… ci sarebbe, ma manca la mente aperta, la capacità di pensare le cose a partire da zero buttando tutti i concetti brontosaurici.
La richezza di un popolo va distribuito a tutti, su questo sono d’accordo tutti. Nei commenti al post precedente un attivista segnala un
Importante articolo di Luciano Gallino su La Repubblica del 16 settembre. Che abbia visto il film? O ci segue su Facebook?
Dinanzi a un tale scenario, che riguarda milioni di persone, la riforma degli ammortizzatori sociali di cui si parla equivale a proporre a un malato il cui stato si aggrava giorno per giorno di prendere un’aspirina in più.
Poiché il lavoro tende a scomparire, ma le persone con i loro diritti e bisogni no, occorre trovare il modo di distribuire un reddito anche a chi non lavora.
Otturandosi il naso il contadino ci mette il primo link in assoluto su facebook: Basic Income Streetworker e uno sul post dove segnala il film sul reddito di base, liberamente scaricabile.
Sono Mister Obama, il caprone nero.
Mi e’ stato dato il dono della parola e ora parlo a nome di tutti i dipendenti del contadino Ste.
Siamo tutti d’accordo sul reddito di cittadinanza.
La nostra proposta e’ questa:
una volta quantificate le prestazioni del contadino per esempio in Euro, cioe’ il suo lavoro, l’affitto dei suoi locali e dei luoghi di pascolo e svago, riceveremo mensilmente un reddito a copertura delle suddette prestazioni, cioe’ dei nostri bisogni primari.
La meta’ di noi, ha inoltre espresso il desiderio di licenziarsi, per dedicarsi ad altre attivita’ secondo i propri desideri ed esigenze.
I piu’ perspicaci di noi si chiedono come rimpiazzara’ il contadino Ste a la forza lavoro venuta meno?
Oppure non c’e’ bisogno: la plusvalenza sul lavoro di chi continua a lavorare e’ sufficiente per pagare il reddito di cittadinanza a noi ed al contadino?
” Tutto considerato, lavorare è meno noioso che divertirsi ”
Il settimanale Confidenze che cita Charles Baudelaire
nell’articolo ” Come farti piacere il lavoro che fai”
Accontenarsi ed adattarsi e’ una strategia rispettabilitssima.
Come vedi, caro Ste, non tutti sono d’accordo che “La ricchezza di un popolo va distribuita a tutti”.
io non vorrei un reddito di base per tutti…
“l’italia è una repubblica basata sul lavoro” dice la nostra costituzione, ebbene, io di lavoro ne vorrei di meno, sono anche abbastanza contenta della disoccupazione avanzante…
sono diventati lavoro tanti aspetti della vita che prima erano semplicemente VITA: accudimento dei bambini e degli anziani, faccende domestiche intese sia come riparare un tubo che come cucinare, arte sport e intrattenimento (che erano lavoro solo per pochissimi e che oggi pare invece che dobbiamo diventare tutti cantanti veline e calciatori)…
vorrei un “repubblica basata sulla solidarietà tra persone” cosa anche questa abbastanza utopistica…
il reddito di cittadinanza? meglio servizi seri e stipendi giusti, se ci fossero queste cose un individuo non dovrebbe elemosinare un reddito di cittadinanza: se lavorando io potessi mettere da parte un po’ di soldi potrei anche decidere di stare un periodo senza lavorare e senza reddito di cittadinanza, questo a mio avviso è il solito palliativo populista, non un diverso paradigma e di questo si ci sarebbe bisogno…
@Barbara: abbiamo razionalizzato tutto con mille machinari, l’effetto è che non ci sarà mai più lavoro retribuito per tutti, un 20% della popolazione attiva può tranquillamente produrre tutto il necessario per tutti, tutti questi stage e lavori precari né sono il segno. Se non si spezza il nesso tra reddito e lavoro di cosa vivono gli altri 80% nel futuro?
@Geppetto: Se hai visto il film hai anche visto la scena nella quale domandano se gli altri smettono di lavorare e le riposte erano “sì, il 60%” mentre sulla prossima domanda se te smetteresti di lavorare le risposte erano 60% no, 30% no ma non cokme adesso e 10% sì.
Ehi! era Mister Obama che parlava di meta’ non io 😉
Gli esseri umani, in media (o meglio in maggioranza), sono troppo stupidi/egoisti/invidiosi/sadici/arroganti per costruire un mondo migliore. Se no lo avrebbero gia’ fatto da tempo (da almeno 3000 anni).
Il mondo migliore e’ quello del reddito di cittadinanza, della solidarieta’, della equita’, della giustizia, della fratellanza, del rispetto della nautura, del controllo della sovrappopolazione, della pace, della democrazia e chi piu’ ne ha, piu’ ne metta.
In questi ultimi 5 anni pero’ ho imparato molte cose e ne tengo conto. Come te, anch’io ho i miei sogni, ma non spreco piu’ energie a favore (idealmente parlando) di una umanita’ che non ha ne’ umanita’, ne’ intelligenza.
Grazie e a presto,
Geppetto
E’ un punto di vista, ma ci sono anche altri; l’obiettività non esiste e vediamo il colore del mondo secondo i occhiali che mettiamo.
I miei pcchiali sono più rosa.
di cose che lavoro non sono, di vita, di autoproduzione, di socialità e solidarietà, certo che se siamo in 4 gatti a farlo non funziona, ma con il tasso di disoccupazione di oggi richiamo di essere 4.000 gatti 🙂
e poi cmq quanto durerà questa meccanizzazione…
Ho raggiunto adesso il link da te segnalato. Molto interessante.
Grazie
Ho riflettuto molto su quegli occhiali rosa-fume’.
Puo’ essere forse che tu pensi piu’ al comportamento ed alla personalita’ dei singoli individui, ed io piu’ al comportamento ed alle azioni di grandi gruppi di individui (stati, comunita’ religiose, eserciti, sistema giuridico, conglomerati industriali, finanziari, etc., etc.) quando parliamo di umanita’?
Il livello di coscienza di una qualsiasi massa (i religiosi, gli fan dello sport, i politici, gli industriali) è sempre sotto il livello di coscienza di un singolo individuo. Quindi se guardi l’umanità quel che vedi è più nero 😉
Ma credo sempre di più che il mondo è così o diventa così come lo pensiamo, e su questo modo di pensare (e vedere) le cose possiamo intervenire in libera scelta.
Forse conviene iniziare a pensare alla mente umana come fornita di due “intelligenze” strettamente separate: una individuale ed una di gruppo.
Quella di gruppo e’ adatta a tribu’ fino a 100 persone in regime di scarsita’ di risorse, che si conoscono tra loro e che vivono le conseguenze dei propri comportamenti immediatamente e direttamente sulla propria pelle.
Da 10.000 anni a questa parte le condizioni al contorno sono progressivamente cambiate su tutti i fronti senza che la mente si sia potuta adattare.
Il pensiero (e altro) puo’ aiutare a superare i propri limiti e la prigione di automatismi e superficialita’ ataviche, ma e’ una bella fatica.