Il tabacco è bello, ma non come l'anno scorso. Gli è mancato l'acqua dal cielo e annaffialro non fa lo stesso effetto. Il contadino è abbastanza cotto, specialmente quando è sul campo a cogliere. Di consequenza ha un vuoto in testa come non lo possono generare neanche le migliore droghe che abbiamo a disposizione, escluso forse lo zapping alla televisione e il seguire dei dibattiti attuali dei politici. Detto questo si mette a tradurre un intervento del Grande in "Colloqui con Müller" (sempre di loro si tratta):
Buona sera, uomini.[...]Devo dire qualche parole che potrebbero essere prese per razziste. Ma l'intenzione non c'è in alcun modo. La cultura indiana è un ramo dello sviluppo dell'umanità che da principio non era pensato per un lungo percorso. Una delle sue compiti principali era di incidere delle strutture umane nella terra americana. Terra è sempre l'espressione terrestre di un'entità spirituale e non può esistere senza colonizzazzione umana, perchè i membri delle gerarchie necessitano dell'interazione con i uomini. Per questo motivo nel continente americano dovevano vivere uomini. Questa cultura invece si disintegrava subito quando venne in contatto con quella europea.
Il tabacco è parte di un vecchio culto della cultura indiana, nella quale il consumo del fumo di tabacco aveva un significato cultico molto profondo. Per questo non poteva essere abusato come droga.
Nella cultura dell'Europa centrale il fumo del tabacco non ha alcun significato di culto ed è solo droga pura. La pianta stessa invece è una pianta medicinale. Pervertendo l'essenza diventa droga. Nella cultura indiana il fumo del tabacco causava un morire di forze specifiche dell'anima, che si esprimevano anche nella sfera eterica-fisica. Questa potenza di uccidere il fumo del tabacco si ha conservato anche nella cutura europea. Quando viene inalata uccide sempre non solo parti del corpo umano, ma anche parti dell'anima.Fumare quindi viene descritta nel modo migliore con il desiderio (gusto/voglia) della propria morte. Questo è il motivo in sottofondo per il fumare. Certamente esistono delle convenzioni della società, però sotto sotto c'è la morbosità. Spesso gli uomini possono capire che nel morire c'è anche un elemento di gusto. Qualcosa è rimasto del sapere inconscio che morire è il passaggio in un mondo più luminoso. Questa morte differenziata causata del fumo causa la dipendenza. Pensate cosa significa la voglia di morire.
(Il contadino aveva smesso 4 o 5 anni fa dopo vent'anni (e trenta milioni di lire) grazie ad Allen Carr. Ma stupido com'è non ha rispettato una regola fondamentale, e ognitanto ne fumava una, con l'effetto che è scivolato dentro di primavera. Ma ora finalmente pare che ritorna dov'era, e lavora col tabacco e basta, ma il diavolotto interno , quello che dice "Su, una sola, su, che ti fa?" iè ancora mezzo vivo, quindi cautela, perchè lui è forte e furbo. E ha ragione, perchè lotta per la sua esitenza, campando di nicotina.)
commenti (1)
Coraggio, resisti caro collega tosco-germanico.
Io ero un fumatore accanito da 2 pacchi al giorno ed ho smesso nel lontano '93 di punto in bianco, consapevole che "una sola, che sarà mai?" è la trappola più infida in cui cadere. A distanza di più di due lustri non ho più toccato una dannata "paglia" anche se, a pensarci bene, hai ragione tu: pare che mi manchi qualcosa, tipo una buona ragione per morire ;-)
In compenso ora bevo troppa birra, ma questa è un'altra storia....
harzak | 04.09.05 17:11
04.09.05 17:11