Ha dovuto vivere più di mezzo secolo primo di conoscere le idee giuste, povero contadino, circondato da mucchi di arnesi, bulloni, ingranaggi a altro sul banco di lavoro, pile di vestiti nel armadio che si disfanno quando voleva una volta tirare fuori qualcosa di sotto per non usare sempre le stesse tre magliette in cima (che poi risultava grinzoso), libri e documenti e fogli che magari una volta servono ancora non si sa mai. Certamente ha visto ultimamente altre persone affogare in roba tripla, però nella seconda metà della vita sembra giusta di ridurre l’accumulo della prima parte.
Insomma ha conosciuto Marie, e lei ha messo le cose in chiaro – adesso nel armadio ci sono solo vestiti che o gli piacciono o gli servono, dei libri sono spariti due terzi e i documenti si sono ridotti in quelli da conservare (contratti ecc) e quelli in uso, adesso sta lavorando sulle cose miste finché arrivare al gran finale e compito più difficile: i ricordi.
Un oggetto non è sempre quel che sembra. Per esempio una pala può essere anche un ricordo e se è una pala fatta male è solo un ricordo, e non una pala. E il trapano subito rotto comprato su ebay per 18 euro (il contadino tiene a precisare che questo è solo un esempio dimostrativo) invece è forse anche un brutto ricordo ma è una ottima lezione, che ha svolto la sua funzione. In quel caso si butta anche facilmente, ma ci sono lezioni (magari un paio di scarpe costose che ci stanno male) che non li riconosciamo tali e pensiamo che siano scarpe e li conserviamo per decenni visto quando abbiamo pagato. No, lezione ottenuta, scarpe via.
Poi le pile: nella pila vive solo la cosa che si trova in cima, le altre vanno in una specie di limbo.
Le cose stanno bene solo ritte o appese. Quando adesso apre l’armadio vede tutti i suoi vestiti in un colpo d’occhio, uno accanto l’altro piegato in modo che sta diritto da sé, lo sguardo scorre le magliette e ne sceglie una senza disturbare nulla. Tipo così.
Ma questo sono le cose secondarie, prima di assegnare alle cose un loro posto definitivo vanno riviste e qui il metodo è quello dell’emozione che ti da una cosa: se ti fa felice: tienila, altrimenti buttala. Ci vuole un po’ di allenamento e ovviamente non ti deve piacere a morire il trapano se funziona, ne hai uno solo e ti serve.
Il resto è semplice: quando il contadino ha usato una cosa, la rimette al suo posto.
Dopo cinquant’anni è anche ora di finirla con ammucchiarle in direzione del loro posto.
E’ sembra che questo ordine esteriore abbia anche dei impatti forti su quello interiore, anzi non sembra, è così.
tu sei un vero filosofo
se fosse così… 😉
Sfoltire le prprie cose è un duro esercizio per alcuni, io per esempio, ma per altri è cosa ovvia.
Scrissi questo 7 anni fa ma sono ancora allo stesso punto . http://ravennapensa.blogspot.i.....-biro.html
L’assunto per il quale andrebbe conservato solo quel che ci fa felici (o quanto meno quello che ci avvicina a quello stato d’animo) renderebbe le nostre case dei luoghi molto più spaziosi, credo
Infatti, non c’è nessuna ragione tenere oggetti per altri motivi (a parte quando sono indispensabili).
Secondo Marie ci sono solo due ragioni perché teniamo troppa roba: attaccamento al passato e paura per il futuro.
hai fatto bene.
io invece ho adottato il metodo marco:
tengo quello che mi serve,
quello che vale molto,
quello al quale sono affezionato, vita/patrimonio/cuore
mi sono svuotato mezza casa :->
Ho letto il libro di Marie i primi di ottobre e da allora le voglio bene, mi fa sentire meno sola nel mio rapporto con gli oggetti, non semplice. “Se ti fa felice tienilo”
è un invito che contiene un dramma e una illuminazione: devo essere stata molto felice.
IL 29 settembre ero andata in biblioteca a prendere qualcosa di molto pesante e poi vergognandomi perché ho pescato nel reparto casalinghe ho preso il libro di Marie. Si deve essere riattivata la telepatia!
Ci sta la telepatia 🙂
Secondo me c’è molto di più dietro tutto, non è solo ordine nelle cose, ma anche prendersi davvero la finalmente la piena responsabilità per tutte le cose in nostro “possesso”, la terra compresa…
Anche in casa mia ha girato il libro di Marie però l’ho letto velocementec senza convinzione. Mi sembra un testo per metropolitani, per gente che vive in appartamento. A parte questo ho imparato a non fare entrare oggetti ed abiti inutili nella mia vita. Prima di imparare a disfarsi delle cose bisogna imparare a non comperare le cose a meno che non siano indispensabili. Il trapano è indispensabile, il quinto paio di scarpe no.
C’è anche un altro modo di riempire la casa di oggetti senza comprarli, è raccoglierli mentre li buttano, per non farli morire. Qui il metodo di Marie stenta a funzionare, perché è difficile buttare qualcosa che hai salvato e che non tornerà mai più
( tipo roba di decenni fa ).
Ste, sono tornata per dirti che mi è venuto in mente che se non lo hai già visto devi vedere Ferro 3 di Kim Ki-Duk, sono sicura che lo troverai bellissimo. Ha a che fare in molti modi con quello di cui stiamo parlando
http://www.kavusclub.it/cinema.....-2004.html