Stasera sono stato al cinema col contadino. Per lui questo andare al cinema è una grande impresa, specialmente col fango che c'è ora sulle stade sterrate, ma lui ci tiene, sul cinema, vede anche sei o sette film l'anno e per questo gli fanno tutti una grande impressione. Dunque abbiamo messe le scarpe buone in una borsa, ci siamo messi i stivali e siamo scesi al campo sportivo dove si tiene la macchina con la stagione così. Poi 10 minuti di macchina per andare al cineclub dove fanno vedere i film.
Oggi davano "Lost in translation", al contadino garbano molto le storie di amore, perchè è romanticone, poi pensava anche che abbia qualchecosa da fare con stranieri in posti persi che non sanno tradurre i pensieri loro e fanno blog da ridere quindi.
C'erano una trentina di persone. Prima facevano vedere tre anteprime, C'era un guerriero samurai (pare che va di modo roba giapponese), poi un signore con un anello e infine anche un cartone animato sugli elementi acqua e fuoco. Quasi gli bastavano.
Ma poi cominciò il film, e visto gli stivali fangosi nel baule della macchina fuori, era tutt'un altro mondo, questo Tokio. Ma l'insonnia lo conosce anche qui. Quando la cantante nel bar attaccò Scarborough Fair gli venivano i brividi d'emozione, li deve essere rimasto qualchecosa di una incarnazione celtica. Fa sempre quest'effetto su di lui, quella canzone.
Quando siamo ritornati ha buttato due legni nella stufa sempre accesa, ha mosso il tronco nel camino e invece di cenare con me ha acceso il portatile. Ma il film gli è piacuto, dice, era fotografato bene e non hanno fatto troppi discorsi pesanti. Ma non vorebbe vivere in citta come Tokio. Poi ha una fine molto realistico.
