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I bruchi e l’uomo

Viene scritto un altro capitolo nel libro “Noi e gli animali”. Niente amore e protezione ma molto fastidio (e veleno) per i bruchi qui vicino, a Castelfranco. Il bruco del nome significativo “bruco americano” è l‘ifantria.

La dannosità dell’ifantria deriva dalla voracità delle sue larve: le
parti verdi della pianta vengono completamente divorate e restano
solamente le nervature principali delle foglie. Le specie attaccate
sono circa 200, tra queste le più colpite sono il gelso e l’acero ne-
gundo, ma vengono danneggiati anche platani, tigli, olmi, pioppi,
salici, frassini come pure alberi da frutta quali meli, peri, peschi,
susini, albicocchi, ciliegi, noci, la vite e colture come quelle di mais,
soia, erba medica, ecc. qualora non fossero disponibili le essenze
preferite.

Oltre ai danni, i bruchi possono arrecare un fastidio non trascura-
bile agli abitanti che si trovano nelle zone infestate, quando, termi-
nata la fase di alimentazione, i bruchi si trasferiscono dalle piante
ospiti verso gli edifici in cerca di riparo per incrisalidarsi.

Ecco cosa cercano nelle case. Al contadino ricorda l’estate 2006 con i bruchi che attaccavano gli olmi, d’estate se vedevi un albero brunastro era un olmo, delle foglie erano rimaste solo le nervature. L’anno dopo c’erano solo pochi bruchi e agli olmi non hanno fatto quasi niente. Quindi niente panico.

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