registrato.

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Vivere nello zoo

Il contadino aveva in mente una poesia del tipo

Sono finite le ghiande
grande mio dolore è adesso

O pascolo rufolato, dov’è il rimasto tuo verde
o recinzione strappata, dove sono le mie pecore?

Uliveti tutti poggia e buca
chi rispiana mai questa terra?

Prato rovinato, dove nascerà  il fieno?
Letamaia disfatta il concio si perde

Ospiti notturni sono padroni ormai del podere
minacciano la figlia al ritorno in casa

Poi oggi ha pure letto che c’erano dei cittadini (cittadini nel senso che hanno un rapporto emotivo, romantico e irreale con la natura) a protestare contro il piano di tentare di rimettere le cose in equilibrio. La natura va gestita e non sono sempre fiori, quel numero spaventoso di cinghiali, daini caprioli è anche frutto dell’abbandono della terra da parte dell’uomo negli ultimi 50 anni.

Il prof. Lombardi Vallauri a Enrico Rossi: “Una carneficina di cinghiali che lede la dignità umana”

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Dalla lettera del Prof. Vallauri:

Ma ancor di più del diritto contano per me, devo dirlo, l’empatia per gli animali e l’immagine della Toscana.

L’empatia con le zanzare invece? E quella con chi lavora la terra di questa Toscana?

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Veni vidi vai

Il contadino sta tagliando il bosco e non può non pensare alla distopia presentatoci nell’ultimo capitolo di un libro di un certo Casaleggio, respirando, brusciando la frasca e preparando la legna per la stufa:

Petrolio e carbone sono proibiti insieme alla circolazione di macchine private. I mezzi pubblici sono gratuiti. L’emissione di Co2 è punita con la reclusione fino a 30 anni. Taxi, tabaccai, macellerie e librerie sono scomparsi. La più grande impresa del mondo produce biciclette e monopattini. Le spiagge sono libere. I cacciatori fanno solo safari fotografici e ripongono nei nidi i piccoli caduti al suolo.

Finalmente erano passati qui alcune squadre di cacciatori e hanno tolto qualche cinghiale dal giro ma ci sono sempre troppi, devastano pascoli e altro, ma anche qui non ci si salveremo più:

Chi è sorpreso con un fucile è lasciato libero e nudo nei boschi e cacciato da personale specializzato con pallettoni di sale grezzo dall’alba al tramonto

Dalla prefazione:

Ma oggi internet, o come dicono i radical chic “l’internet”, può rappresentare una nuova frontiera anche nell’uso consapevole del nostro bene più prezioso: il tempo. La rete si fa così salvadanaio del tempo, consentendo a chi non si fa “consumare” da tv, centri commerciali, intermediazioni inutili e costose, e ruote del topo varie, di innescare una vera e propria rivoluzione: quella della qualità  della vita.

Il contadino ha l’idea, vedendo la gente girare con lo squardo abbassato in questo internet nelle mani che “l’internet” invece sia in primo luogo solo un grande cimitero di tempo, compreso quel libro (che – stranamente – non ha pubblicato in rete ma da amazon).

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Pozzo secco

La Stampa ha battuto per un filino il contadino mettendo la notizia in prima pagina. Fatto è che la cisterna è quasi vuota, le batterie del fotovoltaico pure e se spunta un giorno di sole attacca la pompa ma dopo due ore questa ha già  tirati via i 700 litri disponibili.

Per dirlo breve: le falde e vene stanno esattamente come di agosto.

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Rassegna stampa oleosa

Uno:

L’Italia è invasa dall’olio di oliva tunisino: le importazioni sono aumentate del 734 per cento nel 2015, cioè otto volte le quantità  del 2014. àˆ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano, sulla base dei dati Istat dei primi sette mesi.

Due:

Sequestrate dal Corpo forestale dello Stato settemila tonnellate di prodotto extracomunitario e spacciato come made in Italy…

hanno permesso di accertare che migliaia di tonnellate di olio ottenuto mediante la miscelazione di oli presumibilmente extravergini provenienti anche da Paesi extra Unione europea, come Siria, Turchia, Marocco e Tunisia, venivano poi venduti sul mercato nazionale e internazionale (statunitense e giapponese) con la dicitura facoltativa 100% italiano, configurando così una frode in danno al made in Italy.

Tre:

“L’olio non era extravergine”, indagate sette note aziende nazionali
Il pm Guariniello accusa di frode i rappresentanti legali delle società  olearie. Sarebbero coinvolti anche marchi entrati nella storia della pubblicità  come Carapelli, Bertolli e Sasso.

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Annata di leccino

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Finito la raccolta il contadino riparte partendo dalle concimazioni, portando il letame in vigna e sotto gli ulivi.
Era decisamente un anno del leccino qui, le grossaie erano un po’ a riposo, e le mignolo erano regolari come sempre.

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