A Ginevra a LIFT 06 parlano di blog e nuova economia, che la rete non ha più confini ecc ecc.
Ma se c'è una cosa che il contadino detesta di tutto cuore son quelle foto di ragazze connesse in wireless su spiagge caraibe che accompagnano quei articoli e che sono il cuore della pubblicità per i portatili. Dove sono i ripetitori, la sabbia nella tastiera e come mai ci si devono connettere in posti così naturali e lontano dallo stress? Forse perché son dei drogati.
(Eventuali somiglianze a contadini in colline toscane nel cuore della natura sono del tutto casuale. Poi qui si ha un filo, non un ripetitore. Poi si odia sempre quelle cose che ci s'ha dentro...)
commenti (2)
Bello tutto il post dal primo pensiero all'ultima riga.
Sandro kensan | 03.02.06 11:59
03.02.06 11:59
Il cittadino, al contrario, certe immagini non riesce a detestarle, ma le legge piuttosto come l'ingannevole rappresentazione di un'utopia. Della realizzazione di un sogno, cioé, della conciliazione tra tecnologia e Natura, con la ricomposizione "edenica" della vita dell'uomo al ritmo naturale delle cose, con l'affrancamento dai riti faticosi del lavoro nella virtualizzazione dei rapporti e delle manipolazioni, con la riscoperta del sé in un tempo eterno, finalmente liberato.
Niente di tutto questo è, ovviamente.
Il notebook-pc, quando non è strumento e catena che ci lega a un lavoro, è, alla fine e nella migliore delle ipotesi, poco più del moleskine dei giorni nostri. Chi, come un Bruce Chatwin, ovunque andasse s'appartava a scrivere paginette fitte fitte d'appunti e passava per grafomane, oggi apre invece il lap-top sulle ginocchia e magari si connette a internet per bloggare, rischiando appunto d'essere accusato di soffrire di "rete-dipendenza", o come si dice di IAD, (Internet Addiction Disorder).
Il cittadino vede allora in agguato piuttosto un'altra dipendenza, o meglio l'incapacità - o forse l'impossibilità? - di staccare davvero la spina e d'essere, almeno in qualche momento, autenticamente soli.
Vittorio B. | 04.02.06 01:18
04.02.06 01:18