La corsa dei lavori primaverili ha un punto di arrivo (prima tappa) cruciale: il primo taglio del fieno sotto il tetto e la potatura degli ulivi ultimata e questo punto è stato raggiunto oggi (vabbeh tralasciano i 30 ulivi del apicoltore ancora da fare ma proprio per questo esiste il domani). Non ha voglia di piovere e neanche la guazza c’è per bene – per il fieno meglio di così non esiste proprio, l’anno scorso nessuno faceva un primo taglio buono. La pressa antica ha fatto il suo dovere ma il contadino poteva cambiare anche prima che scoppiasse la ruota mencia (non aveva capito che i dadi erano sinistre – ecco perché non si svitavano) e farsi anche un pezzo di riserva della sicurezza (che scatta se trova troppa erba) e spesso quel pezzo di ferro non si trova subito in terra dov’è deve essere cascato per forza) ma alle fine tutto bene: 250 presse belle e perfette sono sotto il tetto adesso.
C’è qualcosa di molto antico, primordiale quasi, una specie di culto, nel fare il fieno per gli animali. Verrà l’inverno, avranno fame da millenni.
Gli ulivi partono con la fioritura insieme alla vigna, promettono anche bene. Ora il contadino si sente un signore, c’è tregua e si può riposare, gli toccava di lavorare due settimane con la bronchite invece si curarsela, stando a riposo.
Altra cosa strana quest’anno è il cuculo qui: nulla quasi, oggi uno c’era e insisteva, ma rispetto agli altri anni non c’è, punto. Gli usignoli invece al contrario.
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