Per gli ulivi malati in Puglia adesso dovrebbe essere questo la terapia:
Prima di tutto dobbiamo essere molto chiari, tutti gli alberi colpiti dal batterio Xylella fastidiosa devono essere rimossi e questa è la prima cosa”. Accetta, dunque, su migliaia di ulivi e non solo. Anche su lecci, mandorli, ciliegi, albicocchi e tutte le altre piante, appartenenti ad almeno 150 specie, che risulteranno attaccate dal patogeno da quarantena arrivato dalle Americhe.
Per non fare un lungo discorso al contadino sembra la stessa storia delle varie pandemie, il vaccino obbligatorio contro la lingua blu (non si fa più a quanto sembra) e altre emergenze. Non si ha il coraggio di fare niente e osservare bene, l’esperienza insegna che spesso questo sarebbe stato la strategia più sana e economica. Invece giù a spruzzare insetticidi:
Nell’ultimo anno una serie di determine sono state approvate dalla Regione Puglia su proposta dall’Osservatorio fitosanitario regionale, l’ultima di febbraio indica proprio le misure obbligatorie da adottare a partire da maggio 2015 nelle quattro zone individuate. La determina rende noto che “è fatto obbligo ai proprietari o conduttori dei terreni ricadenti nell’area infetta di eseguire le misure obbligatorie previste”, come l’irrorazione con diverse tipologie di insetticidi; tra questi l’imidacloprid che fa capo alla classe dei cloronicotinici neonicotinoidi, tossico per la salute umana, nonché anche riproduttiva, per uccelli, fauna acquatica ed api. Utilizzare insetticida a base di neonicotinoidi per debellare le cicaline e sterminare la xylella potrebbe seriamente alterare il ciclo dell’impollinazione e, ancor peggio, costituire un serio rischio per api, vitali per il nostro ecosistema. Ma l’elenco non finisce qui, perché ci sono altri insetticidi come il buprofezin che la stessa EFSA ha evidenziato come interferente endocrino.
Qualcosa non funziona, proprio NON funziona in certe teste e certi organismi statali.