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Autore: ste

Le tasse aumentano sempre

Ai lupi va una pecora all’anno, alla volpe almeno una gallina o due, idem la faina. Tasse alla natura.

L’istrice si deve accontentare con l’uva, visto che il recinto dell’orto regge. Decisamente troppe tasse gli ultimi anni (in uva) ai caprioli e daini, solo una piccola riduzione quest’anno nonostante il miglioramento del recinto elettrico. Una parte di tasse a loro va versato in erba medica.


La sua parte ti tasse pretende anche il tasso (si vede già dal suo nome).

Anche topi,ghiri, vespe e calabroni pretendono la loro parte e probabilmente il contadino ha dimenticato qualche esattore pure. Già, le zanzare e i tafani.

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il contadino e il CO2 o Enemy Number One

Forse qualcuno se ne accorto, non è più un virus ma il CO² e il metodo è lo stesso: guerra totale senza badare alle perdite. Invece di strappare petrolio e gas dalle viscere della terra adesso tocca alle terre rare e il litio per fare delle batterie.

L’approccio di ridurre problemi complessi come il nostro rapporto con natura e il pianeta intero a una cosa sola calcolabile (una volta era il valore rt) – ignorando completamente gli effetti collaterali delle misure prese e pure anche sovrastimando l’efficacia di queste misure per raggiungere lo scopo (la salute o frenare la crescita del riscaldamento globale) è sbagliato e sono 50 anni che si potrebbe sapere questo. Ma niente, anche nella politica si tende a ridurre i problemi a una causa sola (gli immigrati vanno sempre).

Inizio anni novanta ol contadino ha seguito una conferenze, e c’era quel biologo, geologo o quell che era che ha detto:

La natura ci ha messo 200 milioni di anni per togliere dall’aria e mettere sotto terra carbone e petrolio e noi abbiamo tirato fuori e bruciato 1600 miliardi di tonnellate nel giro di 60 anni forse. I cambiamenti che questo ha innescato sono partiti e non possono essere fermati anche smettendo subito usare l’energia fossile.

Sono passati 30 anni e il contadino è sempre impressionato quando vede gente che crede di poter influenzare adesso il cambiamento climatico, magari tirando fuori dal cilindro pure l’energia anti-vitale per definizione, ovvero il nucleare.

Quel che occorre è tutto un altro approccio, con i boschi, con gli animali (che mangiamo), con i campi e con l’acqua e la terra e anche con noi stessi.

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Erba, olive, pozzo, caprioli e altro

Forse sarebbe ora che il contadino scrive due cose sull’andamento dell’annata – no, non forse ed è pure tardi. Quindi procediamo con un fatto straordinario: quest’anno piove e ripiove. Ha piovuto pure ieri altro 33mm di notte e una settimana fa uguale. Il pozzo che l’estate scorsa a fatica ha fornito 250lt/gg adesso è tornato ad avere 600lt al giorno – non ancora suo livello di una volta che era 800lt ma di fatto molto rassicurante.

Quando piove cresce l’erba e infatti: erba ovunque, anche perché non viene coltivato quasi più niente, tutta la valle è diventato un erbaio gigantesco, non si può vedere. Ci poteva essere il grano, ma non conviene sembra. E chi mangerà tutto quel erba? E tutto parecchio fuori equilibrio. Le nostre supermucche sono fissati ormai con la soia delle ex foreste tropicali. La vigna gode dell’acqua che fa ingrossare l’uva ma porta purtroppo anche un po’ di malattia, come si chiama la peronospora qui.


Basta lamenti e vediamo le olive: infatti se ne vedono a milioni, gli alberi erano bianchi di fiori e hanno allegato anche quasi troppo. Dopo questa parentesi positivo parliamo del capriolo che invece di farsi mangiare dai lupi (i quali hanno preferito le pecore) ha pascolato indisturbato nella vigna, mangiando le giovano gemme e tralci per non fare pesare troppo la vendemmia al contadino. E’ tutto un recintare contro quelli e quell’altri, almeno di cinghiali se ne vedono un po’ meno.

Nel frattempo buon annata a tutti.

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Ancora la stessa storia

Dal Post:

Sostiene che «il 98,5 per cento degli animali uccisi non fosse malato», perché le analisi batteriologiche su campioni di organi, sangue e tessuti fatte dopo la macellazione «non hanno trovato i batteri della brucella [il nome con cui sono vengono genericamente indicati i batteri che causano la malattia, ndr]». Gli allevatori del comitato «Salviamo le bufale», di cui fa parte, contestano i test sierologici fatti dai veterinari delle ASL.

«Da quando la Regione ha dichiarato guerra alla brucellosi sono state abbattute 145mila bufale, sono fallite trecento aziende, abbiamo perso cinquemila posti di lavoro e il 15 per cento delle stalle è vuoto perché gli allevatori stanno ancora aspettando i risarcimenti statali per le bestie uccise», dice il presidente dell’Associazione per la tutela e l’allevamento della bufala mediterranea Andrea Noviello.

Molti anni fa a un contadino qui vicino è successo la stessa storia: qualche aborto negli anni precedenti, nessuno malato perché molte persone hanno gli anticorpi alla brucellosi e una vaccinazione obbligatoria negli anni precedenti che non funzionava. Allora a un certo punto sono passati a test anticorpi, e ovviamente anche gli animali guariti (tutti) avevano gli anticorpi.

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Notizie dall’azienda

In tempi più sani (per un certo verso) il titolo sarebbe stato “Notizie dal podere”, ma tant’è. Il contadino -visto l’età del principale e l’andamento delle stagioni estivi che non permettano più di mantenere l’attuale livello di forza lavorativa era costretto di licenziare mandare in pensione anticipata sia il legatore di capi sia il fascinaio. Alcune immagini d’archivo aziendale:

fascina

proda di uva con fascine

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Resoconto annuale

Finito la raccoltina delle olive ormai l’anno agricolo 2023 è passato ed è meglio così.

Partiamo dalle cose positive: non ci sono stati incendi, si sono mangiati una quantità esagerata di cetrioli e il magazzino è stracolmo di zucche, patate e cipolle e sono seccati pure parecchi ginestre.

Però tutto il resto è meglio dimenticare presto. Il pozzo che si è ridotto a fornire 2 qt/gg invece di 6 o 8qt, la vigna che si ammalò lo stesso un po’ di peronospora e insieme alla siccità e ai caprioli era una bella botta. Sono anni che il contadino s’aspetta che il secco compromette davvero il raccolto, finora era sempre al limite ma quest’anno ecco. Gli ulivi hanno fiorito poco e poco era quindi il raccolto, ma complimenti come hanno portato i loro frutti(cini) a ottobre. Frutta non c’era pure, giusto qualche pesca da litigarsi con le ghiandaie, anche per loro e loro compagni era un annattaccio.

Ora si riparte ma dopo gli ultimi anni le speranze per l’uva sono un po’ ridotte, tanta fatica per poco può andare bene un anno ma non tutti gli anni e il contadino s’è stufato parecchio ad aspettare acqua che non viene.

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Myxogastria – è così che si chiamano

Myxogastria
Myxogastria

Comunemente note come muffe da fango o macromiceti, sono un gruppo di organismi appartenenti al regno dei Protista. Non sono né funghi né animali, ma occupano una posizione intermedia. Si tratta di microorganismi che si presentano sotto forma di ammassi gelatinosi colorati, noti come sporangiofori, che contengono spore. Le Myxogastria si sviluppano su materia organica in decomposizione, come tronchi caduti e detriti forestali, e svolgono un ruolo importante nell’ecosistema come decompositori.

Buon viaggio nel paese delle meraviglie.

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