Due mondi (e modi di pensare) sempre più distinti e più distanti: Questo
Tony Hall, l’ambasciatore americano alla Fao, ha rinnovato la sua richiesta che i leader africani che rifiutano gli aiuti alimentari americani geneticamente modificati vengano giudicati per “crimini contro l’umanità”.
è uno, è questo qui sotto l'altro, da un articolo ripresa da Due sciocchezzuole:
L'equazione tra Monsanto e Microsoft è più evidente, come pure i problemi che ne scaturiscono. Al pari del codice chiuso, anche i “semi proprietari” sono pieni di bug, e il modello economico di base (gli azionisti) rende pressoché impossibile cambiare corso anche quando il prodotto (software e semi) non è poi così ben fatto...
Che poi non si dovrebbe fare semplicente gli Ogm in salsa open-suorce come indicato in una parte dell'articolo, ma fare rinascere tutta la cultura del seme con i mezzi d'oggi, e l'open-source come base per la ricerca e garanzia per un futuro è ottimale.
Nella Persia antica il grano era il frutto di un processo spirituale-cultico, di una messa. Altro che giocare a costruzioni con molecule della DNS.
commenti (1)
L'idea di base dell'articolo è che se nell'ambito software la metodologia open source può essere, da qualcuno, considerato un lusso superfluo [e non lo è], in ambiti così delicati come lo sviluppo di una agricoltura sostenibile diventa imprescindibile.
Si parla cioè di approcci scientifici al problema: una azienda privata rende conto agli azionisti, un gruppo di ricerca open rende conto agli utilizzatori del prodotto.
Non solo: un approccio open *apre* la ricerca, l'approccio chiuso la chiude [nomen omen].
xarface | 11.03.05 19:41
11.03.05 19:41